Nono.

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Arthur:
Muovi il culo, quanto ci vuole a mettere due cose in croce?

La suoneria di Whatsapp mi distrae mentre sto infilando il secondo piede nella gonna bianca a pieghe, e per poco non cado nel tentativo di rimetterlo a terra.
Mi schianto addosso alla parete di spalla e mi ricompongo subito dopo, dandomi una pacca sulla fronte mentalmente.
Il maglione grigio che mi hanno portato le mie amiche dovrebbe essere abbinato a questa gonna, in teoria - o almeno spero. Un giorno ho guardato un video tutorial su come prepararsi per una festa. Non penso di essermi mai sentita più confusa in vita mia per dei vestiti. Oddio, metteva insieme strani capi sgualciti sui lati e jeans strappati un po' ovunque, sfoggiandoli con sicurezza e un sorriso sulle labbra. Come fa? Pensavo dentro di me, e da quel giorno mi sono imposta di non guardarne altri per non sentirmi uno schifo in confronto a tutte coloro che avevano curve e fianchi stretti.

Mi guardo allo specchio.
Provo così tanto imbarazzo solo al pensiero di uscire: mi sento come se ci fossero dei giudici pronti a sbattermi in faccia un voto.

Provo così tanto imbarazzo solo al pensiero di uscire: mi sento come se ci fossero dei giudici pronti a sbattermi in faccia un voto

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Sposto indecisa la tendina, rivelando la mia figura troppo nuda per i miei gusti.
Il primo viso dall'espressione sorpresa che vedo è quello di Nate, seduto su un puff vicino agli altri tre, ai quali tira un paio di gomitate per farli distogliere dai loro cellulari.

"Oh. Mio. Dio" boccheggia Art fissandomi. Lo sguardo dolce del ragazzo passa in rassegna il mio corpo da capo a piedi, e si complimenta con Maggie e Sophy per l'ottimo lavoro, ma i miei occhi azzurri sono ancora su quelli di Nate, la cui espressione non prevede nulla di buono.
Sulla sua fronte si formano delle righe orizzontali.

"Che ne pensi?" gli sussurro, partendo con voce bassa e finendo la domanda con dei moti silenziosi.
Non so nemmeno perchè mi importi della sua opinione a essere onesti.
Non si rilassa, anzi, aggrotta le sopracciglia ancora di più e fa un "no" con la testa indicando il mio ombelico che sbuca dalla gonna.
Gli chiedo con il labiale "perchè?" mentre i ragazzi parlano fra di loro di quanto io sia "terribilmente Tumblr", anche se non capisco davvero che significato abbia quel nome - aggettivo.

"Sei troppo scoperta. Non ti appartiene questo stile, Richards. Vedo che non lo stai indossando con sicurezza" mormora.

Parla proprio adesso di "sicurezza" quando una settimana fa mi ha dato dell'insicura? Certo di non pensarci e annuisco.
Ha visto seriamente che stavo fingendo che mi piacesse, e che ero a disagio?
Scanso quel quesito e sorrido falsamente agl'altri, che mi esortano a continuare.

"Prova la camicetta a righe blu, i jeans e i tacchi neri che ti abbiamo sistemato sulla sedia" propone Sophy.

"D'accordo".

"Aspetta! Tieni sbottonati alcuni bottoni in cima, magari due-tre" aggiunge Maggie, facendomi l'occhiolino mentre Wilkinson le tira un'occhiataccia che le fa chiedere "che c'é?".

Faccio ritorno in camerino ignorandoli e tolgo questi indumenti scomodi.
Sbuffo. Passerò qui minimo un'ora.

Afferro i vestiti consigliati dalle ragazze e li metto, sentendomi già meglio. Sono sicuramente più coperta e tranquilla rispetto a quei due stracci che mi hanno rifilato.
Quel maglione grigio mi punzecchiava la pelle, invogliandomi a grattarmi più volte la schiena in punti impossibili da raggiungere e facendomi patire le pene dell'inferno, mentre la camicia è leggera e sosta in modo morbido sulle mie braccia, senza fasciarmi come un insaccato, e i pantaloni neri a sigaretta si fermano appena sopra le mie caviglie ossute ma femminili.
Delle décolleté dello stesso colore mi stanno a pennello e non mi provocano alcun disagio dato che il tacco è della giusta altezza.

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