11.Quello che ho in testa non é ghiaccio

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La mia mente era offuscata.
Due giorni prima Brayden mi aveva scioccata con le sue parole, ma ero rimasta ancora più impietrita davanti alla visione del collasso del dottore.

Sentivo che dentro al Verlame c'erano dei segreti. E poi cosa aveva detto prima di cadere per terra?
Aveva biasciato qualcosa senza senso.
Una lettera con qualche numero. Ma al momento non avevo la testa per ricordarmi le sue parole, ci avrei pensato dopo.

Avevo passato gli ultimi due giorni chiusa in camera mia senza vedere né Diane né Ely né Vincent.
Jake era passato a portarmi del cibo tre volte al giorno.
All'inizio si era preoccupato della mia salute ma quando aveva capito che io non avevo intenzione di confidarmi con lui non mi aveva più fatto domande.

Il mio riflesso nello specchio era cambiato rispetto ad una settimana prima, a parte  il fatto che i miei capelli ora ricordavano la calotta artica, mi sentivo diversa, forse il fatto di avere qualcosa di speciale mi aveva resa più determinata, più concisa , più adulta.

Zahira Orbrest era cambiata.
E non volevo rimanere chiusa in questa stanza per un minuto di più. Mi sentivo improvvisamente claustrofobica.

Mi mancava parlare con quelle tre persone per cui ,ancora non sapevo spiegarmi il motivo, si erano avvicinate a me e io le avevo trattate come degli stupidi.
Mi sentivo superiore.

Dopo la visione di Brayden a terra e l'esperienza dentro la stanza delle prove mi ero trasformata.
Come quando al bambino viene tranciato il cordone ombelicale io sentivo che mi ero staccata da una persona che non assomigliava alla vera me stessa, quella ragazza che ora si stava specchiando ero io, e mi ci ritrovavo completamente.

Capii che avevo avuto troppa paura di cambiare per rendermi conto di quanto a volte dei cambiamenti servano per dare una svolta alla vita.

Feci una carezza ad Hero che se ne stava appisolato sul tavolo e mi vestii per ritornare alla ,per me nuova ,routine del Verlame.
Erano le 11:28, non sapevo che cosa si facesse a metà mattinata nell'istituto ma secondo quanto mi aveva detto Vincent ci si esercitava per sviluppare al meglio le doti.

Vagabondai un po' per l'istituto cercando di incontrare qualcuno che conoscessi per chiedere dove sarei dovuta andare. Non che le probabilità fossero molte di incontrare qualcuno di noto dato che conoscevo a malapena cinque persone.

Dopo circa quindici minuti svoltai un angolo e trovai Cliff,mi fermai subito. Il sergente Ortiz era la persona che mi dava più sui nervi di tutto l'istituto, non riuscivo a sopportare di vederlo, forse perché era stato lui che mi aveva strappato dalla mia vecchia vita. Anche se ormai avevo deciso che la nuova me era meglio di quella precedente  continuavo a provare un odio profondo per lui.

-Signorina Orbrest- mi salutò lui con un cenno del capo.
Lo fissai.
Erο impassibile.
-Si é per caso persa?- chiese lui avvicinandosi.
-No- affermai stizzita.
Ortiz si grattò il dorso del naso aquilino e fece un sorriso storto.
-Ah no?- domandò - e allora perché si sta dirigendo verso i bagni per il personale?- .
Avevo cliccato un bottone a caso dell'ascensore mi sembrava fosse il 3 ma non ne ero sicura.
-Magari perché ho bisogno di una rinfrescata- risposi stizzita.
Lo superai a passo deciso.
-Se sta cercando i suoi amici deve scendere nel giardino e andare nella zona per le esercitazioni- affermò lui facendomi fermare.
-Mmhh- borbottai girata di spalle.
Come si arrivava al giardino? Me lo ero scordata, qui era tutto un enorme labirinto.
-Se si sta chiedendo come ci si arrivi, posso accompagnarla-si offrì lui, evidentemente mi aveva letto nel pensiero.

Non mi andava di rimanere a girovagare per i bagni del Verlame quindi mi girai verso di lui e ,cercando di mantenere un tono orgoglioso, dissi:-Andiamo-.
Il sergente cercò di trattenere un sorriso.
-Signorina Orbrest?- mi chiamò lui prima di incamminarsi.
-Mmhh?- mugugnai.
-Le dona il nuovo colore di capelli-sentenziò.
Sbuffai sonoramente e insieme ci dirigemmo nel giardino.

A trail of ashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora