undici

391 33 16
                                    

*Ho vergogna ad aver scritto una cosa così, mi sento in imbarazzo*

Riaprì automaticamente gli occhi, facendolo investire dalla luce esterna come da un fascio in pieno buio.

Si ritrovò talmente vicino alle iridi azzurre di Luke che divenne praticamente impossibile non fissarle.

Lui continuò a guardarlo per un secondo, forse due, in quello strano modo che non era né seducente né irrilevante.

Un modo che gli fece dimenticare quanto fosse bello, e gli fece notare quanto fosse intenso il suo sguardo. Intenso e bruciante come azoto liquido.

Rabbrividì.

Calum non allungò le distanze, lasciandole praticamente azzerate, anche se il bacio era finito, con un formicolio che gli partiva dai fianchi e raggiungeva la nuca.

Allungò timidamente le dita a solleticargli la pelle della spalla, facendole scorrere poi leggermente più in basso, e le fissò nei loro movimenti appena accennati, per non dover sostenere ancora i suoi occhi; non ce l'avrebbe fatta neppure un secondo di più.

«Cosa prova Ashton per te?» lo sentì chiedere dopo un po', con voce neutra.

Il corvino alzò un sopracciglio, distolto dalla contemplazione delle sue dita che scorrevano sul suo braccio.

Non rispose, così Luke aggiunse «cosa vuole da te.»

La sua mano si fermò poco sopra il suo gomito, mentre sentiva quella domanda gelargli le arterie.

«Perché?» chiese, evitando la sua reale domanda, la sua voce era pregna di tensione.

Inconsciamente, Luke strinse la presa delle gambe attorno alla vita di Calum, fino a quando l'interno coscia non si tese sul suo ventre, quasi quel letto e quella casa potessero portarlo via da lui.

Non gli aveva ancora risposto concretamente, allora, quasi per incitarlo, riprese la corsa dei suoi polpastrelli sulle sua pelle, risalendo fino alla spalla ancora una volta, accarezzando distrattamente poi le clavicole, il collo, la mascella tesa.

«Voglio saperlo.» disse infine, la voce indecifrabile.

«Non lo so» rispose portando le dita sulla sua guancia, tracciando i contorni delle labbra.

Luke non disse più niente, abbassandosi invece a baciarlo, impedendogli di parlare ancora.

Si era sporto verso Calum, portando entrambe le mani sulle sue guance, portandolo contro le sue labbra, come se potesse sfuggirgli, mentre immergeva la lingua nella sua bocca.

Il più piccolo ricambiò, in un primo momento sorpreso, ma poi di nuovo coinvolto, presente.

Luke si staccò solo un attimo, per sibilare «odio questa cosa.» Quasi con il desiderio di urlarlo, per poi baciarlo  di nuovo.

Ruotò la lingua attorno a quella del corvino, tastando ogni angolo, scavando a fondo, con una decisione che lo disorientò. Fu più brusco di prima, più esigente.

Ma lo lasciò fare, anche quando slacciò le gambe dalla sua vita per riuscire a sdraiarlo, con l'aiuto delle mani trasferitesi sulle sue spalle.

Lo inchiodò con la schiena sul materasso, sovrastandolo e puntando le ginocchia ai lati dei suoi fianchi.

E l'eccitazione tornò, puntuale, come era ormai d'abitudine, il suo calore rassicurante a scaldargli le membra e il basso ventre.

Accrebbe la sua presenza quando Luke gemette dentro la sua bocca, facendo salire, con uno scatto repentino, una mano alle natiche.

possessivity » cakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora