Capitolo 21

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"Eccomi!" esclama raggiante Pearl entrando in cucina, trovandomi affaccendata in una situazione ben più complicata del previsto.

Mi era, infatti, venuta la brillante idea di fare una torta, ma a quanto pare non ne sono capace. Ci credete se vi dico che non so nemmeno quali ingredienti bisogna usare? Sono un disastro!

Devo, però, ammettere di non aver mai sperimentato in cucina prima d'ora, ma la tentazione di cominciare, era troppo forte per non provarci.

"Ma che stai combinando?"
chiede, timorosa, guardando il misterioso e terrificante impasto che tengo tra le mani.

"Io? Mi sto divertendo!" scherzo, tentando di smorzare la tensione scesa tra me e l'impasto.

"Cosa sarebbe quella cosa che stai torturando?" domanda, scettica, ancora sulla porta.

"Mi vuoi avvelenare per caso?" continua il suo interrogatorio, imperterrita.

"Oh si, è il mio desiderio più recondito, non lo sapevi?" rispondo un poco acida.

"Scusa, scusa. Beh... mi sveli alcuni tuoi segreti? Tipo cosa stai facendo?"

"Una torta, non si vede?"

"Non proprio"

Fingo una risata, anche se poi tanto finta non è perché sono divertita, ed esclamo un forte "simpatica!".
Poi, non riuscendo più a trattenerci, scoppiamo a ridere come due bambine.

"Seriamente, sei una frana!" pronuncia lei con tono da saputella.

"Davvero? Allora tu riusciresti a fare di meglio?"

"Non ci vuole poi molto a fare qualcosa che abbia le parvenze di un impasto per torte, sai?"

"Ah,davvero!?!"

"Che ci vuole? È un gioco da ragazzi!" scherza ancora lei, così di nascosto stacco violentemente un pezzo di quella sostanza appiccicosa e la lancio sui vestiti della mia amica, che pare non accorgersene, perciò continuo la mia vendetta amichevole, ridendo sotto i baffi che non ho.

Quando finisce di parlare si gira a guardarmi e mi coglie in flagrante, quindi più velocemente possibile porto dietro la schiena la mano colpevole.

"Mi hai ascoltato?" domanda circospetta.

No. "Si."

Mento spudoratamente cercando di trattenere una risata, fallendo miseramente. Lei mi osserva, stranita. Non ha ancora visto i suoi vestiti punteggiati del mio impasto schifoso!

"Perché ridi? Ho detto qualcosa di divertente?"

"No no, assolutamente" riesco a dire tra una risata e l'altra.

"Ma allora per-" non fa in tempo a finire la frase che le lancio un altro pezzettino sulla guancia questa volta, in modo che non si renda conto della grave condizione  in cui versano i suoi abiti. Lei mi guarda arrabbiata ma, riprendendosi subito, prende una pugno di farina e correndo verso di me, la spalma sui miei capelli ormai arruffati.

Continuiamo la nostra lotta per buoni cinque minuti, finché il campanello di casa suona fastidiosamente.

Cerco di rendermi presentabile per non spaventare chiunque stia dietro la porta, ma tutti i tentativi falliscono miseramente, quindi, sospirando teatralmente, ci avviamo verso l'ingresso.

Spalanchiamo la porta ritrovandoci di fronte coloro, anzi colui, che avrei voluto evitare per un bel po' di tempo ancora.

Un'intrigante scommessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora