5. All Green

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Varcato il cancello, un mare di verde si stende sotto i miei occhi...
Il sole pomeridiano accarezza la mia pelle, la leggera brezza del vento che scompiglia i capelli e la tranquillità rilassante del parco. Camminare per le stradine bianche coperte di ghiaia dei vari sentieri l'ho trovato sempre molto rilassante. La natura avvolge tutto il parco insieme ai suoi giochi e gli alberi fanno quasi da muro per proteggere questo luogo dalle impurità della città.
Ormai sono arrivata sulla collina solcata all'inizio da alcuni alberi di ulivo abbastanza forti da potermi arrampicare, ne scelgo uno abbastanza comodo per potermici sedere sopra e mi godo la vista. Al di sotto della collina verde ci sono degli alberi dove molto spesso dei bambini si riuniscono a giocare a palla, è uno dei miei posti preferiti. Prendo gli auricolari e inizio a sentire la musica dal mio cellulare...

Feeling my way through the darkness / Giuded by a beating heart /
I can't tell where the journey will end / But I know where to start...

Wake me up di Avicii con la sua dolce melodia mi trasporta nel mio mondo, quello di cosa reali e surreali, di amore e di odio, di rabbia e di felicita, di amicizia e di libertà...
Non so quanto tempo passa, avrò sentito all'incirca sei canzoni o forse di più, chi lo sa!! Decido di avviarmi verso il percorso degli skate, mi piace vedere questi ragazzi fare acrobazie particolari con i loro skateboard, mi piacerebbe essere in grado anch'io di fare queste cose, ma non credo di esserne molto portata.
Ad un certo punto non so che fare, ci si annoia al parco se non si ha nessuno con cui passare il pomeriggio. Decido così di andare al percorso, un tratto non asfaltato dove la gente va a correre. È pieno di salite e discese, bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi altrimenti si rischia di fare un bel volo. Del resto questo percorso è molto bello, da lì si può vedere il centro della città, gli alberi e i fiori sono stupendi di pomeriggio soprattutto perché la luce del sole filtra attraverso di essi regalando un'atmosfera romantica e rilassante.
L'andata la faccio tutta camminando velocemente. Mi è molto facile procedere di questo passo vista la mia altezza e le lunghe gambe, magari fossero flessuose e snelle come quelle di alcune ragazze, le mie sono piuttosto muscolose e possenti, diciamo che quasi tutto il mio fisico è così ma nonostante ciò sono magra e nella norma.
Sono sempre troppo dura con me stessa e mi sottovaluto ogni volta. Brutta abitudine. Non mi ritengo mai all'altezza di niente e quando riesco in qualcosa ne rimango stupita. Forse una delle poche cose in cui sono sicura è il disegno, certo c'è gente più brava di me però so che quelle persone hanno un'istruzione specifica io no.
Tornando a ciò che sto facendo, ovvero camminare, mi rendo conto che sono alla fine del percorso, devo tornare indietro! Per il ritorno mi metto a correre. Durante il cammino incontro molta gente che conosco tra cui parenti, si allenano sempre come se dovessero prepararsi alle olimpiadi. Anche a me piace correre ma non ho la loro stessa resistenza, purtroppo.
Il fiato si fa corto, devo rallentare il passo e respirare profondamente, altrimenti mi ritroverò a terra a riprendere fiato. Cerco di concentrarmi sulla musica che sto ascoltando, I'm So Sorry degli Imagine Dragons, canzone perfetta per dare la carica. Corro e corro, mi spingo al massimo fino a sentire i polmoni scoppiare dalla carente quantità di ossigeno, le gambe stanno per cedere. Per fortuna sono alla fine del percorso... mi dirigo verso una zona verde vicino a dove mi trovo, un posto dove pochi passano, in genere vado lì per nascondermi o stare da sola, lontano da tutti. Mi siedo su una pietra, mi tolgo le cuffie, chiudo gli occhi e cerco di rallentare i battiti del mio cuore e regolarizzare il respiro. Dopo che corro mi sento rinata anche se rischio di svenire per mancanza di ossigeno.
Sempre ad occhi chiusi ascolto i suoni che mi circondano: il fruscio dell'erba e delle faglie a causa del vento, il cantare di alcuni uccellini nelle vicinanza, sento anche il profumo della terra e dell'erba bagnata... un attimo, come bagnata?
Sento delle goccioline di pioggia cadermi sul viso e sulle braccia.
Riapro gli occhi, il cielo si è annuvolato. Amo la pioggia ma non posso mica entrare in macchina di mia madre bagnata d'acqua come una spugna!! Se fossi stata in altre circostanze sarei stata sotto la pioggia con le cuffie nelle orecchie a fare chissà che cosa, forse addirittura a ballare.
Mi avvio verso il cancello, anche se ci vuole un po' ad arrivarci. Sicuramente mi mamma starà partendo da casa per venirmi a prendere. Svolto l'angolo per arrivare di fronte al percorso ed andare dalla parte opposta, verso il centro del parco. Intorno a me la gente fa il più velocemente possibile per raggiungere l'uscita ed arrivare alle macchine; alcune mamme inseguono i loro figli per farli andare via, molto spesso invano. Non posso trattenere la risata che mi nasce da dentro, è più forte di me. Mi ricorda alcuni capricci che facevo da piccola, anche se ora non faccio più arrabbiare i miei.
Mentre cammino perdo l'equilibrio e cado a terra a causa di una spinta, sbatto la testa, il cellulare e le cuffie che avevo nei pantaloni mi cadono dalla tasca, una fitta mi colpisce la tempia. Accecata dal dolore e dalla rabbia mi metto a gridare. <<Che diavolo ti passa per la testa? Non hai visto che c'era qualcuno che stava camminando in santa pace?>> dico indicandomi con la mano. Mi volto subito per capire chi è l'idiota che mi ha spinto e vedo un ragazzo con una felpa e il cappuccio alzato che gli nasconde il volto, mi porge una mano per aiutarmi a mettermi in piedi. Non accetto l'aiuto. Ora che mi sono alzata noto che è molto più alto di me, ciò non importa in questo momento.
Il ragazzo a causa della mia reazione un po' troppo aggressiva si irrigidisce.
<<Scusa mi dispiace. Non ti avevo vista...>> dice con voce bassa e dolce mentre mi porge il mio telefono e le cuffie presi da terra.
Che sono idiota! Pensavo che il colpevole fosse scappato senza preoccuparsi di niente, ma invece lui è rimasto, che cretina.
<<Grazie>> dico prendendo il cellulare e rimettendolo apposto, non volendo gli ho sfiorato la mano. Di solito non do confidenza agli estranei e il contatto con lui mi trasmette un brivido.
<<Tranquillo, ho esagerato scusami tu>> dico cercando di scusarmi a mia volta.
<<Non fa niente>>
Vibra il telefono, un messaggio di mamma, è qui.
Gli sorrido leggermente come per ringraziarlo di nuovo e mi precipito di nuovo al cancello.
Mentre corro sento la sua voce urlarmi <<Hai del san...>> non riesco a capire le sue ultime parole, sono troppo lontana ormai.
Mi fiondo in macchina con la speranza che mamma abbia acceso i riscaldamenti.

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