Nostra figlia?

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Odiavo gli ospedali. Odiavo le stanze degli ospedali. Odiavo quelle pareti bianche asettiche, l'odore che c'era in giro e il silenzio che quasi sempre regnava. Quando era nato quell'odio?
Pensiamoci un attimo. L'antipatia era nata la prima volta che vi avevo messo piede all'età di cinque anni. Ero caduto dalla scopa e mi ero rotto un braccio. I miei genitori mi avevano portato subito al San Mungo e lì avevo fatto la conoscenza con quello strano luogo. Che non mi era piaciuto. Il braccio mi faceva male e ricordavo ancora il medimago che mi aveva curato. Vecchio, rimbambito e orribile. Ricordavo di aver provato a contare tutte le rughe e i porri che aveva sul viso ma all'età di cinque anni sapevo contare solo fino a sei, i tanti ambiti anni sei che mi avrebbero fatto diventare più grande, e quindi non ero riuscito a contarli tutti. Erano ben più di sei.
Dopo quel brutto impatto non avevo avuto niente a che fare con quel luogo fino a dieci anni, quando ero caduto da una rampa di scale, anzi mi avevano spinto, e mi ero procurato un trauma celebrale.
Mi ero risvegliato in una stanza esattamente come quella, con i muri bianchi e un dottore che mi fasciava il collo. Si, perché il dottore, questa volta era giovane, inesperto e tremendamente sbadato.
Dopo la mia seconda visita detestavo l'ospedale San Mungo.
Avevo giurato di non tornarci più, anche a costo di curarmi da solo.
E ci ero riuscito in un certo senso. Non ero tornato la terza volta perché mi ero fatto male.
Ero tornato la terza volta perché era mio padre a stare male.
Ed era lì che era morto.
Odiavo quel posto, benché fosse cambiata una cosa essenziale.
Il medimago non era nè orribile nè inesperto. Ginny Weasley in Potter era la migliore Medimago che c'era in circolazione, a detta anche dei suoi colleghi. Ma le stanze erano rimaste dannatamente bianche.
La cosa che mi faceva odiare quel posto era comunque il motivo per cui eravamo là. E non il fatto che la mia piccola fosse ricoverata nel reparto neonati per potersi assicurare di stare bene, cosa che Ginny ci aveva assicurato (a detta sua aveva solo bisogno di calore e di prendere più peso), ma perché Rose stava dannatamente male. E in quella dannata stanza troppo bianca, dove ero seduto da ben tre giorni senza mai andarmene ne spostarmi, c'era la mia Rose. Sul quel letto candido la mia Rose dormiva apparentemente serena. La mia Rose sembrava dormire, con i capelli rossi pettinati ordinatamente in una treccia (fatta da Hermione), un bel pigiama dorato e il volto sereno ma molto bianco. Troppo bianco anche il suo viso. Gli presi la mano per quella che pensavo fosse la centesima volta e gliela baciai.
Era ancora fredda. Dannatamente fredda.
E accanto al letto, accanto a me, c'era quel dannato macchinario che avevo visto già una volta, attaccato a mio padre.
Una cosa positiva era che la linea non era piatta come con mio padre. Rose non era morta.
Respirava. Ma non si muoveva. E specialmente non si risvegliava.
Cosa stava succedendo alla mia Rose?
Ginny aveva tentato di tutto. Le ferite del parto erano state curate.
Una pozione specifica gli aveva ristabilito il livello del sangue.
Ma cosa mancava? Perché non si svegliava?
Perché non era con me a guardare la nostra bambina???
La nostra bambina... alzai lo sguardo verso i genitori di Rose che entravano silenziosi nella stanza. Hermione mi sorrise triste e mi venne accanto. Mi mise una mano sulla spalla e mi guardò negli occhi.
-Scorpius ti stai strapazzando troppo. Non puoi restare oltre qua.
Sono 72 ore che non ti muovi da questa sedia- la sua voce era preoccupata.
Io scossi il capo. La voce di Ron era triste e bassa ma molto più seria.
-non hai neanche dato uno sguardo alla tua bambina- ma io scossi il capo ancora, nascondendo il viso dietro le mani.
Non ci riuscivo. Non riuscivo a lasciarla. Non riuscivo a muovermi da lì.
Non era giusto. Non volevo vedere la bambina senza la mia Rose.
Era nostra figlia, di tutti e due e volevo andare da nostra figlia insieme. Volevo vedere il sorriso di Rose e anche le sue lacrime mentre stringeva a se la sua bambina.
Non volevo farlo da solo. Mi sembrava davvero ingiusto.
Tornai a guardare la mia Rose.
Che però continuava a dormire.

****

Guardai la bambina e mi scappò inevitabilmente un sorriso.
Era così bella, assomigliava così tanto a Rose, anche se aveva i capelli biondi.
Ma era tremendamente piccola. Aveva solo 1.5 k e adesso, col calo che c'era in genere ero preoccupata delle sue condizioni. Hermione e Ron mi osservavano da dietro il vetro. A loro avevo parlato chiaro, sapevano che se non iniziava a mangiare non ci sarebbero state speranze per la bambina. Avevo taciuto però a Scorpius questa notizia. Tutto per il suo comportamento. La sua preoccupazione per Rose era preoccupante. Avevo riconosciuto dei segni preoccupanti. Sembrava in preda a uno shock profondo. Avevo paura che metterlo davanti alla simile probabilità che potesse perdere la sua bambina. La stessa bambina che sarebbe andato a vedere con Rose, appena si fosse svegliata.
O almeno così aveva detto a Ron ed Hermione. Avvicinai la siringa alla sua piccola bocca e i suoi occhi enormi (che già incredibilmente aveva aperto subito dopo aver respirato per la prima volta) mi guardarono. Non ebbe il tempo di prendere neanche due gocce di latte che iniziò a piangere disperata. Allontanai la siringa e tentai di calmarla.
Poi ritentavo. Ma come era già successo da tra giorni tutto si ripeteva.
Non riuscivo a dargli più di due gocce alla volta e neanche a lungo.
Non sapevo cosa fare. Se non voleva mangiare non c'era modo per costringerla.
Già la prima volta, dopo aver tentato a lungo, lei aveva rigettato tutto il latte. E non potevo permettere che lo facesse di nuovo. Gli davo gocce di vitamine ma aveva bisogno di mettere su peso. Rischiava terribilmente così debole.
Dopo vari tentativi, sempre senza andare oltre il limite, andai fuori e iniziai a togliermi il camice, la mascherina e tutte le cose necessarie a non far entrare fermi nella stanza dei bambini. Poi andai a Ron e Hermione e scossi il capo impotente.
-se non inizia a mangiare le cose andranno a peggiorare- ammisi.
Vidi le lacrime negli occhi di Hermione e mi resi conto che anche a me bagnavano le guance. Mi asciugai le guance veloce con la mano mentre Ron stringeva a se Hermione e lei si soffiava rumorosamente il naso.
In quei giorni avevo solo due cose per la testa. La bambina e Rose.
Rose che mi lasciava del tutto perplessa. Non capivo il perché non si svegliasse.
Anche se sapevo che stava bene. Insomma era tutto stabile, stava bene. All'inizio avevo pensato fosse solo giustamente stanca. Ma era da tre giorni che non si svegliava. Doveva avere qualcosa. Ma mi ritrovavo in un vicolo cieco.
Non capivo. E non mi piaceva non capire.

Il Destino pt.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora