Capitolo 20

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NIALL'S POV

Louis comincia pian piano ad aprire gli occhi e mi alzo in piedi per fargli vedere che ci sono.

All'inizio sembra confuso e si guarda in torno poi si accorge del tubo che è nella sua gola e mi guarda impaurito.

- Lou, stai tranquillo, quello serve solo per aiutarti a respirare.- dico sorridendo.

- Signor Tomlinson ora spegneremo il macchinario per sapere se riesce a respirare autonomamente.- dice il dottore.

Louis sembra non ascoltarlo e continua a guardarsi intorno impaurito poi mi guarda. Mi si spezza il cuore a vederlo così.

I dottori spengono il macchinario e vedono che mio cugino riesce a respirare.

- Bene signor Tomlinson, vedo che riesce a respirare autonomamente, ora le toglieremo il tubo. -

A quelle parole mio cugino mi guarda impaurito e appena i dottori si avvicinano impazzisce. Comincia a togliersi i vari aghi che prima era impiantati nella sua pelle. Si tocca il collo e sente il cerotto. Cerca di toglierlo, ma i dottori lo fermano.

- Stia calmo!- urla il dottore.

- Louis, calmati per favore.- dico forzando mio cugino a guardarmi.

- Louis adesso dobbiamo togliere il tubo. - continua il dottore.

Louis comincia a scalciare e tutti i dottori accorrono verso il letto per tenerlo fermo.

- Louis, ti farà male se non stai fermo.- dice il dottore.

- Louis basta! Calmati!- urlo.

Lui non ascolta e continua a dimenarsi.

- Signor Horan si tolga. Potrebbe farsi male.-

Mi sto per fare da parte quando Louis si ferma e mi guarda. Faccio un passo in dietro e lui allunga una mano verso di me. Mi guarda con occhi imploranti come per dirmi di non lasciarlo da solo. Mi avvicino e gli prendo la mano.

- Ci vorrà poco. Te lo prometto.- dico.

- Signore, noi procediamo.- annuisco.

Il dottore comincia a togliere il tubo dallo gola di mio cugino che stringe la mia mano più forte che può. Dagli angoli dei suoi occhi cominciano a scendere lacrime e dalla sua bocca escono gemiti di dolore.

Finito tutto comincia a piangere e allora lo abbraccio.

- E' tutto finito Lou, è tutto finito.- dico per tranquillizzarlo.

- Ti ricordi cosa è successo?- annuisce.

Si tocca il collo. Cerca di dire qualcosa, ma dalla sua bocca non esce nessun suono, muove solo le labbra.

Ci riprova, ma nulla. Riprova ancora, ma nulla. Non parla. Io sono sconvolto, ma la razione di Louis mi fa riprendere dallo stato di trance.

Comincia a tossire e cerca di togliersi il cerotto dal collo.

I dottori si avvicinano a lui, ma quando sono davanti al letto lui è già senza il cerotto e si sta toccando la ferita coperta da infiniti punti. Comincia a grattare e le sue dita si riempiono di sangue.

Cerca di nuovo di parlare e per l'eccessivo sforzo comincia a tossire di nuovo. Mette la mano davanti alla bocca e continua a tossire. Quando sposta la mano vedo che è sporca di schizzi di sangue.

I dottori iniettano il sedativo nelle vene di Louis e poco dopo lo portano via dalla stanza e io rimango solo.

Comincio a piangere e cerco di prepararmi a quello che succederà quando Louis tornerà in stanza.

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Non ricordo di essermi addormentato, ma quando vengo svegliato da un rumore salto subito in piedi.

I dottori stanno portando in camera il letto su cui è sdraiato Louis.

- Ora sta bene. A causa dello sforzo a riaperto la ferita, ma ora tutto è risolto. Quando si sveglia gli parli come se nulla fosse. Non gli faccia delle domande per metterlo in imbarazzo visto che non potrà risponderle. Cerchi di essere il più naturale possibile. Provi a comunicare con lui in qualsiasi modo, attraverso la scrittura o con gesti. Può essere che non le risponda, probabilmente deve ancora rassegnarsi all'idea che non potrà più parlare.-

- Non so se si rassegnerà mai.-

- È un passaggio duro, come le ho detto l'accettazione è la parte più complicata. Lei non smetta mai di parlargli. Se si agita esageratamente mi chiami subito. Eviti che si sforzi a parlare e non si deve assolutamente grattare la ferita. Dica che per lei non è un problema se lui non potrà parlare, che tutto è uguale a prima. Cerchi di rassicurarlo. Io ora devo andare.- dice uscendo.

Mi avvicino al letto e mi siedo. Guardo mio cugino che dorme e penso che questi giorni saranno i più difficili. Non accetterà mai di aver perso la voce. La sua vita ora cambierà completamente.

Dopo due ore vedo il corpo di mio cugino muoversi e aprire gli occhi.

- Hey Lou! Finalmente ti sei svegliato.- dico cercando di essere il più allegro possibile.

Si guarda intono e poi guarda me.

- Vuoi che chiami Lottie?- chiedo.

Cerca di dire qualcosa, ma appena si rende conto di non poter parlare cade nello sconforto e il suo viso si rabbuia. Poi scuote violentemente la testa, segno che non vuole che chiami nessuno.

-Vuoi che ti porti qualcosa da bere o mangiare?-

Scossa di nuovo la testa. Si gira e mi da le spalle.

Vado dal lato opposto del letto e gli parlo.

- Hey Lou, non è cambiato nulla. Va tutto bene. Possiamo comunicare anche senza la parola.- dico porgendogli un pezzo di carta e una penna.

Prende gli oggetti che gli porgo e li lancia per terra con tutta la forza che ha, lasciando un piccolo gemito di rabbia.

Mi guarda con rabbia e comincia a piangere. Le lacrime cominciano a scorrere sulle sue guance e comincia a singhiozzare.

Cerco di abbracciarlo, ma mi respinge con tutta la forza che ha.

Dopo ari tentativi riesco nel mio intento e cerco di calmarlo con frasi rassicuranti sussurrate all'orecchio, ma non sembra funzionare.

- Louis se non ti calmi dovrò chiamare il dottore, non va bene per la tua gola. –

Sembra ascoltarmi e poco dopo escono solo lacrime e non più singhiozzi.

Lo lascio piangere, a volte fa bene liberarsi in un pianto.

Stremato si addormenta con le lacrime che gli bagnano ancora il viso.

Si sveglia poco prima di cena e fissa il muro con sguardo assente.

Provo a parlargli, ma è come se non ci fossi.

Arriva la cena in un vassoio che viene posato sul tavolino mobile che si trova sul letto di Louis.

- Mangia un pochino.- dico porgendogli il cucchiaio.

Lo prende con rabbia e lo rimette sul tavolo.

- Devi mangiare qualcosa, Lou. Devi rimetterti in forze.- cerco di convincerlo.

In risposta tira un calcio al vassoio che finisce per terra rovesciando tutto il cibo.

- Che cazzo fai?-

La mia reazione non sembra turbarlo. Fa finta di nulla e torna a fissare il muro davanti a lui.

- Louis, non chiuderti in te stesso, comunica con me, troviamo un modo! Voglio solo che accetti la cosa, so che è difficile, ma insieme possiamo farcela.- dico disperato.

Lui non reagisce in nessun modo, continua a fissare il muro.

- Io non so più cosa fare.- dico stremato.

Like the first time - LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora