Dodicesimo.

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"Voi due non andrete da nessuna parte".

"Gemma sei tu?" Chiedo.

Per sbaglio, o forse no, gli prendo una guancia tra l'indice e il pollice e gliela schiaccio.

"Non assomigli a mia madre. Ah... sei Brontolo".

"Lo conosci?" domanda confuso Wes mentre la mia mano è ancora sulla faccia di un Nate non troppo contento.
Che ha? Non gli va a genio il fatto che io sia felice per un po', o il fatto che abbia un nuovo amico? Non saprei quale delle due cose gli potrebbe potenzialmente dare più fastidio, quindi è ovvio che premo il piede sull'acceleratore.

"Purtroppo" faccio spallucce dopo che aver visto la mia mano svolazzare sul fianco "ma non preoccuparti, non mi sta simpatico" gli sussurro all'orecchio prima di lanciare le braccia sulle sue spalle, strofinando la punta del naso su quella destra, mentre le sue mani corrono sulla schiena fino a metà.

"Ti ho sentito" bofonchia l'altro con una rabbia crescente nel tono di voce.

"È lo stesso, e comunque noi due ce ne andremo, che ti piaccia o meno. Non ho motivo di restare, e soprattutto di starti ad ascoltare" replico stringendolo.

"Ribadisco: non ve ne andrete".

"Ribadisco: non sono affari tuoi".

Segue un "ooh" e una risata da parte di Wes, che intreccia le dita alle mie. In quell'esatto momento, la bocca di Nate si spalanca. E anche la mia diventa come la sua dopo quel gesto. Sarò anche un po' brilla, ma ci ho fatto caso eccome.

"Dovresti ascoltarla amico" alza il sopracciglio per sfotterlo "non vuole venire con te".

"Esatto" confermo, godendomi quel tocco.

Il moro ci guarda come se ci fosse cresciuta una seconda testa, ed effettivamente mi comporterei come lui se fossimo a parti inverse - solo che non m'imporrei così. Non si aspettava minimamente che io avrei preferito rimanere con un quasi-totalmente sconosciuto piuttosto che con lui, e il modo in cui Wes gli ha dato quell'ordine implicito mi ha fatto venire le farfalle nello stomaco. Ci penso e ci ripenso. Sì, ha appena cercato di marcare il territorio. Alzo lo sguardo verso la sua mascella ben definita mentre lo fulmina con lo sguardo: è stupendo, ed è con me. Non è con i suoi amici, è al mio fianco.
Mi protegge dal ragazzo che mi rende le giornate buie solo per noia o semplicemente per divertirsi.
Lo conosco da poco eppure sta sfidando qualcuno che sembra pronto a saltargli addosso, solo per tenermi con sè. Se mi sento lusingata? Sì, accidenti.

"Heather, guardami".

"Vattene".

Mi alza la testa con due dita sotto il mento, con una delicatezza che non sapevo avesse.

"Non puoi voler rimanere... con lui" mormora in tono di supplica, come se avessi appena accettato di stare in compagnia di un pazzo omicida. O almeno, quel tono mi suonava supplicante.
Me lo sarò immaginato.

"Ti crea qualche problema?".

Serra le labbra e fa scattare un pugno sul muro.
Quando riporta il palmo all'altezza del fianco, noto del sangue sulle nocche. Sono basita.
Lascio subito Wes per accorrere in suo aiuto anche se non sembra averne chiesto, infatti non appena mi avvicino nasconde la mano dietro di sè, ma un secondo dopo sembra aver realizzato qualcosa.
Mi permette di guardargli la ferita e sento un brivido percorrermi il corpo quando tocco il sangue.

"Lo porto a bagnarla" spiego a Wes, che intanto è rimasto a "sorvegliare" le mosse di Nate. Giuro, non ha distolto lo sguardo nemmeno un attimo.

"Ti aspetto qui?".
Non capisco se quella fosse una domanda o un'affermazione, ma annuisco comunque.

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