Capitolo 17

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La bambina continuava a fissarmi anche mentre camminavo.
-Come ti chiami?- chiese lei piantando i suoi occhi sul mio viso.
-Sasha- risposi continuando a controllare che non arrivasse nessuno da dietro.
-Dove andiamo?-
-Nel mio camper... Ti piace il succo di frutta?- chiesi io per sdrammatizzare.
-Alla pesca e all' ananas. Ma il mio preferito è all' Ace-
Non dissi più niente e girammo a destra per salire su nella via.
Non c'erano luci di roulotte aperte. Non c'era ancora nessuno.
Entrai in veranda e aprì la porta del camper facendo accomodare Melody sul divanetto ad angolo.
Aprì il frigo cercando il cartone del succo.
Presi un bicchiere e richiusi il frigo versando il succo nel bicchiere in vetro.
Mi sedetti vicino a Melody e la osservai bere il succo.
-Dov'è mia sorella?- chiese lei guardandomi mentre posava il bicchiere vuoto.
-Sta arrivando- la rassicurai io.
Continuammo a fissarci per un paio di minuti.
Poi la vidi sbadigliare.
-Sei stanca?- chiesi io fissando l'orologio. Era quasi mezzanotte e mezza.
Lei annuì.
Mi alzai e la presi in braccio per appoggiarla sul letto.
-Resti con me finché non mi addormento?- chiese lei sbadigliando di nuovo. Spensi la luce principale e attivai una lampada da comodino vicino al letto.
La luce soffusa creava un' ambiente perfetto per addormentarsi.
-Va bene- dissi io mettendomi di fronte a lei.
Mi ero messa in posizione fetale in modo tale che Melody si mettesse con la testa sul mio petto e le ginocchia sulla mia pancia.
Le accarezzai i capelli rossi fluenti e in meno di pochi minuti le sue palpebre coprivano quei bellissimi occhi verdi smeraldo.
Era simile a James per certi versi. I suoi capelli però, non odorano di lavanda, bensì di miele.
Sostenevo la testa con il braccio appoggiato sul materasso e continuavo ad accarezzarle la testa affinché si addormentasse.
Chissà cosa gli avrà fatto Lukas. Cosa gli avrà detto. Insomma la bambina sembra più sveglia di quanto non lo sia.
Guardai l'orologio e le lancette segnavano l'una meno un quarto.
Cominciavo a preoccuparmi. Non era arrivato ancora nessuno. Non sentivo nessuno, solo alcuni grilli.
Passarono i minuti e i miei pensieri mi inondarono la mente. Rendendola ancora più confusa.
Voltai la testa di scatto e Justin mi osservava stanco.
Feci fatica a riconoscerlo. Mi alzai cautamente e mi diressi verso di lui, gli toccai il viso leggermente sporco di terra.
-Voglio sapere Justin. Tutto- sussurrai prima di abbracciarlo.
Lui mi strinse e inconsapevolmente una lacrima mi scese giù per il viso.
-State tutti bene?- chiesi io staccandomi da lui.
-Vieni giù, sé no la svegli- disse guardando Melody arrotolarsi tra le lenzuola.
Scesi giù e chiusi la porta.
Uscimmo dalla veranda e Justin si diresse nel bagno.
C'erano tutti. Non in piene forze ma c'erano.
Layra mi guardò dall'alto in basso e guardò dietro di me. Voleva vedere Melody.
-Sta dormendo- dissi io guardando altrove.
-Sasha...- cominciò Justin. Mi girai verso di lui preoccupata.
-Voglio sapere- dissi.
Tutti erano sui lavandini per lavarsi e togliersi lo sporco di dosso.
-Allora... Sarà difficile...-
-Non importa- feci io.
-Tutto accadde quindici anni fa... Tuo padre era fin da allora un manager. Viaggiava in continuazione... Nel gennaio del 2001 un'azienda di Los Angeles gli propose un lavoro stabile. Lui accettò. Poco tempo dopo incontrò tua madre. Una donna felicemente sposata da otto anni con un figlio di quattro anni. Lei lavorava come commercialista di quell' azienda quindi passavano moltissime ore insieme. Si innamorarono e lei rimase incinta quasi subito. Tradì la fede di suo marito per quella di tuo padre. Un perfetto estraneo. Alla tua nascita il marito di tua madre notò delle disuguaglianze che non corrispondevano con nessuno dei due. La uccise strangolandola dopo la tua nascita. Il giudice lo considerò un tradimento di fede, quindi ti affidò alla famiglia del marito di tua madre. Ma tuo padre non la prese bene... ti prese e ti portò via, dall'altra parte dell' America. Il marito di tua madre pochi anni dopo andò in carcere per dei crimini violenti e il figlio venne affidato ad una famiglia benestante...- finì il tutto guardandomi perplesso.
-E cosa c'entra Lukas? Cosa c'entra con me?-
-Il marito di tua madre è il padre di Lukas- intervenne Layra.
Il mondo mi venne addosso.
-Quindi sarei... la sorellastra di Lukas?- conclusi io.
Justin annuì mentre io cominciavo a collegare il tutto.
-E tu cosa c'entri?- chiesi guardandolo.
-Ecco... io sono suo cugino... mio padre era il fratello del padre di Lukas- ero ancora più confusa.
-Quindi... saresti una specie di... cugino di quarto o che ne so?- chiesi io malinconica. Nessuno fiatò. Perché forse nessuno sapeva come reagire.
-Si...- rispose lui.
-Sasha...- cominciò lui.
-Scusa Justin... lasciami in pace- dissi allontanandomi.
-Sasha ti prego!- disse lui avvicinandosi.
-Non toccarmi Justin!- urlai io allontanandomi ancora di più.
Feci un paio di passi e qualcuno mi prese il braccio. Reagì d'istinto.
L' impatto con la guancia di Justin fece uno schiocco sonoro.
-Questo è per la menzogna in cui mi hai fatto vivere!- esordì io con le lacrime agli occhi.
Lui rimase fermò dov'era e io mi allontanai correndo.
Entrai in camper e chiudendomi la porta alle spalle crollai sulle ginocchia.
La lacrime uscivano senza limiti. I singhiozzi ormai si erano abituati ad essere dei sussurri, ma il mondo mi crollò letteralmente addosso.
Lukas è mio fratello.
Justin mio cugino.
E mio padre non è mio padre.
Ho sempre vissuto nella bugia che mio padre ha messo in atto.
Mi coprì gli occhi con le mani e appoggiai i gomiti sulle ginocchia continuando a sfogarmi su me stessa.
Sentì delle manine accarezzarmi la schiena.
Alzai il viso e i capelli di Melody sovrastavano la sua piccola corporatura.
-Non piangere...- disse lei mostrando un debole sorriso.
La abbracciai senza sapere il perché. Avevo bisogno di qualcuno che non mi nascondesse niente.
A partire da mio padre.

Aspettai mio padre in veranda. Ero seduta e davanti a me la televisione parlava a vuoto. Thomas non c'era. Era ritornato nel suo camper.
Dal giorno dopo, quando mi era stato rivelata la verità, nessuno dei ragazzi mi aveva rivolto parola.
Nemmeno Layra che era venuta a riprendere Melody era riuscita a dire qualcosa.
Un paio di ragazzini correvano per la via producendo un lieve fastidio ma non era comparabile al caos che c'era nella mia mente.
Tutti quei "ti giuro", "è la verità", "non ti preoccupare" erano solo parte di uno spettacolo.
Sarei tentata di andare da Lukas e dirgli che ha ragione. Non so per quale oscuro e segreto motivo ma ha ragione.
-Tesoro... Che sorpresa- disse lui con voce profonda senza velature bugiarde.
-Perché non mi hai detto la verità?- chiesi io alzandomi.
Appoggiò il bagaglio per terra e mi guardò strano.
-Su che cosa?-
-Su tutto. Sulla mia vera vita... papà- dissi incerta. Come lo dovevo chiamare ora?
Sul suo viso scese la tristezza amara.
-Papà! Perché non me l'hai detto!- alzai la voce. Stavo cominciando a perdere la calma.
Se non l'avevo già persa.
-Te lo avrei detto Sasha, lo giuro-
-Non giurare! Mi hai fatto vivere una vita perfetta solo per nascondere la verità! Questo non è un gioco papà!- urlai io sbattendo la mano sul tavolo provocando un tonfo sordo.
-Sasha, io ti voglio bene, lui non te ne avrebbe voluto. Saresti vissuta nella falsità ancora di più!-
Almeno sarei riuscita a capire la distinzione tra il vero e il falso.
-Mi hai portato via solo per compassione, quindi?- calò un piccolo silenzio macabro.
-Rispondimi- urlai ancora.
-Si Sasha, ti ho portata via solo perché quel frugoletto che stava in coperte di lana rosa e con quegli occhioni azzurri mi faceva compassione. Hai gli occhi di tua madre, Sasha. Avevo solo te di lei- disse lui mentre una lacrime gli segnava il volto asciutto e tirato.
-Sono tua figlia?- chiesi io tranquilla.
-Cosa?-
-Sono tua figlia?- ripetei.
Non mi rispose.
Lo superai e lui alzò un braccio per bloccarmi ma non ebbe la forza per farlo. La riabbassò subito che lo superai.
Erano le sei e a differenza degli altri mesi cominciava a sentirsi il leggero freddo della fine di luglio.
La felpa leggera che avevo addosso lasciava traspirare l'aria facendomi venire i brividi dalle ossa.
Non c'era nessuno in giro. E questo mi provocò un dubbio. Perché?
Ma non mi fermai a pensare o a chiedere il perché in giro ma continuai su quella strada che la potevo percorrere ormai ad occhi chiusi.
Il fumo riempiva la veranda e Joe insieme a Micheal e a Jonas erano seduti in veranda provocando quella terribile nube.
Joe alzò lo sguardo e notai il suo livido sul mento.
-Che vuoi?- chiese lui alzandosi.
-Voglio vedere Lukas- dissi incazzata.
-Sei da sola?-
Sono sempre stata da sola.
-Si- dissi mentre mi guardavo intorno.
-Aspetta un' attimo- disse lui gettando la sigaretta per terra e rientrando in camper.
Attesi alcuni secondi mentre osservavo Micheal e anche il suo livido sulla guancia.
Joe scese e mi fece cenno di salire. Attraversai la veranda e Jonas posò gli occhi sui miei.
Salì su e Jennifer uscì da una delle due stanze da letto solo in intimo.
-Spero che sia una cosa intelligente e non una delle tue stronzate- disse lei prendendo un vestito e indossandolo. La osservai chiudersi la porta dietro le spalle e sentire il silenzio totale. Non era mai capitato là dentro.
Passarono i minuti e Lukas non usciva. Mi sedetti sul tavolino e sbuffai cercando di capire cosa gli potessi dire.
"Ehy, scusami per tutto, ma ho capito che avevi ragione a tenermi, insomma, ieri ho solo scoperto che sei mio fratello e che mio padre, quello vero intendo, non lo mai conosciuto"
Come minimo mi manda a fanculo.
Continuai ad aspettare guardando anche fuori dalla finestra.
Poi un sospiro di vento smosse i miei capelli e la sua presenza mi provocò un brivido.
La sua voce mi fece perdere il controllo e come una foglia mi fece trasportare dal vento.
-Sasha-

La ragazza che giocava con i ragazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora