7. Classmate

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Lo shock credo che sia naturale in questi casi. Non capita tutti i giorni di ritrovarsi davanti il ragazzo che ti ha buttata a terra ed essere il tuo nuovo compagno di classe!! Quello di cui tutti hanno parlato e spettegolato. Guardandolo mi intimidisco, come al mio solito quando parlo con una persona che non conosco.

É alto e slanciato, come lo ricordavo. Ha una maglietta bianca sportiva e dei jeans chiari. Il tutto esalta la sua figura snella.

Ora posso vedere il suo volto che l'altra volta era nascosto all'ombra del cappuccio.
Ha gli occhi dello stesso colore legno scuro, come la corteccia di un pino d'inverno, con qualche sfumatura rossiccia.
Un colore che ho visto solo tra le mie matite, mai negli occhi di qualcuno.
Ha i lineamenti affilati e dolci allo stesso tempo, in grado di infondere paura e sicurezza.
I capelli sono corti disordinati, di un colore più chiaro del mio.

Il ragazzo tossisce per dissolvere il suo incantesimo che mi aveva imbambolato.
Idiota!!
A volte mi perdo nell'osservare. Un impulso incontrollato.
<<Scusami. È che mi ha stupito vederti...>> dico con un filo di voce.
<<Lo vedo!>> risponde con un tono sfrontato.
<<O be sai, non capita spesso incontrare il ragazzo che ti ha fatta cadere rischiando un trauma cranico!!>> ribatto incrociando le braccia con sguardo di sfida. Il presuntuoso non lo farà di certo con me.
Apre la bocca per rispondere ma la richiude subito.
<<Uno a zero per me!>> dico trionfante.
<<Okay hai vinto tu! Mi scuso di nuovo>>
<<Così va meglio!>>
Non riesco a trattenere una risata.
Sposto una ciocca di capelli che mi copre la visuale e lo metto dietro l'orecchio.
Il ragazzo inizia a fissarmi.
Mi sento a disagio quando le persone fanno così. Mi sento osservata, come se stessero registrando ogni mio singolo difetto.
È una cosa che mi fa arrossire tremendamente. Mi volto per ignorarlo.
<<Ti sei fatta un bel taglio lì...>> dice alzando la mano come per andare a toccare la ferita. Guardo fissa il banco.
<<...ci credo che non ti sto simpatico>>
Ha notato il taglio, l'unico in una classe di venti persone.
Va be in fondo è stato lui a causarmelo!
<<Non è che non mi stai simpatico, figurati neanche ti conosco... solo smettila di fissarmi. Non hai mai visto una ragazza?>> lo prendo in giro cercando di nascondere l'imbarazzo.
<<Be, una...>>
<<Buongiorno ragazzi!!>>
E si comincia!

***

Durante tutte le prime ore non abbiamo fatto niente. Più che altro i nuovi professori si sono presentati alla classe.
A parlare sono stati solo loro e non hanno fatto neanche l'appello!! Gli è basta loro sapere che eravamo tutti presenti. Mah!
Alla prima c'era la nuova professoressa di Inglese, che incute terrore, soprattutto se non sei rispettoso. Infatti un mio compagno si è preso una bella sgridata. Poi abbiamo avuto Arte, la prof la conosco dal biennio, sembra severa ma non lo è veramente.
Per una come me la sua materia sarà utile.
Voglio finire questa scuola il prima possibile e prendere un ramo all'Università che riguardi il disegno.
Voglio essere libera di fare quello che voglio...ma ancora non so bene cosa desidero.
Bella situazione no?
Mentre vago nei miei pensieri la campanella della ricreazione suona in modo assordante facendomi sobbalzare.
Si scatena il caos.
Tutti si alzano dai banchi. C'è chi corre, chi chiacchiera, chi mangia, giustamente, e chi inizia a fare l'idiota per i corridoi!
<<Cosa strana, sono passate due ore e ancora non so il tuo nome! Com'è possibile, ragazzo del parco?>> chiedo all'improvviso senza accorgermene.
Le parole mi sono sfuggite di bocca nel momento stesso in cui le ho pensate. Da quando sono arrivati i prof non abbiamo potuto parlare. Mentre ascoltavamo i prof lo guardavo quando era distratto. Giusto un po'. Volevo vedere che faccia faceva durante il blaterare dei professori. Spesso inarcava le sopracciglia. Probabilmente confuso. Cercavo di capire attraverso il suo aspetto e il suo comportamento, qualcosa del carattere.
Mi piacciono questi tipi di enigmi, provare a capire le persone prima di conoscerle veramente...
Ovviamente qualche volta mi ha scoperto sul fatto e quando accadeva cercavo di far finta di niente.
Sentivo il suo sguardo scrutare a sua volta il mio viso e dopo sogghignava.
Che stupido! Che si ride! Non posso essere curiosa?
Cosa mi era preso?
Non voglio comportarmi così.
<<Ragazzo del parco? Un soprannome misterioso eh?>>dice il simpaticone.
<<Bhe, se non so il tuo nome! Allora qual è?>>insisto.
Lui si gira dall'altra parte alzandosi dal banco.
<<Ricciolina, te lo dirò se tu mi dici il tuo>>
<<Ricciolina? Mi chiamo Sonya, Sonya Fati!>> dico indispettita e compiaciuta per il nomignolo. Mi ricorda quando mio padre mi chiamava così quando dovevo svegliarmi. Avevo sempre i capelli disordinati.
<<Bene Sonya Fati. Io sono Logan Line, al vostro servizio...>>conclude la frase girandosi all'improvviso e prendendomi la mano avvicinandola alle sue labbra.
Rabbrividisco.

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