2 ♥

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Apro lentamente gli occhi e mi ritrovo in una stanza tutta bianca, sono coricata su un lettino, anch'esso bianco, ma che ci faccio in un ospedale?
Guardo alla mia sinistra e noto un grande armadio, avanti a me un tavolino appoggiato al muro con tre sedie e alla mia destra, un lettino con un ragazzo seduto di spalle.

A un piccoloo rumore provocato del mio lettino si gira verso di me.
"Ti sei svegliata?" dice un accento molto forte.
Non riesco a intravvedere bene il suo viso perché i miei occhi bruciano un po', sarà per il fatto che li ho tenuti chiudi per parecchio tempo. Non so nemmeno da quando sono qui, cosa mi è successo, ricordo solo che ero a scuola fino a quando sono svenuta, ma poi il resto non so più niente.

Il ragazzo viene verso di me e mi porge la mano "piacere Paulo"
Per abituarmi alla luce che entra dalla finestra destra chiudo gli occhi per poi riaprirli, ora è già tutto più chiaro, stavo per stringergli la mano quando lo guardo bene in faccia e noto qualcosa difamiliare.

"Tu!!!- urlo -tu sei... Sei... P-Paulo Dybalaaa!!?" si gratta la nuca imbarazzato mentre io avevo gli occhi sgranati come non mai.
"Si" mi sorride.
Rimango a bocca aperta, ora si, va molto meglio, se prima non ci vedevo, ora, con il suo sorriso vedo tutto molto meglio.
"Comunque io sono Celeste" gli stringo la mano elettrizzata al contatto che sto per avere. Wao, ho uno dei miei idoli d'avanti e io sono in queste condizioni, noo!
"Non per impicciarmi ma non ho fapito il perché tu sia qui ma sentendo parlare i medici ho capito che sei svenuta, come mai?"
Alzo le spalle perché non lo so neanche io, cioè, so che sono svenuta a svuola ma non so come mai mi ritrovo qui.

"Tu invece?" gli chiedo curiosa, ma quanto è carino, poi quel sorriso, quel sorriso che cos'è, la fine del mondo. Ho sempre amato le perosnw che sorridono leggermente e hanno un sorriso perfetto, e lui è proprio così.
"Giocando, agli allenamenti, mi sono sentito male, perché il giorno prima ho avuto la febbre alta e non ho detto niente"
Rido leggermente, mentre lui gesticola con le mani leggermente imbarazzato.

Gioca nella mia squadra preferita, amo quella squadra dal colore abbinato, adoro lui, uno degli attaccanti più forti.
E più belli
Ecco, la mia coscienza, bentornata!
Grazie
Sparisci!

La porta si apre ed entra mia madre.
"Tesoro, come stai?" viene verso di me preoccupata e il ragazzo alla mia sinistra si allontana.
"Bene, ma che ci faccio qui?" chiedo confusa.
"Sei svenuta a scuola, questo è perché non mangi, e io te l'ho sempre detto che quel liceo non fa per te, troppo faticoso!"
Sbuffo ancora, secondo lei nin ho fatto la scelta giusta nel prendere il Liceo che frequento perchè per una ragazza è troppo stressante, ma lei non può capire cosa significhi per me lo sport.
Io so già cosa ho in mente per il mio futuro e posso arrivarci solocon qquesta scuola, è il kio sogno e non mi fermerò solo perchè è pesante, non ci penserei mai.
Bispgna crederci fino in fondo.

"Ook, quando tornerò a casa?"
"Domattina!" poggia una mano sul suo fianco raddrizzandosi.
"Così tardi? Oggi no?"
"No! Impari a mangiare e a capire che lo sport ti rovina la vita!"
Esce dalla stanza e io mi metto seduta, che rabbia mi fa venire.

"Posso intromettermi?" chiede il ragazzo al mio fianco.
Avanti a me ho Paulo Dybala, uno dei migliori calciatori, io lo adoro, ce, oddioooo, ora urlo.

Annuisco.
"Che liceo fai?"
"Quinto anno di sportivo, mia madre non mi appoggia, crede che sia troppo faticoso e che non raggiungerò mai il mio obiettivo."
"Quindi pratichi qualche sport?" si siede sul mio letto giocherellando con un bracciale che ha al polso ma tenendo lo sguardo fisso su di me.

"In quasi tutti e tre gli anni delle scuole medie negli orari scolastici facevo pallavolo ma nel pomeriggio calcio, e poi ho scelto liceo sportivo! Ma per lei noo!"

Ride leggermente facendomi i un po' arrabbiare, cosa ci trpva di divertente?
"Quindi devo credere che mi conosci bene?"
"Certo" esclamo sbattendo le mani sulle gambe e raddrizaando la schiena.
"Data di nascita" chiede "15 novembre 1993"
"La mia posizione nella Juventus" "attaccante"
"Soprannome che mi viene dato" "la joya"
"Che mi davano nel Palermo" "u picciriddu"
"Origine" "Argentino, Laguna Larga, ma tua nonna è Italiana, grazie a lei ora sei qui" sgrana gli occhi e io sorrido fiera di me.

"Sai più cose di me!" dice facendo una faccia strana, scoppio a ridere sia per la mossa che per il modo in cui a parlato. Q
"Hai quattro tatuaggi, o meglio cinque, braccio sinistro due strisce, alla gamba delle scritte strane, sotto il ginocchio, dietro, un pallone e una corona e uno strano lì" indico la parte di cui parlavo, lui, prende il bordo della maglietta e la alza mostrando il tatuaggio, ma non solo, anche quegli addominali ben scolpiti.
"Questo?" indica, annuisco e abbasso il viso rossa come un peperone.

"Comunque mi piaci per come sei sai? Dai parlami un po' più di te!" rimango sbigottita, ok...
Mi lego i capelli con un eleastico che avevo al braccio.
"Sai già che mi chiamo Celeste, ho 18 anni e sono una ragazza un po' timida, non sono come ti sembro, sono sia quello che il contrario, amo la nutella, la considero mia sorella, ho fatto anche la rima, ahaha. La cosa che odio di più sono le persone che mentono, mi danno fastidio". Concludo il mio discorso.

"OK, di me cosa dovrei raccontarti? Sai già tutto!" ride leggermente mentre io sorrido "ora devo andare, sto già meglio e mi dimettono, se non lo dai a nessuno ti do il mio numero".
O. Mio. Dio. Non lo dimostro ma sto gioiendo e urlando come una pazza, senza darlo a vedere, dentro me.
Annuisco e mi chiede dov'è il mio telefono per salvarmi il numero mentre si guarda intorno, ma a pensarci anch'io mi viene d'istinto sbattermi una mano sulla fronte.

"Non ne ho idea, e io che volevo anche una foto e un autografo e non so dove sia il mio telefono" abbasso lo sguardo. Avevo quest'occasione e l'ho persa.
Ci pensa un po' su e poi sospira "dammi il tuo numero, facciamo la foto con il mio telefono e poi te la invio" "emh, grazie" mi sorride e cacchio che sorriso ha!

Prende il suo telefono dalla tasca dei jeans neri che portava e si avvicina a me. Ora è il momento dell'imbarazzo, non so che fare.
Si siede al mio fianco e mette un braccio dietro il mio collo avvicinandomi a lui, sorrido alla fotocamera e scatta la foto.

"Ora mi dai il numero?" "certo" glielo detto e lo salva.
Si guarda in giro come per cercare qualcosa e quando il suo sguardo di poggia sulla sedia va a prendere uno zainetto nero con lo stemma dell'Adisas.
Si avvicina a me e si abbassa accurvando le spalle.
"Vado, poi ti invio un messaggio, ciao bella" mi bacia una guancia e poi si allontana, abbasso la testa trovando interessante il fatto di giocare con le unghia mentre un sorriso da ebete si formava sul mio viso.

"Celeste- alzo lo sguardo verso la porta dove lui stava già uscendo "-ti aspetto ad una mia partita eh!" annuisco e lo saluto con la mano, mi fa l'occhiolino sorridendo ed esce dalla stanza.

Questo ragazzo che ho sempre visto dietro ad uno schermo, di TV, di telefono o di computer, oggi l'ho avuto ad una distanza riavvicinata e mi ha fatto sorridere come mai. Questi sono quei piccoli incontri speciale a cui molte persone non credono esistano. Ma io si, ne ho avuto le prove ora, stando con lui.
Questo è stato uno degli incontri in più belli che mi ha rallegrato la vita da punto in bianco.

I Will Love You In Silence; Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora