The truth.

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Vittorio's pov.

-Cosa...cosa significa?- la sua voce era cosí piccola e debole, come se si stesse trattenendo dal piangere,
-Non lo so.- dopotutto ero contento che Jamie fosse lí con lei, mi piaceva quel ragazzo.
-Io...perché?- ed eccolo un singhiozzo, il primo di molti altri e insieme a questi sono sicuro che sarebbero scese delle lacrime. Nonostante volesse apparire costantemente forte, mia sorella era forse la persona più fragile dell'intero pianeta, nonostante questo preferiva mettere il dolore degli altri prima del suo...l'ho sempre ammirata per quello.
Strinsi i pugni lungo i fianchi e mi ritrovai improvvisamente a digrignare i denti, mi girai velocemente e senza fare rumore scesi le scale raggiungendo la porta di ingresso, i singhiozzi si facvano piu sbiaditi man mano che mi allontanavo, ringraziai il cielo per essere riuscito a non farmi vedere, sicuramente Alexy in questo momento non aveva bisogno di uno come me. Anche perché non sarei stato di grande aiuto.
Non riuscivo a credere che fosse successo, la mia mente era cosí tremendamente confusa e i miei pensieri contorti...un misto di rabbia e tristezza. Presi un bel respiro sapendo già cosa fare per sfogare queste emozioni.
***
Continuai a tirare pugni al sacco da box, senza fermarmi...pugno destro e pugno sinistro. Dietro di me sentivo i mormorii di sempre...era strano come dopo due anni che frequentavo quella palestra la gente si chiedeva ancora come un ragazzino di quindici anni potesse tirare dei pugni a un sacco da boxe come un professionista. Sinceramente non mi ero mai preoccupato di quello che potevo sembrare agli occhi della gente, mi piaceva sfogarmi così, mi aiutava a concentrarmi e a pensare, ed era prorio quello di cui avevo bisogno in quel momento.
La prima volta che entrai qua era stato dopo aver sentito una conversazione tra i miei genitori, appena tornati da uno dei loro tanti viaggi di 'lavoro'. Non mi ricordo nenache come feci a essere lí in quel momento...chiamatela sfortuna, chiamatelo destino, ma io ero lì e quello che sentii mi colpí nel profondo...

-Diane...- mi fermai appena sentí mio padre chiamare mia madre, il suo tono di voce era diverso...ansioso direi
-non possiamo farlo...- mormoró mamma. Mi accovacciai sulle scale nascosto in un angolino, tuttavia riuscivo perfettamente a sentire le loro voci. Alexy era appena uscita e in quel momento avrei tanto voluto che fosse stata lì con me a rassicurarmi, mettendo a tacere il mio nervosismo...
-Dobbiamo, é la cosa giusta- la voce di papà uscì più autoritaria, come quando mi sgridava,
-No, non lo é!- sobbalzai alle urla della mamma, la mia mente era sempre più confusa mentre cercavo di rimanere in silenzio.
-Ce la porteranno via. Non capisci lei se ne andrá!- la voce della mamma era roca e si incrinava su alcune parole, come se si stesse trattenendo dal piangere. In quel momento realizzai che non sapevo di che stessero parlando. Chi era che se ne sarebbe andata?
Un profondo respiro lasciò le labbra di mio padre, -Diane, ha quindici anni é abbastanza grande. Alexy capirà. Le spiegheremo e tutto si risolverà vedrai...- corrucciai lo sgurdo quando sentí il nome di mia sorella. Che cosa aveva fatto ora?
Contrariamente alle mie aspettative mio padre continuò -Lei é al sicuro adesso e molto presto vorrà avere sue notizie. Lo sai che lo farà e sarà sempre meglio se glielo diciamo  noi, anziché venirlo a sapere da lei o peggio venirlo a sapere da sola...- tutta la casa piombó in un oscuro silenzio.
- Le somiglia sempre di piú...- fu debole ma lo sentí lo stesso,
-l'altro giorno mi chiese come mai nessuno in famiglia avesse i suoi occhi verdi e i suoi capelli ramati...- mamma fece una risata, ma non sembrava una di quelle felici,
-non sapevo cosa dirle. Mi inventai che aveva preso da una tua lontana parente...- continuó -ieri  stava cercando delle sue foto di quando era appena nata in camera, l'ho fermata prima che iniziasse a frugare nell'armadio.- cominciavo a sentirmi strano, come se non dovessi essere  lì...non ero più sicuro di voler ascoltare, volevo solo Alexy...
-Hai capito cosa intendo? Con il lavoro non siamo mai in casa e lei potrebbe benissimo entrare in camera e non sono certo che riuscirebbe a capire tutto da sola...- con la voce piú dolce, vidi mio padre avvicinarsi e abbracciare mia madre, un gesto di conforto piú che d'affetto.
-Ti rendi conto come la prenderà Vittorio? Lo distruggerá! Ama troppo sua sorella.- la voce della mamma era stridula, mentre si aggrappava alla camicia di mio padre. Entrai nel panico non sapendo il motivo di tutto questo...
-Proprio perché la ama capirà. É un ragazzo intelligente e da un cuore d'oro.- disse lui continuando ad accarezzarle la testa, intanto assistevo alla scena basito.
-No! No, non voglio farlo! Lei é la mia bambina...la mia. Non la sua! Io l'ho cresciuta e amata come una madre!- le sue parole erano cariche di rabbia,
-Lo sai che é stata costretta a lasciarla, doveva salvarla. Adesso é al sicuro e ha il diritto di conoscerla, perché nonostante tu l'abbia cresciuta come una madre...lei é la sua vera madre- sapalncai la bocca incapace di dire qualsiasi cosa...era lei sua madre, mia madre...nostra madre. Cosa stavano dicendo?
-No! Non lo faró mai. Non diró mai ad Alexy che lei non è mia figlia! Mai! E se solo tu proverai a farlo negheró tutto.- gridó con tutta la sua forza accanendosi contro mio padre. Il mio cervello si fermò così come il mio cuore, entrambi per elaborare quello che avevano appena sentito. "Non diró mai ad Alexy che lei non è mia figlia." Questo voleva dire che Alexy non era mia sorella...impossibile. Non era possibile tutto questo, doveva essere per forza uno scherzo. Quando non sentí mio padre replicare seppi che era tutto vero. Preso da un moto di rabbia mi diressi in camera cercando di non farmi notare, chiusi la porta di camera. Da quel giorno decisi che se non glielo avessero detto loro io non avrei rivelato niente a Alexy, perché per me lei era ancora mia sorella...

Una mano si posò sulla mia spalla facendomi riprendere,
-Amico fermati hai fatto un buco nel sacco.- disse una voce divertita, mi girai trovandomi Jorge,
-Scusa, stavo pensando.- mormoro prendendo un asciugamano tamponandomi le goccie di sudore,
-Beh...onestamente non voglio sapere a cosa pensavi, ma spero che non sia stata la mia faccia.- ammette serio, ridacchio e dopo poco lui si unisce a me.
-Allora cosa ti sei inventato questa volta per venire qui?- mi domanda mentre rifaccio la borsa,
-Non mi hanno visto...- borbotto disinteressato. Non ho mai detto a nessuno, a parte Jorge, che venivo qui é il mio posto e nessuno si aspetterebbe di trovarmici,  visto che la palestra é poco conosciuta. La frequento da così tanto che conosco tutti. Rick, il proprietario è come uno di famiglia, come un padre per me.
-Forse dovresti dirlo a qualcuno. Alexy per esempio , non dici che si preoccupa sempre di dove sei e dove vai? Sono sicuro che non ti vieterebbe di venirci.- mormora. Lascio cadere il borsone e scatto verso di lui, -Mia sorella non ha bisogno di sapere niente.- dico troppo duramente, fa una passo indietro -Wow, sicuro vada tutto bene?- sbuffo pesantemente,
-A meraviglia.- rispondo sarcastico, mi  avvio alla porta della palestra con il borsone sulle spalle.
-Vitto! Cosa fai qua?- la voce di Noemi mi colpisce come un treno e mi irrita come il rumore delle unghie sulla lavangna,
-Sai cosa ci faccio qua, mi segui sempre...- dico scocciato buttando fuori l'aria dalla bocca sotto forma di nuvole bianche, il suo sguardo si trasforma e il suo sorrisetto diventa più pronunciato, -Non posso più venite a trovare un amico?- domanda fissandomi, rido sarcasticamente, è rinomato a scuola come sia riuscita a farsi uno dell'ultimo anno e di quanto sia troia. -Andiamo...- sbuffo -sappiamo entrambi che non è per una semplice visita di cortesia che sei qui...- continuo, la sua espressione  non muta tranne per il suo sorriso che scopre i denti bianchi, -Bene, quindi che ne dici di saltare i convenevoli e di arrivare al dunque.- se avessi potuto picchiarla lo avrei fatto, ma dal momento che è una ragazza mi limito a guardarla con disgusto, apro la bocca per rispondere, ma qualcuno mi precede -Che ne dici invece di saltare tutto e andare dritti al momento in cui te ne vai?- mi giro verso Jorge che mi sorride complice, dopo avermi lanciato un'occhiata truce, Noemi, sparisce sculettando.
-Certo che te le scegli bene.- ridacchia, -Ehm già...- ironizzo,  -Dovresti  essere contento, visto che sei il ragazzo più figo delle prime. Riesci persino ad attirare l'attenzione di una che si è fatta uno dell'ultimo.- mette un braccio sopra le mie spalle e ritorna serio -Scusa per prima, non volevo dire niente su tua sorella.- , -No, scusami te. Non dovevo reagire così.- dico pentito. Infondo lui é l'unico che mi è sempre rimasto accanto.
-Scuse accettate Mister 
sonotroppofigoperchéfaccioboxe- scoppio a ridere,
-Tu hai seri problemi.-, -Scherzi? A volte metti in dubbio anche la mia sessualità!- iniziamo a camminare verso casa sua, -Ah sì?- domando guardando come il mio amico fissa insistentemente il didietro della ragazza difronte  noi, si volta verso di me e sorride sornione,
-Cosa? Ho detto "A volte"- scoppiamo di nuovo a ridere e nonostante tutto non riesco a non pensare a come stia Alexy...

Spazio Autrice.

Si lo so faccio schifo.
Non scrivo tipo da un secolo e me ne vergogno, ma ogni volta che mi mettevo lì a scrivere succedeva sempre che o non avevo ispirazione o sbucava dal nulla qualcosa che dovevo fare...
Quando oggi ho aperto la storia e ho visto che siamo arrivati a mille stelline e 15mila visualizzazioni mi sono emozionata e ho deciso di scrivere un capitolo solo per voi. So che è corto, ma è un capitolo di passaggio e ho pensato di farlo tutto dal punto di vista del fratello di Alexy, che fin ora non ha avuto molto spazio nella storia.
Volevo solo ringraziarvi per il sostegno che mi date continuando a votare,non che mille stelline siano così tanto, ma per me lo sono...quindi grazie mille.
Prometto che aggiornerò di piú.
Grazie.❤❤

Stay with me/ Jamie Campbell Bower/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora