Capitolo 10

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-Corri, Betta- urlò Sara, indifferente a ciò che avrebbe potuto pensare il resto della gente in corridoio.
Arrivate in classe, la prima cosa che Betta Fece fu controllare il telefono. Come sospettavano, il video non conteneva più il video che incolpava Matilda. E, naturalmente, le ragazze sapevano chi fosse stato a giocarle quel brutto tiro, e per tutta la giornata non rivolsero la parola a Lola, che a prima vista gli era pure sembrata simpatica. Lola capì il motivo del loro atteggiamento, e anche se aveva aiutato Matilda per il suo misfatto, ci rimase male.
-Betta, ma tu stai qua da un anno. Dovresti sapere che i telefoni si possono usare-
Disse Sara rivolgendosi alla compagna, all'uscita di scuola.
-Non lo sapevo. Ho un telefono da poco e, inoltre, l'anno scorso mi rinchiudevo molto in me stessa e non uscivo mai dalla classe- rispose Betta, abbattuta.
Le ragazze alzarono la testa e videro una ragazza rossa coi lunghi capelli che le salutava. Era Camilla! Andarono in fretta verso di lei per chiederle come stava e cosa ci faceva da quelle parti.
-Sono venuta a chiedere cosa state facendo in questi giorni. Tra una settimana ritorno e non voglio recuperare tutto in una volta!- commentò Camilla.
-Faremo una recita, o meglio, faranno, io,non farò niente- sbuffò Sara.
-Come mai?- chiese Camilla.
-Sarei la riserva di Matilda, che non rinuncerà mai al suo posto di Cenerentola- rise Sara.
Camilla e Betta si guardarono negli occhi e fecero due sorrisi maligni, come se avessero in mente qualcosa di losco. Qualcosa in mente ce l'avevano.
-Vendichiamoci di Matilda- esultò Betta -Si, voglio farlo ragazze-
Sara la guardò stupita e poi commentò - Cosa vorresti fare?-
Betta e Camilla si guardarono ancora, e poi Camilla disse - semplice, appendiamo una sua foto mezza nuda in aula di musica! -
-Ma sei pazza?- disse Sara ad alta voce. -Ci abbasseremo solo al suo livello- continuò.
-no. Basta essere le vittime. É il momento di usare un'altra V. La V della vendetta- Camilla aveva gli occhi lucidi ed era molto seria, sembrava appena uscita da un film giallo.
Sara ci ripensò un attimo, ma poi non esitò a dire di sì.
L'appuntamento tra le tre ragazze era davanti a scuola verso le dieci. Sara impostò la sveglia alle nove e quaranta, ma ancora non aveva trovato una scusa per uscire fuori casa a quell'ora da dire a sua madre. Era mercoledì, il giorno dopo avrebbe avuto scuola e, sarebbe stato quasi impossibile convivere la madre a farla uscire a quell'ora, tanto cocciuta com'era.
21:30
Sara si alzò faticosamente dal letto, apri l'armadio e si prese i primi jeans comodi trovati. Si infilò velocemente due paia di scarpe a caso, senza nemmeno vederle, al buio, e poi andò da sua madre e fece un bel respiro.
-Vado a dormire da Betta- disse la ragazza tutto d'un fiato.
La madre si girò verso di lei, e prima di infilarsi una patatina in bocca, disse -Domani hai scuola-
Sara risalì in camera sua, prese lo zaino e lo mostro alla madre.
-Ci vado con lei-
Adesso vi aspetterete una specie di lotta tra madre e figlia, ma la cosa stupefacente É che la madre rimase indifferente, rispondendo semplicemente -A domani-
Agitata, Sara uscì di Casa e si avviò verso la scuola. Davanti al portone si trovavano già Betta e Camilla, lì immobili, probabilmente in preda dall'ansia anche loro.
Il pezzo di strada che Sara dovette fare per arrivare alla scuola mera molto buio e spaventoso, perciò lo fece più rapidamente possibile.
Le due ragazze davanti al portone erano incappucciate e assomigliavano a due serial killer che aspettavano la propria vittima, soltanto che gli mancava la sigaretta.
-Ciao ragazze.- affannò Sara.
-Entriamo?-
-Entriamo.-
-Ho preso le chiavi al vecchio bidello. Non É stato difficile-
-e qua c'è la foto- Camilla mostrò una foto mentre Betta la illuminava. Matilda era stesa su un letto mezza nuda, il suo bel sederino in fuori e tra le labbra una sigaretta che fumava con leggerezza e delicatezza.
Entrarono furtivamente dentro la scuola completamente buia.
Sara era tremante, non aveva mai provato un'esperienza simile, non solo si sentiva in colpa per aver mentito a sua madre, ma inoltre stava commettendo per lei una specie di "reato".
Si sentiva male, molto a disagio.
-Là infondo. La nostra classe è là infondo.-
A un certo punto, le tre ragazze udirono un rumore. E un altro. E un altro ancora.
-o mio dio.- Sara iniziò ad agitarsi come non mai, si spaventò e iniziò a muoversi di qua e in là.
-Sara, Calmati, ti prego-
Anche Betta era molto agitata, ma Sara aveva le mani tremanti, le gambe le si erano bloccate e il cuore correva molto forte.
-Nascondiamoci- Camilla sembrava così tranquilla, "nascondiamoci", disse, e intanto aveva un passo calmissimo è uno sguardo normale. Normalissimo. Innocuo. Indifferente.
-Dove?!- iniziò a schiamazzare Sara.
-Shh- Camilla si trasportò il dito sulla bocca e zittì Sara.
-Laboratorio di scienze?-
-oh, grazie Lola, grazie- Sara guardò in cielo e pregò, nonostante fosse atea. Pensò a Lola, colei che le aveva mostrato il laboratorio di scienze, fisica, chimica o quel che era.
-Non so dove sia- commentò Camilla.
-Lo sappiamo noi- spiegò Sara, innervosita.
Attraversarono un piccolo corridoio dopo la loro classe, scesero un paio di scalini, attraversarono l'aula magna e la palestra, e si ritrovarono davanti al laboratorio.
Un altro rumore. Sara stava per gridare, per fortuna saltò solo sul posto e poi si rifugiò fra le sue braccia.
Nel modo più silenzioso possibile Betta entrò nel laboratorio. Nella grande stanza c'era anche un piccolo sgabuzzino a lato, e Sara propose di nascondersi là sino a un tempo determinato.
Le tre ragazze rimanere chiuse in quello sgabuzzino per qualche minuto, quando all'improvviso, il portone del laboratorio, si spalancò.
Un brivido percorse la pelle delle tre ragazze. E due voci familiari iniziarono a parlare al di fuori dello sgabuzzino.
"Questo É il posto giusto" sussurrò una voce maschile.
"Tutto ciò è sbagliato" sussurrò una voce femminile.
"Rilassati" sussurrò di nuovo la voce maschile.
Si sentì un lungo silenzio, e poi qualche altra parola.
"Entriamo nello sgabuzzino?"
Sara tremò e cominciò ad avere colpi di mal di gola improvvisi.
"No no, vabbè c'è più spazio qua"
Nulla poteva descrivere come si fosse sentita Sara a quelle parole. Parole che le avevano salvato la vita.
-Queste sono voci familiari, li conosco, ma chi sono?-
Camilla parlò nel tono più basso possibile.
-Un occhiata la darei. Tanto è buio, nessuno vede.-
Sara non era assolutamente d'accordo, ma se si fosse opposta in quel momento sapeva come sarebbe andata a finire.
Betta aprì lentamente la porta, e con un solo occhio cercò di capire chi fossero le misteriose voci.
-O mio dio....-.

*Spazio autrice*
spero che la storia vi stia piacendo ragazzi😘 cosa avrà visto Betta al di fuori della porta?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 16, 2016 ⏰

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