You're Not Alone

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You're Not Alone – Capitolo 9


21 Gennaio.

M's POV.

Come faccio? Come posso?

Nessun ragazzo sano di mente lo farebbe.

In che modo le potrei dire che ho l'allenamento di calcetto?

Perché dovrei lasciarla qui da sola?

Perché devo andare via?

Maledetto allenamento, maledetti amici che programmano il calcetto alla sera, maledetto me che mi faccio coinvolgere in queste cose.

La guardo in quegli occhi che mi fanno dimenticare anche come mi chiamo e provo a parlare, ci provo almeno. «Virginia, scusami...» ti prego interrompimi e chiedimi qualcosa, ti prego parla tu, non fare parlare me.

«Dimmi tutto.» dice lei. Ha capito qualcosa? Merda.

«Ecco, io, avrei un impegno tra poco e...» lo chiamo impegno, non appuntamento. Spero che lei riesca a capire la differenza di quella parola. «Devo scappare.» continuo tutto d'un fiato. Devo andare via ma non voglio. Cerco di farle capire tutto il mio disappunto. «Mi dispiace, così tanto.» tu non sai e non puoi immaginare quanto, Virginia. «Poco distante da qui c'è una fermata dell'autobus che devo prendere...» Merda, merda, merda e ancora merda, mi sono totalmente scavato la fossa con le mie mani, mi devo complimentare con me stesso e soprattutto con il mio poco tatto nel dire le cose. Per una volta che puoi passare del tempo con una ragazza bellissima, che desideri, tu, caro il mio Matteo, te ne devi andare. Sei un coglione, complimenti vivissimi Matteo. Non riesco neanche a continuare la frase.

«Nessun problema.» dice lei con un mezzo sorriso sulle labbra «Ti accompagno, almeno non prendi l'acqua...» Può davvero esistere una ragazza così? Mi accompagna anche per evitare che mi bagni.

Dio mio. Sono davvero dispiaciuto, e sono davvero un coglione, mi si stringe il cuore a lasciarla qui. Vorrei abbracciarla, ringraziala, baciala, sentirla mia...

Non voglio andarmene, non voglio ma sono quasi in ritardo. Spero almeno che l'autobus ci metta una vita ad arrivare e a portarmi a casa, generalmente quando il tempo è brutto i mezzi sono perennemente in ritardo. Ho tentato di salvare il salvabile, arrampicandomi sugli specchi, non potevo certo dirle "Bene, devo andare a giocare a calcetto con gli amici, ciao baby." Ma che cosa ti salta in testa Matteo?

Spero di non essere stato troppo stronzo, anche se generalmente non me ne frega nulla di sembrare o apparire stronzo. Già, peccato che con lei non lo sia e non voglia esserlo.

Eppure l'hai appena fatto.

Circa tre minuti dopo arriviamo alla fermata, stranamente affollata di gente. Virginia ed io non abbiamo praticamente parlato ed è come se ci fosse un bel po' di tensione. Quella sorta di tensione un po' strana che non sai perché c'è, eppure c'è e si sente. Che profondità Matteo, bravo, ti sei appena accorto dell'ovvio. Però ripensandoci bene, oggi c'è stata tensione tra di noi? Era solo elettricità per un qualcosa di totalmente nuovo, c'era tanta curiosità. E' possibile? Forse ti stai inventando tutto Matteo, sei tu che ti senti teso e soprattutto in colpa perché te ne devi andare. Mi sto facendo dei castelli in aria? Chi? Io? Non sono solo castelli, sono proprio dei regni medievali fatti e finiti. Sono proprio messo malissimo. Tornando alla realtà, sono solo io che sembro dispiaciuto, o forse no? Dopo averle detto che avevo un impegno, e sottolineo impegno, le è venuto uno sguardo un po' strano negli occhi, forse un qualcosa che tendeva alla tristezza. Ok, ha sorriso, ma non era il sorriso che aveva oggi, quel sorriso che ti scalda il cuore. Era un sorriso di convenienza quasi, era come se non fosse più allegra e vivace.

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