NON SOLO ODIO (prima parte)

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CAP. 4
NON SOLO ODIO
Mi sveglio di soppiatto accorgendomi che è già mattina. Se ieri ero conciato male, oggi sono davvero in uno stato pietoso, e con una fame che potrei mangiare tutte le schifezze che sono in giro dando a Erik un buon motivo per fare la spesa.

Erik.

Se sono in questo stato è anche per colpa sua, del suo stereo del cazzo e del festino di merda che ha organizzato stanotte! Lo odio, non lo sopporto, mi fa impazzire, in tutti i sensi purtroppo! La mia frustrazione è data non solo dal suo caratteraccio, ma anche dai suoi modi di fare, dalla sua stessa presenza, dai suoi occhi, e dal modo in cui mi guarda. Ne sono attratto, stento ancora a crederci, ma non posso farci niente. Una fitta allo stomaco, mi travolge facendomi forza mi muovo verso la cucina, cercando di metabolizzare la nottataccia e la litigata con Erik di ieri.

Inizio a preparare il latte e nel frattempo addento una barretta di cioccolato. Ho bisogno di zuccheri se non voglio svenire sui banchi oggi!

Vedo entrare Erik, che come al solito, si è svegliato prima di me ed è completamente tirato a lucido. Mi chiedo a che ora si svegli la mattina per essere già così perfetto…sarà meglio che distolga lo sguardo da lui, anche perché è già un bel po’ che lo fisso. Cerco di non farlo notare iniziando a girare convulsamente il cucchiaino dentro la mia tazza che rischia di spaccarsi se continuo così.

-Non mi hai preparato la colazione neanche oggi...- mi dice rilassato appoggiandosi al frigorifero di fianco a me. Sbuffo senza guardarlo portandomi la tazza alla bocca.

-Non te la meriti.- gli rispondo iniziando a bere un gran sorso di latte che però con mia grande sorpresa sputo tutto sul lavandino.

-Ma che cazzo combini?- mi chiede quello stronzo di  Erik ridendo divertito.

-Cazzo, c’era il sale!- sbotto infastidito guardando il mio inquilino nonché causa del mio quasi avvelenamento. Se prima non  mi fossi distratto a fissarlo, di certo non avrei confuso il barattolo del sale con quello dello zucchero!

-Sei proprio un coglione.- mi dice cercando di smorzare quel sorriso da squalo che si ritrova.

Decido di dargli pan per focaccia, ricordandomi che ieri mi aveva versato tutto il succo in testa costringendomi a correre sotto la doccia. Così mi avvicino a lui desideroso più che mai di rovinargli la sua mise fin troppo perfetta.

Sollevandomi con la punta dei piedi, gli verso addosso tutto il latte della mia tazza. Il  sorriso strafottente è completamente sparito dal suo volto e mi osserva sconcertato. Di certo non si aspettava una simile reazione da parte mia, visto e considerato che mi considera veramente un coglione.

Vedo le sue ciocche di capelli bionde scendergli sulla fronte gocciolante, le pupille cerulee dilatate e la sua bocca contratta per la stizza mentre lo osservo sprezzante e orgoglioso, beandomi allo stesso tempo della sua bellezza nonostante sia completamente bagnato.

Inizia a salirmi la paura quando, con un gesto d’impeto, mi sbatte  contro il frigo facendomi gemere per l’urto improvviso.

-Dì un pò, ragazzino, vuoi morire?-. Oramai non mi meraviglio più delle sue minacce e neanche dei suoi modi bruschi…nonostante sia passato poco tempo da quando “conviviamo”, ci sto facendo l’abitudine…mio malgrado.

-Mi chiami ragazzino, ma dico, ti senti quando parli? Io e te abbiamo la stessa età, idiota!-

-Io ho 4 anni in più di te RAGAZZINO- mi risponde di tutto punto, avvicinandosi pericolosamente al mio viso, aumentando la presa sulle mie spalle.

Sono davvero sorpreso. Non mi aspettavo che fosse più grande di me, dato che frequentiamo il primo anno di università. Che cosa avrà combinato in questi 4 anni?

-Ringrazia che si sta facendo tardi, perché altrimenti ti avrei pestato di botte.- E’ vicinissimo alle mie labbra, cosa che sta accadendo fin troppo spesso ultimamente. Sembra quasi che la sua volontà oscilli tra il volermi pestare e il volermi scopare…questa considerazione mi fa arrossire vistosamente e di scatto volto il mio viso da un’altra parte.

Prima che possa di nuovo voltarmi verso di lui, è già entrato in bagno.

“Me la sono vista brutta…” penso tra me e me mentre mi vesto.

Mi chiedo perché le nostre “conversazioni” debbano sempre concludersi in questo modo, sempre litigando, sempre finendo viso contro viso, sempre rischiando di baciarci…sospiro mentre finisco di prepararmi volgendomi verso la porta della mia camera.

Faccio per aprirla quando d’improvviso entra Erik che con un gesto fulmineo mi prende per la vita facendola aderire alla sua. Socchiudo per un attimo gli occhi. Dovrei urlargli contro per essere entrato di soppiatto in camera mia, e invece, resto a fissarlo credendo che oramai si è deciso a violentarmi.

-Oggi vedi di cucinare per due, sono stato abbastanza chiaro, nanerottolo?-

E’ incredibile l’ostinazione di questo ragazzo. La fissa di dovergli cucinare per forza sta diventando un’ossessione secondo me!
Rallento un po’ nel rispondergli avvertendo un certo gonfiore all’altezza del suo basso ventre…mi sento esplodere mentre mi accorgo che la stessa cosa sta accadendo anche a me. Come se non bastasse il suo profumo, che sa di menta, mi sta letteralmente annebbiando il cervello.

-La dovresti smettere di affibbiarmi nomignoli del cazzo, Erik! Io ho un nome, usa quello!- gli dico tutto d’un fiato ansimando un po’.

Erik aumentando la stretta, mi prende per i capelli tirandoli leggermente avvicinandosi al mio orecchio…smorzo un leggero gemito augurandomi con tutto il cuore non abbia sentito.

-Solo se ti deciderai ad obbedirmi…- mi sussurra iniziando a leccare e mordere il mio orecchio. Non ci posso credere! Non riesco a credere a quello che sta accadendo! Mi sento sciogliere, non riesco a difendermi, mi sento completamente inerme tra le braccia di Erik, la sua stretta, tutto quello che mi sta facendo mi piace da matti! E’ dura ammetterlo, ma per ora è bene che lo accontenti in fretta prima di perdere anche questo piccolo spiraglio di lucidità che mi è rimasta!

-D-d’accordo…- è l’unica cosa che riesco a dire. Sto ansimando e il mio cuore batte come una furia…sono al limite…

-Bravo, Charles, saggia decisione…- mi sussurra quando oramai è sceso sul mio collo.

Mi lascia all’improvviso e perdo l’equilibrio sedendomi sul letto quasi a peso morto.

Prima di andarsene, mi sorride vittorioso mentre in me l’eccitazione si trasforma in stizza rendendomi conto che purtroppo la battaglia di oggi l’ha vinta lui.

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