2. The City

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Roxy sta guardando il cellulare, probabilmente legge messaggi. Appena sente chiudersi la porta di casa mia si volta e viene verso di me.
<<Ciao!>> mi saluta abbracciandomi.
<<Ehi!>> dico ricambiando l'abbraccio.
Oggi lei indossa un paio di jeans strappati ed una maglia bordeaux con scritte bianche. Roxy è una ragazza con i capelli castano chiaro con qualche sfumatura bionda scura, gli occhi color cioccolato ed è qualche centimetro più bassa di me. Naturalmente io non giudico il suo aspetto fisico, anzi non ci faccio neanche caso perché mi piace il suo carattere allegro, energico, ribelle e un po' pazzerello.
<<Allora che facciamo?>> chiedo non sapendo quale era il programma per l'uscita.
<<Stavo giusto vedendo gli orari dell'autobus. Volevo andare in città in giro per i negozi. Voglio comprarmi qualcosa, tu?>>
<<Sì, anch'io!>> avevo intuito male, non stava leggendo dei messaggi.
<<Bene! Allora il primo autobus arriva qui fra 5 minuti.>>
<<Okay, meglio sbrigarci a raggiungere la pensilina altrimenti perderemo l'autobus.>>
Durante la breve passeggiata per raggiungere il bus, abbiamo iniziato a parlare delle varie novità e cose fatte in estate. Roxy è stata dai suoi parenti all'estero, infatti non la vedevo dalla fine della scuola. Sia io che lei siamo molto contente di rivederci e oggi cercheremo di recuperare gran parte del tempo perso. Arriviamo alla fermata ed in meno di un minuto l'autobus è già lì.
Il tragitto per arrivare in città non è molto lungo (per fortuna!), ma la strada è piena di buche e dopo esserci sedute ci aggrappiamo per mantenere l'equilibrio. L'autobus miracolosamente era quasi vuoto.
<<Se ho capito bene sei tornata qui la scorsa settimana>> dico giusto per fare mente locale.
<<Sì, abbiamo dovuto ripulire tutta casa...>>
<<Scusa, ma non mi hai detto dove sei andata>> infatti non mi aveva mai detto dov'era stata per tutto questo tempo. Roxy diventa un po' rossa in viso come se le fosse venuta improvvisamente ansia o qualcosa del genere <<O niente di ché. Un paese lontano verso occidente, neanche lo conosci. Lascia stare non è interessante come posto!!>> mi dice tutto d'un fiato con fin troppa enfasi. Non sa mentire. È un tipo che dice sempre le cose in faccia, ma non sempre le piace parlare molto di sé su certe cose. Probabilmente in quel posto è successo qualcosa che per il momento non mi vuole raccontare. Va be non posso costringere una persona a parlare.
<<Okay>> dico sorridendole cercando di allentare la tensione. Per fortuna funziona, infatti adesso è seduta in maniera più rilassata sulla sedia. Fuori dal finestrino si vedono gli alberi e le case che sfrecciano attorno a noi. Mano a mano questi diminuiscono sempre di più dopo il ponte fino ad essere sostituiti da palazzi e negozi del centro.
Il sole illumina la città, con i suoi palazzi storici e i pochi monumenti che splendono sotto la sua luce. È una città molto semplice, le strade raramente sono molto affollate.
Almeno è tranquilla.
Per tutto il tragitto Roxy e io non ci parliamo, siamo troppo prese dai nostri pensieri e probabilmente lei si sta godendo il paesaggio che non vedeva da un po'.
Arrivate alla fermata iniziamo a passeggiare per le strade della città. D'estate è completamente desolata.
<<Quindi come hai passato l'estate?>> chiede Roxy. Questa domanda mi ha sorpreso e sconvolto allo stesso tempo. Meno male che stavo guardando da un'altra parte così non poteva vedere la mia reazione.
Mi giro <<O be niente di che...sono uscita con i miei compagni di scuola qualche volta e sono andata a casa a mare, niente di troppo emozionante...>> infatti, niente di emozionate, mi sono solo annoiata a morte a stare da sola e a non fare niente. (Che vergogna)
Basta pensare a queste cose.
Quando parlo con Roxy provo ad essere il più convincente possibile, perciò mi metto a ridere cercando di toglierle qualsiasi dubbio. Non voglio che si preoccupi per me. Non voglio che sia triste. Non voglio farle pena.
<<Bene! Un'estate piuttosto rilassante?>>
<<Sì>> in fondo era così e non me la sento di confessarle le mie debolezze.
<<Invece tu ti sei divertita? Hai fatto qualche amicizia? Conoscendoti scommetto che hai incontrato qualche bel ragazzo...>> dico facendole l'occhiolino.
Scoppia a ridere, il suo umore è migliorato rispetto a quello che aveva sull'autobus. Anche io ero tornata allegra.
<<Be c'erano un po' di ragazzi carini, ma non ho potuto passare molto tempo con loro. Però ho fatto amicizia con nuove ragazze di lì. Molto simpatiche!>> mi dice sorridendo.
<<Allora non è così male come posto! In fondo c'è gente simpatica e ragazzi carini...sembra che almeno lì ci sia più vita che qui!! Da come dici mi viene voglia di visitarlo >>.
Roxy sembra sbiancare in quel momento, anche se solo per un secondo. Forse ho visto male io, il caldo gioca brutti scherzi.
<<Oh, vedi che questo posto è troppo lontano, poi il viaggio costa molto! Che dico molto? Troppo!!! Infatti noi ci siamo andati perché stavamo mettendo i soldi da parte da tempo>> conclude la mia amica; di solito è una tipa di poche parole. Probabilmente oggi è nervosa.
<<Fa un po' troppo caldo non trovi Sonya?>>
<<Sì infatti. Entriamo in qualche negozio così saremo al fresco>>
La mia idea viene subito approvata e insieme continuiamo a camminare finché non raggiungiamo un negozio di vestiti. L'ambiente è accogliente, ben illuminato ed arieggiato (per nostra fortuna). Entrambe decidiamo di comprare una maglietta per l'inizio dell'anno scolastico. Trovo fra i vari indumenti una camicetta rossa sbracciata con i bottoni bianchi, molto carina; invece Roxy una maglietta nera scollata con disegnato sopra in bianco e argento uno skyline di New York. In questo periodo ci sono i saldi, perciò ne approfittiamo.
Andiamo per negozi e negozi, ovviamente anche in una libreria; dopo sulla strada del ritorno, decidiamo di fermarci al primo bar che troviamo per prendere qualcosa di fresco. Ancora non se ne vede nessuno.
Come al solito Roxy ha speso più della metà dei sui soldi in libri, mentre io ne ho comprati solo due.
Sinceramente mi fa un po' ridere il modo in cui cammina Roxy, le buste un po' pesanti la fanno dondolare da un lato altro così mi decido ad aiutarla, altrimenti sarebbe crollata sul marciapiede sfinita.
<<Grazie!!>> mi dice respirando a fatica per il caldo.
<<Nulla! Dai ora muoviamoci sennò ci scioglieremo sotto questo sole...>> dico io un po' affannata e assetata. Mancano una ventina di minuti a mezzogiorno e ci conviene fare in fretta altrimenti avremmo perso l'autobus.
Finalmente arriviamo al bar. Io ordino un frappè alla nocciola, mentre Roxy al cioccolato.
<<Hai saputo del nuovo ragazzo che viene in classe mia?>> chiedo dopo un lungo sorso del mio frappè. È così fresco e dolce che subito mi riprendo dal caldo.
<<Sì, americano mi hanno detto. Che cosa sarà venuto a fare qui?>>
<<Infatti è quello che mi sto chiedendo da quando ci è arrivata la notizia>>
<<Sarà tutto da vedere. Sono curiosa di sapere il motivo per cui si è trasferito qui!>> mi dice Roxy pensierosa.
<<Non ci resta che aspettare qualche giorno...>>
<<A proposito li hai fatti i compiti delle vacanze?>> dice ad un tratto lei.
<<Cosa? Cosa sono i compiti? E le vacanze? Forse non so neanche cosa sono quelle!>> dico facendo ridere entrambe. Per poco non versiamo tutto per terra.
<< Okay, seriamente, li ho fatti, ma devo fare ancora qualcosina. Tu?>>
<<Idem, ma sai benissimo che rompimento sono. Non sai quante versioni di latino e greco ho dovuto tradurre!!!>> dice drammatica.
<<Dio! Ringrazio di aver scelto lo Scientifico e non il Classico...>> affermo con gli occhi al cielo e le mani giunte a preghiera. <<Ahia!!>> dico quando Roxy mi tira una sberla sul braccio.
<<Vedi che quella è la mia scuola!>> dice alzando il tono di voce.
(Le solite lotte Classico\Scientifico)
<<Che sei cattiva>> dico con una finta faccia triste e dispiaciuta.
Dopo quella faccia che ho fatto non ha altra scelta che scoppiare in una fragorosa risata. Scoppio anch'io a ridere.
<<Okay ora basta mi fa male la pancia!>> dice Roxy.
Io non riesco a smettere.
<<Ah-ah-ah tanto farai il terzo liceo e tu sai cosa vuol dire...>>
Il gelo... le parole "terzo liceo" mi hanno letteralmente paralizzata perché ciò voleva dire: più compiti, cose più difficili, nuove materie e nuovi professori. In teoria sarebbe come tornare in primo ma con più responsabilità poiché iniziano i crediti. Mamma mia basta pensare a queste cose se no mi sale l'ansia.
Roxy mi guarda con un sorriso compiaciuto. È riuscita a zittirmi, però dimentica che anche lei ha 16 anni e deve fare il terzo. La conversazione è così piacevole che da una parte niente può rovinare il nostro umore allegro.
È bello essere amiche così.
Dopo che abbiamo finito i nostri frappè ci dirigiamo verso la fermata del bus; ormai era mezzogiorno in punto.
<<Allora ci si sente...>> dico quando vedo il mio autobus arrivare.
<<Sì! È stato bello rivederti...>>
<<Anche per me!>>
Ci abbracciamo un'ultima volta e ognuno va verso la sua strada.

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