12 - Pasti

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Eleanor Cole: un biondo e straniero desiderio per due ragazzi assetati d'amore.
Si sa, non solo nel mondo animale i maschi lottano per avere con sé la femmina dei loro interessi, ma anche noi esseri umani ci comportiamo come i leoni, gli elefanti e altre specie. Nella giungla scolastica, habitat naturale degli studenti che noi chiamiamo "cortile", è avvenuto un coloratissimo scontro tra Victor Maslow e il tanto amato/odiato Valentin Virtanen, entrambi fortemente attratti da Eleanor Cole, la canadese che ormai tanto nuova non è più. Stretta dagli amici Joseph Dooney ed Alexandra Grey, la Cole ha assistito presa dal panico allo scontro tra i due leoni che, sempre più feroci, attacco dopo attacco, hanno attirato l'attenzione di quasi tutta la scolaresca. Lo scontro ha visto come vincitore Valentin Virtanen (senza sorprese) e al momento della vittoria sono giunti alcuni professori al luogo della lotta. La sospensione è stata inevitabile per entrambi i due lottatori innamorati, ma Eleanor si lascerà abbandonare al fascino finnico di Virtanen? O correrà dispiaciuta da Victor? Noi dubitiamo che si avveri la seconda supposizione, poiché tifiamo per la coppia Virtanen-Cole, ma voi? Da che parte state? Scommettiamo dalla nostra.

Mi sembrò alquanto strano che il giornalino scolastico fosse uscito con una settimana di ritardo, dato che Stacie e il suo gruppo di giornalisti, da quel che ne sapevo, erano puntualissimi ogni mese. Poi, però, ripensandoci, mi accorsi che il ritardo fu assolutamente voluto: gli avvenimenti più scottanti successi nella scuola ad ottobre accaddero troppo tardi per far in modo che fossero raccontate sul giornalino del primo novembre, così la redazione decise di ritardare l'uscita intanto che Stacie o qualche suo socio potesse scrivere un articolo sullo scontro avvenuto fuori dalla scuola tra Valentin e Victor. Saggia mossa.
Stavo appoggiata allo stipite dell'ingresso della mensa quando lessi l'articolo nella rubrica dei gossip del giornalino. Stavo aspettando Jo e Alex che erano andati a parlare urgentemente con il professore di matematica per discutere sui voti poco chiari delle loro verifiche. Avevano studiato entrambi per quella prova, ma purtroppo non riuscirono a raggiungere la sufficienza. Io ce la feci per un pelo, ma non ero poi così soddisfatta del mio risultato. Gli ultimi argomenti fatti erano proprio difficili.
Avevo fame, ma mi sarei sentita in colpa se avessi cominciato a mangiare prima che i miei amici arrivassero, così dovetti rimanere là davanti alla mensa finché loro non sarebbero arrivati. Pregai che facessero il più veloce possibile.
Posai di nuovo lo sguardo sulle due pagine aperte del giornalino e notai che, sotto l'articolo che parlava dello scontro avvenuto tra Valentin e Victor, c'era un altro titolo col mio nome.

Grande successo per la festa di Halloween dell'istituto. Merito dei costumi e della musica? No, della sorpresa di Valentin per la sua Eleanor!
Alzi la mano chi non è rimasto a bocca aperta quando Valentin ha rivelato la sua identità sotto la sua spettacolare maschera di Joker sul palco. Noi della redazione siamo stati i primi a sbalordirci, ma ammettiamolo: non c'è cosa più romantica che dire davanti a un grande pubblico quanto si trovi bella la propria amata, esattamente come ha fatto Virtanen durante la sua premiazione di MISTER HORROR: "Ah, Eleanor, sei bellissima stasera".
Noi tutti ci siamo sciolti dalla tenerezza, non osiamo immaginare come si sia sentita la diretta interessata. Alcune fonti, inoltre, ci hanno comunicato che i due piccioncini sono stati visti uscire insieme dalla palestra per una chiacchierata intima. Noi speriamo che di intimo ci sia stato anche qualcos'altro, ma è meglio se ci tappiamo la bocca. Per quanto riguarda l'ammiratissima Gwen Berry, vincitrice di MISS HORROR, siamo molto dispiaciuti: certo, siamo contentissimi per la sua vincita, ma non è stato bello vederla da sola sul palco. Quello che sarebbe dovuto essere il suo cavaliere si è rivelato l'uomo di un'altra. La Berry non è molto fortunata in amore, ma speriamo che la corona e la fascia ricevute in premio le siano servite come consolazione.

Sbuffai non appena finii di leggere quell'articolo. Non solo mi diede fastidio vedere il mio nome e quello di Valentin anche sul numero di novembre, ma non digerii il modo in cui parlarono di Gwen. Pensai subito a come avrebbe reagito lei se avesse letto quelle parole, sempre se non le avesse ancora lette. Ero convinta che le avrebbero fatto male. Sapevo benissimo come lei soffrisse ancora per la rottura con Valentin e chissà come si sentiva ogni volta che qualcosa o qualcuno le sbatteva in faccia ciò che le faceva male!
La mia antipatia per Stacie e i suoi colleghi cresceva sempre più in me, giorno dopo giorno.
E pensare che all'inizio dell'anno credevo di aver trovato degli amici in loro, soprattutto in lei, la direttrice, ma per fortuna poi trovai di meglio.
- Cosa fai qui fuori, Ellie? Non hai fame oggi? - sentii quella voce profonda che per un attimo mi fece trasalire. Alzai lo sguardo di scatto e trovai davanti a me Valentin guardarmi con un sorrisetto dipinto sul volto. Il mio cuore cominciò a battere forte e mi sembrò di sentirne addirittura il rumore.
Una sua mano stava nascosta in una tasca dei jeans, l'altra teneva stretto un libro e notai in quel momento che le nocche non erano più fasciate da una garza, ma ora una lunga cicatrice era ben visibile sulla pelle chiara, reduce di quel pugno dato sulla porta dei bagni maschili.
- Valentin, mi fai spaventare! - lo rimproverai, ma subito dopo risi per l'imbarazzo. Non l'avevo ancora visto quella giornata, ma fui felice di sapere che la sua settimana di sospensione passò, finalmente. Victor, invece, doveva aspettare ancora un po' prima di ripresentarsi a scuola, il che mi tranquillizzava.
- Perdonami - disse lui imitando un inchino e il mio sorriso si allargò ancora di più.
- Comunque sì, ho molta fame a dire il vero, ma sto aspettando Alex e Jo.
- Vedo che stai leggendo il giornalino - osservò Valentin puntando lo sguardo sulla copia che tenevo tra le mani.
- Sì, io e te ci siamo ancora, purtroppo.
- Ci saremo sempre, stanne certa - mi garantì lui, anche se lo sapevo già, solo che non volevo pensarci troppo. - Ma cosa vorresti dire con "purtroppo"? - mi chiese poi Valentin aggrottando le sopracciglia. Sembrava un pochino offeso, ma probabilmente si trattava di una stupida farsa.
- Non mi piace che Stacie informi tutta la scuola su ciò che succede nella mia vita privata - mi sfogai e chiusi il giornalino per poi metterlo sotto un braccio.
- Sai, ti dirò, da quando sei arrivata tu comincia a piacermi questa merda di giornale - mi confessò lui indicando il mensile che tenevo premuto al mio fianco. Guardai Valentin trattenendo un sorriso, ma poi fallii e posi gli occhi al suolo. Sicuramente arrossii. Sapevo di non riuscire a controllarmi su questo. Non riuscivo esattamente a capire cosa diamine mi stesse succedendo: dal giorno in cui Valentin mi salvò dalla stretta prepotente di Victor, qualcosa cambiò in me. Mi accorsi di avere meno autocontrollo sulle mie emozioni, di sentire le farfalle nello stomaco quando Valentin mi parlava e di non riuscire più a pensare di stargli lontana. O almeno, non quanto prima.
- Non ci credo - dissi senza prima riflettere.
- Ah, no? - si accertò lui, ed io scossi la testa. - Okay, io invece non ci credo che tu non ci credi - disse Valentin sfidandomi e mi guardò con malizia.
- Senti, lascia perdere.
- Che ne dici se oggi mangi con me al mio tavolo? Non penso che i tuoi amici possano essere contrari - mi invitò Valentin per il pranzo.
- Ehm... - mi mostrai un po' indecisa.
Non sapevo se accettare oppure no. Non sapevo quale fosse la risposta giusta da dare: se avessi rifiutato me ne sarei un po' pentita, invece se avessi detto di sì mi sarei ritrovata in un mare di imbarazzo, come se non ci fossi già immersa abbastanza.
- Sei disposta a lasciarti abbandonare al fascino finnico di Virtanen? - scherzò lui facendo riferimento alle parole del primo articolo che lessi su di noi quel giorno ed io risi, imbarazzata.
Cosa facevo quando mi ritrovavo in situazioni complicate? Mi buttavo, certo.
- Okay, accetto - dissi velocemente. - Ma sappi che non è per nessun fascino finnico! - tenni a precisare ed entrai in mensa. Valentin scosse la testa e ridendo mi seguì a ruota.
Andai al bancone per riempire il mio vassoio con i piatti del giorno. Feci una smorfia quando notai sul bancone delle porzioni di pasta ai quattro formaggi (sicuramente scotta), ma ne presi una ugualmente. L'alternativa era un piccolo panino con prosciutto, ma preferii una poltiglia al gusto di caprino piuttosto che uno spuntino pieno di grasso. Quel prosciutto sembrava più pancetta!
- Che prendi? - mi chiese Valentin una volta essersi messo accanto a me mentre allungai una mano per prendere un piatto di pasta.
- Questa - risposi mostrando al ragazzo il mio pranzo a base di colla di formaggi.
- Uhm, non ti invidio.
Sbuffai e sorrisi. Presi una bottiglietta d'acqua e, insieme a Valentin, raggiunsi il suo famoso tavolo isolato. Mi sentivo gli occhi addosso di quasi tutta la scolaresca, il che mi imbarazzò parecchio.
Valentin si sedette, io presi una sedia libera da un altro tavolo e mi sedetti di fronte a lui.
- Visto che ho un'ospite, è meglio se questo non lo leggo, oggi - disse il finnico riferendosi al libro che leggeva sempre durante la pausa pranzo. Allungai lo sguardo sulla copertina e notai che si trattava di Racconti del terrore, un'opera di Edgar Allan Poe.
- Tranquillo, puoi leggere comunque - dissi, ma mi sentii tremendamente stupida per aver detto quelle parole degne di una svampita.
- Non sarebbe carino, non trovi? Se ti invito al mio tavolo è perché voglio scambiare qualche parola con te.
Risi e sbattei il palmo di una mano in fronte. Lui sorrise con me.
- Ti piacciono i racconti dell'orrore? - gli chiesi mentre scartai le posate di plastica.
- Sì, li adoro - rispose lui mettendo il libro accanto al suo braccio, poi tirò fuori da una tasca della giacca color porpora un sacchetto di plastica contenente la mela rossa del giorno. - A te piace leggere? - mi chiese infine.
- Sì, tantissimo, ma io preferisco i fantasy. Amo specialmente le lotte tra il bene e il male.
- Interessante... Scrittore preferito?
- Lily Benson, conosci? - chiesi speranzosa e mi portai alla bocca la prima forchettata di pasta. Con sorpresa notai che il sapore di quei formaggi non era poi così male.
- Uhm, sì, l'ho già sentita nominare - rispose Valentin annuendo e diede un morso alla sua mela. Lo guardai per qualche secondo e i suoi occhi si legarono ancora ai miei. Fu un breve attimo, ma io sentii lo stomaco torcersi in quel momento.
- Perché mangi sempre una mela a pranzo? - domandai, curiosa, non appena distolsi lo sguardo da quelle due splendide lagune verdazzurre.
- Sono vegetariano - disse lui facendomi l'occhiolino e in quel momento mi spiegai come potesse Valentin essere così magro.
- Oh, non ci avrei mai pensato - ammisi. - Ma potresti anche mangiare un altro frutto, no? Non ti stufi mai di mangiare sempre la stessa cosa?
- Hai mai sentito il detto "una mela al giorno toglie il medico di torno"?
- Certo! E funziona? - lo sfidai.
- Ovviamente - disse Valentin annuendo ancora. - E hai sentito anche il detto "chi si fa i cazzi propri campa cent'anni"?
Bastò una frase per farmi sentire ancora più imbarazzata di quello che già ero. Come al solito cominciai con la mia tipica serie di domande che facevo quando volevo conoscere meglio una persona.
E poi rischiavo sempre di essere indiscreta.
- Scusa tanto per le domande, Virtanen - gli dissi, teatralmente offesa, tanto per nascondere il mio vero dispiacere, ma lui scoppiò a ridere.
- Stavo scherzando, Ellie - confessò lui e continuò a sghignazzare.
Gli avrei voluto dare un pizzicotto sul braccio e dirgli che era davvero stupido. Non lo facevo così scherzoso il ragazzo più cupo della scuola. Era tutto un controsenso.
- Sei un idiota! Mi fai rimanere male per niente! - lo incolpai agitandomi sulla sedia e finsi di tirargli a momenti la forchetta.
- Ah, ti sei offesa sul serio?
In quel momento avrei voluto mordermi la lingua. Non era una novità che la mia lingua lunga rovinasse un mio tentativo di camuffamento.
- Ehm, no, non volevo dire questo... - mi calmai e abbassai lo sguardo sul mio piatto.
- Sei davvero un amore, Eleanor. Sul serio, sei dolce - disse Valentin con tono pacato e mi guardò intensamente. - Dolce e anche sexy - aggiunse, ed io mi sentii il petto scoppiare. Nonostante tutto, cercai comunque di mostrarmi tranquilla. Non avrei permesso che Valentin scoprisse il mio stato d'animo un'altra volta.
- Non sono sexy, mi sembra di avertelo già detto.
- Invece lo sei, mi sembra di avertelo già detto - giocò lui con le mie parole modificandole a sua convenienza.
La situazione andava sempre più ad aggravarsi. Dovevo assolutamente cambiare argomento o trovare una qualunque cosa che ci avrebbe distratto da quell'inutile conversazione. Poi, all'improvviso, ebbi il lampo di genio.
- Sai, ho parlato a mio padre dello scontro che hai avuto con Victor settimana scorsa - cominciai il nuovo discorso sperando di cavarmela.
- Davvero?
- Sì, gli ho detto che Victor mi voleva baciare contro la mia volontà e che poi sei arrivato tu - continuai col mio racconto sintetico. Non vedevo l'ora di arrivare finalmente al punto.
- Cosa ha detto al riguardo? - chiese lui, curioso, mentre masticava un altro grande pezzo di mela.
- Vuole conoscerti - dissi diretta. Ero curiosissima di sapere cosa avrebbe detto Valentin. La sua faccia si contorse in una strana smorfia. Sembrava stranito da ciò che gli dissi.
- Adesso stai scherzando tu, vero?
- No, perché dovrei? Mio papà vuole davvero conoscerti, mi ha chiesto di invitarti a casa per una cena - insistetti per farmi credere dal ragazzo e mi sembrò strano che quelle parole uscirono sul serio dalla mia bocca.
Io invitai Valentin Virtanen a mangiare a casa mia. Continuai a dirmelo ripetutamente nella testa e mi sembrò così assurdo!
- Per quale motivo vorrebbe conoscermi?
- Arrivaci! Vuole esserti grato per quello che hai fatto, è ovvio!
Valentin abbassò lo sguardo. A guardarlo così strano, mi sentii sbagliata. Forse non avrei dovuto invitarlo, pensai, poi si creò un sorrisetto amaro sul suo volto.
- Non mi è mai successa una cosa del genere - disse lui scuotendo la testa. - Cioè, nessun padre delle mie ex ha voluto conoscermi, anzi, avrebbero tanto voluto che le loro figlie non mi avessero mai conosciuto - mi svelò il finnico con sguardo malinconico.
- Non devi prenderla come se dovessi conoscere i miei genitori per chiedere la mia mano! Devi solo presentarti, sorridere un po', ringraziare quando loro ti fanno un complimento, dire che la cena è ottima anche se fa schifo e poi te ne puoi andare - gli spiegai simpaticamente, almeno così avrebbe perso quell'aria triste che gli cambiò l'umore per un attimo.
Poi, pensandoci bene, mi chiesi se il suo essere strano e lunatico dipendesse dalle sue vecchie relazioni. La trovai come una possibile soluzione.
- Non so se voglio accettare - ammise Valentin senza alzare lo sguardo su di me e tamburellò le dita della mano libera sul tavolo. L'altra teneva ancora la mela, ormai quasi finita e leggermente imbrunita.
- Dai, tenta - provai a convincerlo. - Dici che è la prima volta che ti capita una cosa del genere, giusto? Perché non provi? Magari potrebbe piacerti! Mio padre è simpatico - continuai a spronare Valentin, ma mi venne l'amaro in bocca quando dissi "mio padre è simpatico". Finalmente lui mi guardò e sorrise debolmente.
- Okay, va bene - confermò Valentin e mi rese davvero tanto felice. Sorrisi e mi sorpresi della mia reazione. - Quando di preciso? - chiese lui, poi.
- Decideremo - risposi.
- Magari se ci scambiamo il numero di telefono potremo metterci d'accordo.
- Hai ragione, passami il tuo cellulare.
Valentin tirò fuori il telefono dalla tasca dei suoi larghi jeans e me lo passò. Digitai il mio numero e lo salvai, poi restituii l'oggetto al suo proprietario.
- Fammi uno squillo, adesso - gli ordinai, così avrei verificato se il numero che gli salvai fosse giusto. Lui premette il tasto verde e si portò l'apparecchio all'orecchio. Il mio cellulare, dopo una manciata di secondi, cominciò a vibrare. Lo presi e bloccai la chiamata.
- Okay, il numero è giusto - affermai.
-Bé, adesso che ho il tuo numero dovresti aspettarti spesso chiamate e messaggi a mio nome, ti avviso - mi avvertì Valentin. Sembrava tanto ironico, ma in fondo sapevo che parlava sul serio, il che mi fece un po' preoccupare.
- Sappi che se cominci a rompermi le palle, io cambio numero.
- Non lo farai - disse con sicurezza Val e mi sorrise con il suo tipico ghigno malizioso.
- Vedremo...
Abbassai lo sguardo nel piatto, poi lo spostai sull'entrata della mensa: Jo e Alex si stavano guardando attorno, sicuramente per cercare me. Quando vidi Jo guardare dalle mie parti, alzai un braccio e lo scossi per farmi notare. Joseph riuscì a trovarmi, diede un colpetto al braccio di Alex e mi indicò. Quando lei mi vide sbarrò gli occhi, il che non mi meravigliò per niente. "Oddio, Ellie è al tavolo di Valentin Virtanen!", pensarono sicuramente entrambi a giudicare dalle loro espressioni. Alex mi fece cenno che poi avrebbe voluto sapere tutti i particolari di quel mio insolito pranzo e io alzai un pollice in segno di conferma. I due, dopo avermi guardata con facce stupite, si sedettero al loro solito tavolo e mi lasciarono continuare la chiacchierata con Valentin, il quale, non appena alzai il braccio, si voltò verso i miei amici e cominciò ad alternare lo sguardo su di loro e poi su di me continuamente.
- Altri assetati di notizie? - chiese ironico lui, ma colsi un po' di impazienza nel suo tono di voce.
- Sono miei amici, è normale che vogliano sapere cosa mi succede - mi difesi. Non volevo che Valentin perdesse la sua vena scherzosa soltanto per l'atteggiamento di Jo e Alex. Quasi mi dimenticai della sua strana capacità di cambiare umore in un baleno.
- Certo, ovviamente - continuò il finnico a mostrarsi scocciato e sospirò. Prese un tovagliolo dal mio vassoio e vi avvolse dentro il torsolo di mela.
E meno male che credevo che a Valentin non importasse ciò che gli altri dicevano di lui! Anzi, mi parve di capire che a lui non sarebbe mai importato nessun gossip a suo nome... O forse si stava semplicemente stufando della sua abitudine alle voci di corridoio. La situazione cominciò lievemente ad appesantirsi, ci voleva una distrazione.
- Uhm, come vedi ho realizzato un tuo desiderio - dissi rapidamente. Valentin rialzò lo sguardo su di me, occhi di ghiaccio, bocca serrata, testa appoggiata ad una mano.
- Che desiderio?
- Beh, passeremo una sera insieme, proprio come volevi tu - gli rinfrescai la memoria riferendomi alla sera di Halloween, quando mi chiese di uscire con lui.
- Non è vero, non come volevo io - mi corresse Valentin ed io piegai la testa da un lato.
- Cioè?
- Mangerò a casa tua, non è un appuntamento vero e proprio - tenne a puntualizzare.
- Fa lo stesso - dissi con tranquillità. - Per serate di altro genere c'è ancora tempo!
Val accennò un sorriso e scosse la testa. Sembrava intenerito, ma non seppi precisamente per quale motivo. Ero davvero così adorabile?
Cominciò un attimo di silenzio tra di noi e fu proprio in quel momento che, guardandomi attorno, scrutai Gwen seduta ad un tavolo con le sue amiche mentre leggeva una copia del giornalino scolastico. La sua faccia non diceva nulla di buono e mi venne in mente ciò che Stacie e compagni scrissero su di lei: "Quello che sarebbe dovuto essere il suo cavaliere si è rivelato l'uomo di un'altra. La Berry non è molto fortunata in amore, ma speriamo che la corona e la fascia ricevute in premio le siano servite come consolazione".
Mi sentii ancora male nel ripropormi quelle frasi poco carine.
Mi sentii male per lei.
Provai a mettermi nei suoi panni e ad immaginare il mio ex essere felice con un'altra.
E immaginai anche un insulso giornale che mi rinfacciasse ogni mese una realtà che potrei odiare. Al solo pensiero che Andrew potesse aver già conosciuto un'altra ragazza, si scatenò in me un grande fastidio, ma non volli dargli troppa importanza. Non volevo pensarci, così mi ordinai di smettere.
Poi guardai Valentin. Io avevo già conosciuto qualcuno di nuovo, quindi avrei dovuto sentirmi in colpa?
Comunque, senso di colpa o no, non mi sentivo una cattiva persona. Io non ero più impegnata con nessuno, potevo fare quello che il mio cuore mi suggeriva, ma in me c'era anche la consapevolezza dei dolori di Gwen che mi bloccava un po'.
E se proprio mi fossi dovuta sentire in colpa, di certo sarebbe stato solo per lei, non per qualcun altro.

Baciata dalla lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora