Ritornare all'aeroporto mi fece ricordare di quando arrivai a Londra a fine estate e dell'agitazione che avevo in corpo per colpa del grande cambiamento che stava per stravolgere la mia vita. L'ambiente mi fece pensare anche a quando sarei tornata a casa e al fatto che per Valentin non sarei voluta andar via.
Quel giorno, però, non ero lì per me, anche se mi facevo divorare dall'ansia. Io, papà e Caroline avremmo presto visto mia madre, che aveva deciso di farmi visita per capire cosa mi stesse succedendo.
I miei genitori si accordarono per quell'arrivo per telefono, un paio di giorni dopo che Caroline scoprì che uscivo di nascosto con Valentin. Quando papà mi disse che mamma ci avrebbe raggiunti in Inghilterra scoppiai in lacrime perché lei era un'altra persona a cui avevo mentito per tanto tempo: durante le nostre chiacchiere in webcam, Valentin non venne nominato quasi mai; feci credere a mia madre che l'avevo lasciato perdere dopo esser scappata con lui da scuola, quindi non avevo molto piacere di rincontrarla sapendo che lei adesso era al corrente della verità.
Sapeva anche del test di gravidanza che papà trovò nel mio zaino, che lo feci e che per fortuna non erano spuntate le lineette blu, il che fu un sollievo per tutti, sia familiari che amici. Val lo venne a sapere con un mio messaggio subito dopo che uscii dal bagno e ne parlammo anche il giorno seguente a scuola con la massima discrezione, insieme al fatto che i miei genitori avevano scoperto tutti i miei inganni.
Una fiumana di gente uscì dalle porte scorrevoli che si aprirono ed io cominciai a cercare tra le tante teste il viso di mia madre: uguale al mio, con gli occhi azzurri e le guance incorniciate da lunghi capelli biondi. Se non fosse stato per la sua piccola statura e le leggere linee del tempo che le segnavano la pelle, la gente avrebbe potuto scambiarci per sorelle gemelle.
Quando papà riuscì a trovarla, la chiamò due volte a voce alta e lei si voltò in diverse direzioni prima di vederci e riconoscerci. Mamma trascinò il trolley dietro di sé più velocemente per raggiungerci presto e sembrava felice di averci finalmente a così poca distanza nonostante tutto: un sorriso timido era l'ultima cosa che mi aspettavo di vederle sul volto.
La prima persona che abbracciò fui io, anche se mia madre avrebbe preferito tirarmi un ceffone, ma non sarebbe stato di certo un buon inizio. Non mi guardò severamente e non mi salutò con seccatura, ma il suo abbraccio fu così freddo e rapido da ricordarmi della delusione che le provocai con i miei guai. Non sembrava che fossero passati otto mesi dall'ultima volta che l'avevo vista, ma quella mancanza di calore fu l'unica cosa che pareva io meritassi.
Papà venne salutato alla stessa maniera, però ancora più distaccata, poi fu il turno di Caroline, che era più rigida di una statua di marmo, o così mi sembrò.
Le due si strinsero la mano, tuttavia i loro sguardi esprimevano dolcezza, forse solo apparente, dato che i loro sorrisi erano più finti piuttosto che sinceri. Come primo incontro mi parve piuttosto tranquillo, ma per me fu così strano vedere l'amore passato e quello presente di papà insieme, uno di fronte all'altro e con le mani strette in un gesto cordiale!
- Piacere di conoscerti, Caroline.
- Piacere mio, Lauren.
Papà le guardò con tenerezza perché probabilmente gli faceva piacere vederle parlare tra loro senza sguardi maligni o qualunque altro atteggiamento scomodo.
Io invece non mi soffermai troppo ad osservarle: in un certo senso mi dava un po' fastidio, così presi il cellulare e controllai se mi arrivò qualche messaggio. Notai che non mi scrisse nessuno, allora optai per un giochino per passare il tempo.
Non capivo quale fosse il vero motivo per cui non amavo vedere mamma e Caroline insieme davanti a papà, ma cercai di non metterlo in evidenza comportandomi con noncuranza.
- Ellie, che bella giacca! - ironizzò mia madre e mi toccò un braccio, così alzai istintivamente lo sguardo e persi la partita che stavo giocando al cellulare. - E' nuova? - mi domandò infine, anche se in realtà sarebbe stata capace di rispondersi perfettamente da sola.
- Sì, l'ho comprata insieme a Gwen - pensai alla mia amica e al suo intento riuscito di rinnovare il mio look. Sorrisi al pensiero del suo volto che mi sorrideva, ma in un secondo dovetti cancellarla dalla mente perché mamma mi guardò in un modo che non mi piacque.
- Non ti donano queste cose - Lauren pose le dita sulle punte delle borchie cucite sulle spalle e le rialzò subito dopo.
- A me piacciono, questo è l'importante - risposi freddamente.
- Spero che in questi tre giorni capirò cosa ti prende, Ellie.
- Se riuscirai a capirlo, ricordati di riferirmi ogni cosa - s'intromise papà ed io non potei far altro che sbuffare e dar loro le spalle, testa china ancora sul telefonino.
- Andiamo, così posso cominciare a preparare la cena - Caroline ci incitò ad andare ed io mentalmente la ringraziai, poiché cominciare a battibeccare con i miei genitori davanti a tante persone non rientrava nell'insieme delle cose adoravo fare.
- Oh, se vuoi posso aiutarti - propose mia madre.
- Ma certo, accetto volentieri! - accettò l'altra, mentre io invece storsi il viso in una smorfia che, per fortuna, nessuno riuscì a vedere.
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Baciata dalla luna
RomanceEleanor Cole, giovane canadese appassionata di arte e libri, si ritrova a dover partire per Londra, dove l'aspetta suo padre dopo due anni di assenza. Il tentativo dell'uomo è quello di riacquistare l'affetto della figlia nell'arco di un anno, ormai...