6. Guarigione

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Kether riprese coscienza poco a poco. Stordita e confusa, lottò per aprire gli occhi e si guardò attorno. L'ambiente in cui si trovava le era sconosciuto: sul soffitto le travi erano marcite e l'intonaco sulle pareti era pieno di crepe. Era stesa sul pavimento di quella che sembrava poco più che una catapecchia.

Tiferet era seduta accanto a lei, e quando si accorse che era sveglia, l'abbracciò piangendo.

«Kether! Credevo che saresti morta! Sei svenuta e il sangue non si fermava..! Non sapevo cosa fare. Per fortuna c'era Miky. Noi due insieme ti abbiamo portato in spalla fin qui».

«Beh, non sono poi così pesante...» borbottò Kether, rischiando di soffocare nell'abbraccio. Sollevò lo sguardo e incontrò quello di un ragazzetto magro, dal volto pallido e scarno, su cui spiccavano due enormi occhi verdi che la osservavano, sospettosi.

«Lui è Miky, ci ha aiutate» spiegò Tiferet. «È stata una fortuna che sapesse come curarti». Kether si portò una mano alla spalla, strettamente fasciata con bende di garza. Le avevano tolto la camicia sporca di sangue e l'avevano coperta con il mantello. Le loro bisacce erano sparite insieme ai cavalli.

«Grazie» mormorò, porgendo la mano a Miky, che la guardò con circospezione. Sembrava non si fidasse del tutto di loro. Nonostante le vesti rammendate, troppo grandi di una o due taglie, e l'aspetto trasandato, nel suo sguardo Kether lesse prontezza e intelligenza. Doveva avere dodici o tredici anni.

«Si può sapere chi erano quei tipacci? Per quale motivo ci hanno aggredite?» chiese Tiferet.

«Quelli erano Jock il Rissoso e la sua banda. Tipi come loro fanno il bello e il cattivo tempo in questo posto. Ma che vi aspettavate? Siamo nel Quartiere Povero, qui si radunano tutti i malviventi e i tagliagole della città. Vige la legge del più forte, e a volte del più furbo, infatti vi siete salvate» spiegò Miky.

Kether si mosse e subito fu assalita da una fitta di dolore alla spalla. Il cataplasma che Miky ci aveva applicato sopra era ancora sul tavolo, ma lei aveva dei seri dubbi sulla bontà degli ingredienti.

Una porta si aprì cigolando, e fece capolino una bambina che si stropicciava gli occhi gonfi di sonno. «Sorellina sei tu?» domandò.

«Rory! Dovresti essere a letto!» esclamò Miky.

Sorellina? Kether l'osservò con maggiore attenzione. Con quel fisico mingherlino e i capelli corti aveva dato per scontato che fosse un maschio.

«Il mio vero nome è Michelle. Ma tutti mi chiamano Miky» spiegò lei, intuendo l'equivoco.

«Cosa state facendo?» domandò la bambina più piccola.

«Shh, zitta! Svegli la Vecchia!»

«Ho fame!» protestò Rory, aggrappandosi all'orlo del suo mantello.

Il Cavaliere Alato (Disponibile in versone Ebook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora