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Che cosa ci resta quando crediamo che la nostra vita sia una semplice, monotona esistenza e poi dal giorno alla notte tutto cambia? Tutto cambia, ma in peggio, in nero, macchiato qua e là di piccole gocce di colore. L'amore, l'amicizia, il dolore, la paura... E se tutto d'un tratto ogni piccola cosa viene trasformata in un grande uragano violento, contro la nostra volontà? In realtà, nessuno lo può sapere.
Una mattina ti svegli, pensando sia l'ennesima giornata uguale a tutte le altre e invece... non lo è. Ma non è così che iniziano le avventure più belle? Le quali poi diventano storie da raccontare agli altri, ricordi impressi in ogni misera particella del nostro cervello. Tuttavia, la maggior parte delle volte, quando ci immergiamo in questi eventi stravolgenti - e travolgenti - non possiamo immaginarci che li terremo chiusi, con la massima sicurezza, all'interno di una stanza isolata del nostro essere. Li facciamo diventare così piccoli, per non farli più riaffiorare, che arrivati ad un certo punto si sgretolano in mille pezzettini scomposti che vagano nell'oblio...

E proprio come le piccole parti dei ricordi che si disperdono frettolosamente e disordinatamente, anche quelle della buccia del mandarino di Alyssa si comportano nella stessa maniera mentre cadono sul pavimento della sua camera.

<<Dannazione!>> un'imprecazione a voce troppo alta esce dalla piccola bocca di Alyssa, spaventata a causa del trillo del suo telefono, ha fatto cadere le bucce della frutta per terra.<<Che vuoi!? Mi hai fatto prendere uno spavento!>> risponde appoggiando il telefono fra spalla e collo e nel frattempo sistema il casino che ha creato.
<<Ciao Stecchi! Che giornata che ti sei persa oggi!>> inizia a parlare allegramente l'amica di Alyssa dall'altra parte della cornetta. Allora, presa dalla curiosità chiede spiegazioni all'amica pettegola. <<Innanzitutto, quello di scienze ci ha fatto fare un altro di quei suoi esperimenti strani, ma non è andato come sarebbe dovuto andare: è esploso il composto che aveva mischiato!>> scoppia in una risata fragorosa che non le permette di continuare e nel frattempo trasporta con sé anche Alyssa. <<Dimmi di più Abby, ti prego!>> le chiede mentre si stende sul letto morbido.

<<E poi, nella classe si è creata una nube di fumo, così ci hanno fatto uscire prima!>> conclude Abby e le due amiche continuano a sghignazzare.
<<Non ci credo! Penso che dopo quest'ennesima figuraccia è la volta buona che lo licenziano!>> scherza Alyssa e nel frattempo giocherella con una ciocca dei suoi capelli mogano.
<<Ma la parte più elettrizzante della giornata è stata un'altra!>> la voce di Abby torna seria e ricca di suspense. E Alyssa che non si aspettava un altro evento esilarante, si tira su dalla sua posizione supina e appoggia la schiena sulla ringhiera del letto, attendendo con ansia la notizia della sua amica. <<Te li ricordi quei tipi bellissimi del primo anno?>> chiede Abby con voce elettrizzata.
<<Ehm... no>> risponde confusa Alyssa cercando di scavare nei ricordi del primo anno di liceo. <<Ma come!?>> grida Abby e lo fa in un modo così acuto che l'amica si trova costretta ad allontanare il telefono dall'orecchio.
<<Oddio Alyssa! Quel gruppo di amici che frequentava la nostra stessa scuola due anni fa, i quali però ci siamo potuti godere solo per un paio di mesi perché poi in maniera del tutto inaspettata se ne sono andati!>> continua ad urlare.
<<Ah... e ora sono tornati?>> l'energia che ha nel tono Abby non è la stessa di quella di Alyssa e alla prima non sfugge.
<<Oh avanti Alyssa!>> sbuffa. <<Cosa c'è?>> Alyssa ora è divertita nell'ascoltare l'amica imprecare.
<<Davvero non te li ricordi?>>

<<Assolutamente no>> risponde con tutta sincerità Alyssa che nel frattempo ha deciso di sistemare la sua camera disordinata.
<<Ovviamente, te, due anni fa eri troppo impegnata ad andare appresso al tuo Matias!>> Abby decide di sganciare un colpo basso, tipico del suo atteggiamento. <<Non iniziare con questa storia Abigail...>> prova a parlare Alyssa, ma viene subito interrotta. <<Oh no, no! Non iniziare tu, Alyssa! Sono mesi ormai che vi siete lasciati, lui si è trasferito in tutt'altro paese per il college e tu non puoi startene ancora sulla sabbia a prendere il sole... il mare è pieno di pesci!>>

<<Ma io amo prendere il sole!>> risponde prontamente all'amica, facendola infuriare ancor di più. <<E a me non interessa minimamente. E' arrivato il momento in cui intervengo io e ti butto in acqua!>> Alyssa continua a ridere per le parole dure che escono dalla bocca dell'amica, guidate dalla rabbia.
<<Lo sai che il mare lo navigo anche io, non fare la scema!>> interviene cercando di calmarla. <<Si, ma in un modo tutto tuo e sempre con i tipi sbagliati!>> controbatte l'amica. <<Sbagliati perché non piacciono a te?>> sghignazza mentre ripiega dei panni. <<O... aspetta, aspetta, mi correggo: o perché non sono i classici tipi loschi e oscuri che piacciono a te?>> a questo punto scoppia a ridere, ma Abby - stranamente - rimane in silenzio: Brutto segno!

<<Senti, Alyssa, a me piaceranno anche i ragazzi loschi e oscuri, ma almeno i miei sono sexy!>>

<<Certo, lo sono per te. Comunque sia questo non vuol dire che quelli che mi scopo io non lo siano per me!>> Alyssa conclude il battibecco ed è fiera di avere sempre l'ultima parola, ma il suo lato buono non riesce a nascondersi a fondo poiché, sentendo il tono offeso della sua amica estremamente permalosa, decide di sanare il tutto: <<Ti voglio bene, Abigail Rogers, e ti ringrazio per tutto quello che fai per me da dieci anni a questa parte; ma i nostri gusti sono completamente diversi. Nonostante ciò, non vuol dire che non ti aiuterò a conquistare i tuoi amori oscuri!>>
Le parole dolci di Alyssa sembrano rassicurare la sua amica turbolenta e in un attimo ritorna gioiosa ed energica, soprattutto nel descrivere accuratamente ogni componente di quel gruppo di ragazzi. Si è assicurata di ogni lezione che avranno insieme e nell'ora successiva escogitano un piano per far conoscere Abby con il biondo di cui si è innamorata.



E se da un lato abbiamo la vita ordinaria di due adolescenti che vivono gli anni più fiorenti, dall'altro abbiamo la vita ormai sfiorita, alla quale è rimasto un ultimo petalo sbiadito, di altri ragazzi che insieme formano una grande, piccola famiglia; la quale costituisce proprio i rimasugli di fiore presenti sul loro gambo.

<<Non mi è mancata per niente questa casa polverosa!>> sbuffa Tyler. <<Fortunato quello stronzo di Harry!>> continua con le lamentele mentre insieme salgono al piano di sopra, dove si trovano le camere da letto. Il corridoio è sempre lo stesso: il parquet scuro e la carta da parati gialla ti danno il benvenuto. Sembra più stretto di quello che i ragazzi si ricordavano e ci sono decisamente più ragnatele.
<<E smettila di lamentarti sempre! Vai a lavorare e comprati anche tu una casa moderna e pulita in cui stare!>> lo incalza scherzosamente Zac alle sue spalle. << Innanzitutto quella in cui sta Harry è casa di Dan e poi... Neanche morto! Il lavoro non fa per me!>> sbuffa Tyler voltandosi verso l'amico ed insieme scoppiano a ridere.
<<Allora fai silenzio!>> lo schernisce ancora Zac prima di correre davanti all'ultima porta, in fondo al corridoio. <<Questa è mia>> afferma con tono sicuro, mostrando ai suoi amici il suo sorriso smagliante e mentre con una mano si porta indietro il suo folto ciuffo biondo.
<<Sei il solito stronzo ingiusto!>> gli ringhia Tyler a braccia aperte. <<E te il solito rompipalle!>> Zac grida prima di entrare nella camera.

Theo guarda con un sopracciglio alzato l'amico rimasto in piedi in mezzo al corridoio. <<Non mi guardare così, questa è la mia e lo sai>> gli comunica prima di entrare nella stanza antecedente a quella di Zac. <<Mettiti dove vuoi, basta che non vai in quella dove sappiamo tutti che non si può>> Theo da un'ultima occhiata all'amico prima di chiudersi la porta alle spalle.
E nel corridoio della grande casa l'unico rumore che si sente è lo sbuffo di Tyler e poi il fruscio dei pini che circondano la struttura in legno.

<<Almeno la caldaia funziona ancora!?>> la voce acuta e rabbiosa di Tyler riecheggia nella notte di Klenville.

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