Mi svegliai presto quella mattina, avevo un'altra sessione con Mr. J ma era programmata per mezzogiorno.
Restai sdraiata sul letto a guardare il soffitto, pensai a quando lui mi raccontò la sua storia, a come cambiava espressione, a come io riuscivo a vedere le morbose immagini che mi descriveva e pensai a come mi guardava.
Ogni volta che il suo sguardo si posava su di me iniziavo a sudare e la gola mi diventava secca come se avessi appena terminato una corsa.
Ma non era un senso di timore, io non avevo paura di lui.
Anche se in quel momento non riuscii propio a spiegarmelo.
Alle dieci e mezza mi vestii e iniziai a incamminarmi verso l'Arkham Asylum, decisi di andarci a piedi tanto sapevo di avere ancora molto tempo prima della visita.
Il mio stomaco suonò rumorosamente durante il cammino, mi ricordaii che non avevo ancora mangiato e entrai in un mini bar e presi delle patatine.
Iniziai a sgranocchiarle quando la mia mano urtò qualcosa dentro il pacchetto che a tatto sembrava una bustina, la tirai fuori e confermai la mia ipotesi;
Era una bustina di plastica trasparente e all'interno di essa c'era un mini gattino bianco di peluche.
Sorrisi e mi venne in mente Mr. J., arrossii e continuai a camminare.
In poco tempo arrivai, timbrai il mio cartellino, quello che avrebbe segnalato la mia presenza, ed entrai nella camera blindata dove il Joker attendeva sorridendo e legato alla sedia.
"Buongiorno Mr. J." Sorrisi e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre mi sedevo.
"Buongiorno a lei signorina Quinzel"
Mi sorrise a trentadue denti e io misi una mano in tasca.
"Prima di iniziare la sessione... le ho portato una cosa..." dissi mentre lui si concentrava su di me e seguiva ogni mio movimento gli gli occhi.
"È un gattino..." sorrisi tirandolo fuori e iniziai a muoverlo.
Che scena patetica, sembravo una bambina dell'asilo.
"Oh ma che gesto carino" iniziò a ridere e le sue pupille si dilatarono.
"Sí avvicini" mi disse e io lo feci senza esitare e in quel momento più mi avvicinavo più il mio viso iniziava a scottare.
Ero a un centimetro dalle sue labbra e dovetti repremere l'impulso di avvicinarmi ancora.
"Dottoressa Harleen Quinzel..." sussurrò e il mio nome pronunciato da lui mi suonava stranamente estraneo, melodioso e mi fece sussultare il cuore;
Stavo per rispondere con un "Mr.J" ma le sue labbra ormai erano sulle mie, ricordo di aver visto le scintille e mille colori attorno a me. Le sue labbra mi rapirono e quando il bacio finì mi sentii vuota, come quando sei sulle montagne russe i improvvisamente la giostra si rompe e tu resi li, imbambolato senza sapere che fare con mille emozioni dentro.
Ecco per me quella volta fu esattamente come essere su una montagna russa ad alta velocità.
Lui piegò la testa all'indietro e iniziò a ridere sonoramente, ridacchiai anche io non capendo cosa stesse succedendo.
Smise di colpo di ridere e mi guardo negli occhi, con le pupille completamente dilatate e uno sguardo pazzo ma allo stesso tempo sexy.
"Harleen... posso chiamarla Harleen?" Chiese sorridendo a trentadue denti.
"Certo tutto quello che vuole" risposi impacciata ancora con le emozioni scombussolate.
"Tutto quello che voglio... Harleen, ho bisogno che tu mi faccia un favore, ho bisogno di un mitragliatore." Sí sporse in avanti sul tavolo e iniziò a guardarmi più intensamente di quanto stesse già facendo.
"Gliene sarei grato" aggiunse sempre con un sorrisetto stampato in volto.
Dopo qualche secondo di esitazione annuii;
"Sarà fatto" sorrisi e annunciai, lui, ridendo, tornò a sedersi contro lo schienale della sedia e la sveglia appoggiata sul tavolo iniziò a suonare.
"Tempo scaduto a quanto pare..." dissi sentendo uno strano senso di tristezza dentro di me.
"A domani, Harleen" lui scandì bene il mio nome e fece l'occhiolino mentre io uscivo dalla stanza.
Capii che lui non era pazzo, era solo un'anima incompresa, una persona che voleva solo essere e divertirsi a modo suo senza dover avere per forza delle regole.
Ma le persone questo non lo capivano e ingaggiavano un pipistrello mutante per catturarlo e rinchiuderlo come se fosse un pazzo quando in realtà era sol un po'... speciale.
Quello fu il giorno in cui incomincia a provare avversità contro i supereroi, e in quello stesso giorno, dentro quella umida stanza grigia, capii di essermi innamorata, follemente e pazzamente del Joker.
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Me ~ La storia della famigerata Harley Quinn
Fanfice nulla qua in prigione mi annoio e ho deciso di raccontarvi un po di me e del mio passato, se avete voglia di leggerla bene, se no bye (La storia è frutto di fantasia dell'autrice, ci sarà anche una coordinazione con @PuddinTheJoker. Il cast princ...