Quarto.

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Dopo aver parlato con mia madre a proposito della gita ho cominciato ad adempiere ai miei doveri di studentessa spargendo i libri che mi servono sul tavolo della cucina e iniziando i compiti, e dopo un po' essermi messa a lavoro non penso se non alle lunghe equazioni di matematica. Sono fortunata ad avere una concentrazione stabile, forse è l'unica dote che ho, assieme alla pazienza. La scuola è la mia salvezza, l'unico posto in cui riesco ad essere me stessa e a dimostrare ciò che ho da dare con orgoglio.

"Heath, ci sono visite" annuncia mia madre felice, sporgendosi dalla muretta che divide la cucina dal piccolo salotto.
Chissà qual è il motivo di tanto entusiasmo.
Mi alzo di malavoglia e lascio la penna sulla superficie vitrea, dirigendomi a passi lenti verso il divano, e scorgo dallo schienale un ciuffetto castano scuro.
Giungo da dietro e vedo Nate accorgersi di me con un sorrisetto fastidioso stampato in faccia.
Ci mancava solo lui.

"Beh? Salutatevi ragazzi" dice la donna alternando lo sguardo fra me e lui come se si aspettasse qualcosa.

Sbuffo interiormente, ma accenno un "ciao" imbarazzato.

"Ciao Heather" saluta in modo gentile dopo essersi ricordato della presenza di mia mamma seduta accanto a lui, che sorride compiaciuta.
Certo, fingi di non essere quello che sei.

Probabilmente nella mente di Gemma, invece, stanno passando parole come "il primo passo verso il fidanzamento é fatto ".
Si illude troppo facilmente se lo crede davvero.

"Andate a farvi un giro?" consiglia, anche se suona come un ordine, e aggiunge "approfitterei del bel tempo prima che arrivi il freddo"

"Ma se siamo solo a fine settembre" mugugno fra me e me, ma rispondo "okay".

"Ottimo! Uscite"

Prendo comunque la giacca appesa all'attaccapanni in legno a lato della porta ed esco seguita da Nate, che non proferisce parola fino al momento in cui l'uscio si chiude.
Prevedo già delle frecciatine, se non degli insulti veri e propri, quindi prima che possa aprir bocca domando:
"Quindi... che ci fai qui?"

Mentre cammina al mio fianco, alza le spalle e dice che non aveva nulla da fare, che si stava annoiando a casa e perciò aveva deciso di uscire.

"Non potevi andare con Sophy?"

Quando mai non tengo la bocca chiusa? Sapevo che qualcosa non andava tra di loro, infatti appena pronuncio quella frase si rabbuia e il sorriso di superiorità svanisce, cedendo il posto ad una linea dritta.
Comincio a sentirmi in colpa, e ogni battito mi fa più male del precedente.
Ho toccato una corda sbagliata.

"Abbiamo rotto" risponde secco dopo essersi voltato a guardare la mia reazione. Come dovrei reagire?
Un giorno sembrano incredibilmente innamorati l'uno dell'altra, quello dopo invece sono uno contro l'altra e si lasciano. Magari è da molto che il loro tira e molla va avanti, da ancora prima che arrivassi io.
In seguito un silenzio colmo di tensione aleggia nell'aria.
Non ho la più pallida idea di cosa dire o di cosa fare.
Mi capitano spesso occasioni in cui dico qualcosa di sbagliato e rimango zitta per non sparare un'altra stupidaggine.
Non mi piace sapere che una mia frase può far soffrire.

"M-mi dispiace" balbetto torturandomi le dita, incrociandole e sciogliendo l'intreccio di continuo, mentre i miei occhi sono rivolti verso i miei piedi in movimento.
Sono visibilmente nervosa.

"Non ha importanza, lei era e sarà sempre troppo per me"

"Ah"

Andiamo avanti ed arriviamo ad un parco, dove non c'è nemmeno l'ombra di un bambino che gioca o che si dondola sulle altalene.
Non c'è anima viva, le uniche persone qui siamo io e Nate, ancora serio.
Mi chiedo cosa intendesse con quelle parole: forse non riesce a starle dietro? Forse ha problemi di autostima? Non riesco a credere che proprio lui ne abbia.
Magari era Sophy il problema.
Non la conosco, e proprio per questo potrei aver visto solo un lato di lei. Nonostante questo non la pensavo una ragazza che crea conflitti, ma forse mi sbaglio.
Mi siedo su una panchina stringendomi nella giacca e sprofondo il mento nel colletto della maglia a collo alto, sentendomi pizzicare la pelle del tessuto di essa.
"Non parli più?" Mi chiede ad un certo punto Nate, ponendosi accanto a me.

Il Figlio Dei Miei Vicini Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora