Speranza, questa è la parola chiave

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Tenere la mia bimba tra le braccia. Anzi, mia figlia tra le braccia era una cosa incredibile e meravigliosa.
Mia figlia. Ancora continuavo a guardarla incredula. Non riuscivo a crederci che quell'angelo era davvero mia figlia. I suoi capelli tendenti al riccio erano d'oro, i suoi occhi erano grandissimi e di un grigio meraviglioso, normalissimo per tutti i bambini. Ma aveva qualcosa di più. Il suo sguardo era dolce, tranquillo, sembrava uno sguardo di una persona cosciente. O almeno così mi illudevo, visto che quando guardava me era come se vedesse la luce, il sole o tutte le cose belle del mondo. Era meraviglioso quello sguardo d'amore che mi lanciava e non potevo non pensare che lei capisse davvero che ero la sua mamma.
Zia Ginny mi prendeva in giro.
-i bambini riconoscono la mamma per tante cose. Il calore, il battito del cuore, il profumo. È su questo che si basano all'inizio. Non può ancora vederti- mi diceva mentre svolgeva il normale controllo alla bimba.
Ma guardavo la mia bimba, il modo in cui si guardava attorno e non ci potevo credere.
Scorpius era d'accordo con me.
-ha il tuo stesso sguardo- mi disse mentre finivo di allattare e mi aiutava a posare Hope nella sua culla senza che mi alzassi.
Gli sorrisi pensando con un certo orgoglio nel pensare davvero che lei abbia il mio sguardo. O comunque qualsiasi cosa che la renda somigliante a me.
E i miei genitori non facevano altro che guardare mia figlia e dire quanto somigliava a me. Ma per me invece era tutta Scorpius. Per quanto la forma degli occhi fosse simile a quella mia non riuscivo a non vedere Scorpius in lei. Per esempio, dormiva come lui. Incredibile come anche se ancora minuscola si metteva sul fianco esattamente come amava dormire Scorpius. Aveva persino la manina sotto la testa esattamente come lui. Le sue manine erano indubbiamente le mani di Scorpius, solo in scala ridotta. Molto ridotta.
E il modo in cui si svegliava, e anche se aveva solo sette giorni di vita e fosse prematura, tendeva ad alzare il collo per guardarsi in giro era a dir poco incredibile. Sorrisi pensando che per fortuna appena preso a mangiare sembrava essersi ripresa molto.
Era uscita dall'incubatrice solo dopo tre giorni e ora restava con me quasi sempre. Una fortuna in cui non speravamo era che beveva il mio latte.
Zia Ginny era entusiasta di questo. I bimbi prematuri per la maggior parte non sono abbastanza forti per prendere il latte dal seno. Invece lei ci riusciva e mentre io ero contenta di riuscire ad allattarla, cosa più dolorosa di quanto pensassi a dire il vero, Ginny era davvero entusiasta.
-il tuo latte la farà sentire molto meglio. Riuscirai a dargli tutte le difese immunitarie di cui ha bisogno e forse anche di più- mi rassicurò.
E adesso, a sette giorni dalla nascita, io speravo di poter davvero tornare a casa. A parte i momenti in cui ero in estasi a guardare il mio bellissimo angelo di nome Hope, non riuscivo a sopportare di stare ancora a letto. Riposo assoluto, mi avevano detto. Ma io non ci riuscivo. Tentavo in tutti i modi di trasgredire. Anche se mi sentivo stanca. Tremendamente stanca. Ero così abituata a tutto il potere che avevo che rimasi del tutto spaventata quando, caduto il lenzuolo a terra, non riuscì a sollevarlo col mio potere.
Era incredibile ma sembrava davvero che il mio potere in più, quello stesso potere che mi aveva causato tanti problemi e su cui ormai facevo totalmente affidamento non ci fosse più. Gli incantesimi con la bacchetta uscivano tranquillamente. Ma il potere in più non c'era. Ginny mi diede una delle sue teorie.
-può darsi che tu l'abbia passato a tua figlia- aveva detto.
E io mi sentì dannatamente impotente. Ero stata così sicura che almeno potevo tentare di proteggere la mia bimba da quei lupi. E adesso non potevo farlo. Piansi allungo tra le braccia di Scorpius che mi consolò.
-ho creato una pozione che li distrugge. Non ti preoccupare. E poi sono sicuro che non torneranno.
Stone li avrà sicuramente uccisi- mi rassicurò. Ma sapevo benissimo che anche lui era preoccupato. Dannatamente preoccupato. E intanto la nostra bimba sorrideva, si dimenava, piangeva appena e mangiava soddisfatta.

****

Era così bella. La guardai e sorrisi alla mia cugina preferita.
-è un angelo- dissi. Lei sorrise con le lacrime agli occhi.
-si, lo è. Ed è mia figlia. Non ci credo. Ti giuro che ancora mi sento come se fosse vero tutto questo.
Poi la stanchezza e i dolori mi fanno capire che invece è tutto vero- rideva Rose. Rideva mentre lacrime di felicità continuavano a scendere dagli occhi. L'abbracciai forte e chiusi gli occhi gustandomi la sua felicità.
Poi tornai dalla bambina che mi guardava con quello che avrei definito un occhio critico e curioso, se fosse stata un'adulta.
-io sono la zia Lily. Si, tua zia. Non mi interessa che dovrei essere una seconda cugina. Sono la zia Lily, ok?- sorrisi toccandogli piano la manina. Lei la strinse forte e fu una sensazione stranissima.
Non descrivibile a parole. Una sensazione fredda e calda. La fredda collegata alla paura. La calda collegata alla curiosità. Una mescolanza delle due così bilanciata che non rendeva chiara né l'una sensazione né l'altra. Sentì l'assurda necessità di sfuggire subito a quel contatto. E tornai a guardare Rose, che però era in venerazione della sua bimba. Riposi dentro di me il turbamento, accanto alla mia preoccupazione per Stone, nascondendole per trovare di nuovo il sorriso per accogliere Scorpius. Lo abbracciai anche lui e sorrisi ancora mentre vedevo lo stesso sguardo di amore che vedevo in Rose.
Anche loro avevano paura, anche loro erano preoccupati. Ma quando c'era loro figlia erano così pieni di amore da gettarlo ovunque. Bastava lei a renderli felici. E a me che bastava ora?

Il Destino pt.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora