NARRATORE
«Trafalgar Law e Do Quijote Do Flamingo erano uno difronte all'altro.
Ed era arrivata l'ora di giocare fino all'ultimo rivolo di sangue»Il moro sfoderò lentamente la sua fidata Nodachi, mentre il biondo sghignazzava, leccandosi il labbro inferiore e osservando la giovane fanciulla, al momento aggrappata alla felpa del suo capitano.
«Ti conviene andare da Bepo se non vuoi rimanere vittima del Frutto Ope Ope» sussurrò Law a quest'ultima.
La rossa annuì leggermente, staccandosi dal morbido e caldo indumento.
Fece qualche passo e subito Do Flamingo si scagliò su di lei, evitando la lama affilata della Nodachi di Law. Si mosse così velocemente che Il Chirurgo barcollò da un lato.
Afferrò la ragazza per la vita e se la mise su una spalla.
Corse verso il parapetto del sottomarino, mentre i suoi scagnozzi spingevano a terra i pirati Heart.
«Scusami piccoletto, ma non è arrivato ancora il momento di sfidarci. Sei ancora troppo debole. Intanto mi prendo la ragazza.
Allenati e tanti saluti» rise sguaiatamente, compiendo un salto enorme per raggiungere la sua nave. I suoi compagni si arrampicarono sul fianco del galeone grazie a delle funi calate poco prima dai loro compagni.
«Ragazzi, aiutatemi vi prego!» gridó terrorizzata Hiyorin, prima che la imbavagliassero e la buttassero nella cabina del capitano.
Il galeone spiegó le vele e, a gran velocità, si allontanò.
Do Flamingo era riuscito a prenderla.TRAFALGAR D. WATER LAW
Quel pazzo maledetto ce l'aveva fatta.
Era riuscito nel suo intento.
Mentre guardavo i miei compagni rialzarsi, mi cadde di mano la Nodachi.
Ero abbastanza arrabbiato, lo ammetto.
La persona che odio, il mio nemico più grande mi aveva fregato.
Bepo mi si avvicinò e, mettendomi una mano sulla spalla, mi disse semplicemente «Ce la riprenderemo, vedrai!»
Annuì, calandomi il cappello sugli occhi. Mi chinai a raccogliere l'arma che avrebbe dovuto difendere ciò che mi era appena stato rubato e la rimisi nel suo fodero. Rientrai nella sala comandi senza spiccicare parola, seguito dalla mia ciurma. Si sistemarono tutti alle loro postazioni, facendo muovere molto velocemente il sottomarino.
Mi sedetti alla mia solita sedia, appoggiando la mia fidata spada sulla spalla destra. Stavo osservando freddamente tutti i miei subordinati, segno che non volevo essere disturbato.
Stavo ripensando a come quella ragazza si stringeva la mia felpa. La sentivo tremare, eppure il suo tocco era leggero. Sentivo il calore delle sue piccole dita attraverso il mio indumento giallo e nero.
Poi quel l'espressione terrorizzata dipinta sul suo volto mentre veniva trascinata sul galeone, mi risvegliò dallo stato di trance.
«Avanti ragazzi, riprendiamoci la nostra compagna! Fate muovere questo gioiellino più velocemente!» gridai, alzandomi dalla sedia.
Si girarono verso di me, tutti stupiti dalla mia reazione improvvisa. Poi un grande sorriso si disegnò sui loro visi, urlando un «Si capitano!» tutti in coro.
"Tranquilla Hiyorin, stiamo arrivando".AKAGAMI HIYORIN
«Sbattetela sottocoperta, tanto non riuscirà ad uscire!» ordinó il biondo ai suoi scagnozzi, mentre mi liberavano mani e bocca da corde fazzoletti.
Un uomo grande quanto un armadio aprì una specie di botola e mi ci trascinò dentro, poi mi incatenó la caviglia ad una sbarra di ferro e, sghignazzando, mi abbandonò lì, con un pezzo di pane in mano.
Cavolo, manco fossi un cane.
Provai ad addentare il mio spuntino, ma lo rispuntai subito: era andato a male.
Mi stavo annoiando a morte la sotto
Ogni tanto scendeva qualcuno, ma mi rivolgevano solo un sorrisetto malizioso o borbottavano un «Poveretta».
Credo dopo una buona mezz'ora, un ragazzo scese sottocoperta e mi si avvicinò.
Aveva i capelli castani, un po' lunghi, due occhi verdi come smeraldi ed era abbastanza alto e muscoloso. Hey, era il ragazzo che ho visto durante il combattimento!
«Perdona i miei compagni, sono davvero rozzi.
Avrai un sacco di domande, visto che ti abbiamo portata qui così velocemente» mi disse, sfoggiando un bellissimo sorriso caloroso.
Sembrava gentile, però, dato il carattere del capitano, rimasi sulla difensiva.
«Vorrei solo sapere il perché di tutto questo. Perché il vostro capitano mi ha rapita?» gli chiesi, alzando un po' il tono di voce.
Il ragazzo dinanzi a me mi guardò serio per qualche secondo, poi socchiuse gli occhi e afferrò gentilmente una ciocca dei miei capelli rossi.
«Per la tua parentela» disse improvvisamente.
Lo guardai, confusa dalla sua risposta.
«Sei la sorella di uno dei quattro imperatori, avere te è come avere potere su tuo fratello. Diciamo che ti ha rapita per rendere docile come un gattino uno dei leoni più importanti del mare.»
Mi spiegò, guardandomi con l'occhio destro aperto e annusando la mia ciocca di capelli.
Probabilmente ero arrossita, e per salvarmi da quella situazione imbarazzante, sbottai «H-hey! N-non è educato a-annusare i capelli di u-una ragazza!»
Lui rise gioiosamente, dandomi un buffetto affettuoso sulla guancia «Sei carina quando arrossisci! Ah, comunque io sono Kazuhiko» esclamó, stringendomi la mano.
«Io, invece Hiyorin» ricambiai il suo gesto con un sorriso.
Dopo un po' dovette tornare sul ponte, ma all'ora di pranzo mi venne a far compagnia e mi portò un gustosissimo panino al tonno e pomodori.
Si sedette accanto a me e iniziò a gustarsi il suo pranzo, cosa che feci anch'io.
Parlammo del più e del meno, fino a quando non mi domandò «Come te lo sei procurato quel taglio sull'occhio?», indicando il mio occhio sinistro.
La sua domanda mi fece ricordare il preciso istante in cui il mio viso accolse quella piccola cicatrice.
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La Sorella del Rosso
Fantasy"Fremevo dalla gioia di rincontrare dopo tanto tempo mio fratello. Non vedevo l'ora di riabbracciare tutti. Ma c'era Lui che, ogni volta che mi guardava, il mio cuore faceva una strana capriola. Sapevo che c'era qualcosa di più forte tra noi. Soprat...