UN PRANZO INDIGESTO

658 46 7
                                    

CAPITOLO 2
UN PRANZO INDIGESTO

Sbuffo un po’ pensando che è da più di un’ora che sto sistemando le mie valige e ancora non ho finito a mettere tutti gli abiti dentro al mio armadio.

Raven mi ha letteralmente obbligato a portare un sacco di vestiti. “Portati questo maglione…” diceva, “prendi questa maglietta, ti dona così tanto il blu!” diceva ancora…e alla fine…mi ha buttato fuori dalla camera mia, e si è messa a prepararmi la valigia senza di me!

Alla fine ci rinuncio. Le valige possono aspettare! Sono le 12 ed è ora che io mi prepari il pranzo. Appena arrivo in cucina, noto con piacere che non le manca assolutissimamente nulla. Ci sono un sacco di utensili utili e per di più un robot da cucina, un tostapane e un forno a microonde! Al top insomma.

-Almeno potrò sbizzarrirmi in cucina!- penso tra me e me. A casa cucinavo sempre io e oramai ci ho preso gusto. Io e Raven adoravamo mangiare la pasta a pranzo, qualsiasi salsa andava bene! Sorrido al pensiero, chiedendomi che cosa starà facendo ora quella piccola peste.

Mi volto per un attimo verso quella terribile porta che mi sta facendo diventare paranoico. Penso che comunque sia, vale la pena partire con i migliori auspici possibili e pur non sapendo a che ora arriverà questo ragazzo o “squalo” (oramai non so come definirlo) decido di cucinare una porzione bella abbondante di pasta, così che possa magiare pure lui.

Prendo la pasta, che per fortuna non manca, e inizio a rovistare per cercare un qualsiasi barattolo di sugo al pomodoro.  Quest’ultima ricerca è  stata una vera e propria “caccia al tesoro”. La dispensa è piena zeppa di ogni cosa, e il freezer pieno di schifezze surgelate. Incomincio a pensare che il mio coinquilino abbia la stazza di un lottatore di sumo, perchè la quantità di grassi e zuccheri che contiene ogni singola cosa qui dentro è oltre il valore umanamente assimilabile da una persona con un fisico normale!

Butto la pasta, oramai è tutto pronto e apparecchiato. Stavo iniziando a pensare che tutta quella storia del “coinquilino” fosse uno stupido scherzo di mia sorella quando sento dei rumori poco rassicuranti da dietro la porta. Ottimo! L’unica entrata quindi è solo dalla parte del mio appartamento! Così sarò costretto a trovarmelo di torno più volte del previsto! Mi chiedo che cavolo gli passava per la testa all’architetto quando ha progettato questo piano. Probabilmente era ubriaco…

Appena la porta si apre rimango completamente colpito da chi mi compare di fronte. Incantato vedo avvicinarsi e chiudere la porta dietro si sé un ragazzo che avrà sicuramente tipo la mia età, solo decisamente più alto di me e dai capelli biondi tirati all’indietro. Non sono riuscito a vedere subito il suo viso perché era coperto da uno scatolone che a prima vista sembra molto pesante. Appena poggia l’elemento che mi impediva di osservarlo completamente, il mio sguardo si incrocia col suo.

Ha il volto corrucciato in un’espressione che va dal sorpreso all’infastidito, la bocca socchiusa ancora col fiatone e due occhi grigio azzurri che si incastrano all’interno dei miei, facendomi rabbrividire. La sensazione che provo in questo momento è davvero strana. Mi sento a disagio e terribilmente in imbarazzo di fronte a questo tizio che è davvero bello come un’opera d’arte.

-E tu chi cazzo sei?- La sua voce calda e tagliente mi scosta finalmente da tutti quei pensieri e sensazioni strane che danzavano nella mia testa. La sua frase mi ha letteralmente riportato sulla terra, capendo che dal suo tono è davvero il teppista che ha descritto la proprietaria.

Nonostante tutto, decido di essere ospitale e gli porgo la mano.

-Molto piacere, vicino! Sono Charles, Charles Xavier- mi chiedo perché ora mi stia guardando con un sopracciglio alzato e così tanto stupito. Cos’è? Oltre che teppista, è un cavernicolo che non conosce le buone maniere? Dal suo aspetto davvero non si direbbe.

Insieme Per ForzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora