Dottoressa Quinzel, prego

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Non posso dire che dentro l'orfanotrofio crebbi felice, perché non è vero, solo al pensiero di quel posto mi sale un'ansia orribile.
Peró per lo meno crebbi in un posto con gli altri bambini, imparai a socializzare e ebbi la possibilità di studiare.
Decisi che avrei fatto la psicologa, volevo provare a guarire le persone dalla pazzia, mi convinsi che lo avrei fatto per mia madre e per il padre che non ho mai avuto, o per lo meno non del tutto.
Si, a quei tempi ero solo una ragazzina, non capivo che la vera pazzia sta nella normalità e non viceversa.
Comunque... uhm dicevo, ah si, mi laureai dentro l'istituto e andai a lavorare nella clinica psichiatrica di Brooklyn.
Ero una semplice infermiera, con una povera paga ma non mi lamentavo, mi andava bene così perché i soldi mi bastavano almeno per permettermi un piccolo appartamento.
Poi giorno arrivò in cui finalmente mi promossero...o quasi...beh si ora capirete...
Ehm..dicevo il giorno bla... bla... bla... iniziò di merda, non trovavo la mia divisa da infermiera e in più pioveva e il mio ombrello era rotto.
Fantastico no?
Quando trovai la divisa iniziai a correre verso l'autobus, ma essendo in ritardo era già passato da un pò.
Iniziai a imprecare sotto la pioggia, con capelli bagnati e gli occhiali tutti appanati.
Mi sedetti frustata su una panchina quando una macchina nera si fermò davanti a me, il finestrino si abbassò e un ragazzo dai capelli biondi mi guardò sorridendo.
"Signorina così si bagnerá tutta" rise e io agrottai le sopracciglia.
"Grazie, lo avevo notato" sbuffai e il ragazzo tornò a sorridere.
"Allora perché non entra in macchina, deve andare all'istituto psichiatrico di Brooklyn no?" Mi sorrise e mi fece cenno di entrare, io mi feci seria e domandai: "come fai a saperlo?"
Lo guardai e lui si limitò ad alzare le spalle "1. Costei è in uniforme, 2. Appunto su quella uniforme c'è scritto il nome dell'istituto"
sorrise e io lo guardai stupita "Potresti essere un pazzo!"
Lui rise
"Crede che un pazzo non sarebbe già sceso per tentare di violentarla o qualcosa così,  signorina?"
Io annui spiazzata
"Forza salga"
Tetubante entrai nell'auto
"Dottoressa Quinzel"
Lui mi guardo non capendo "cosa?"
Lo guardai con aria superiore ma sorridendo "Sono la dottoressa Quinzel, prego"
Lui rise "okay okay dottoressa"
E fece partire la macchina.

Me ~ La storia della famigerata Harley QuinnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora