CAPITOLO XIII

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Ancora una volta non riesco a dormire.
Maledizione.
Troppi pensieri per la testa, troppa adrenalina per le vene.
Questa volta rimango a letto a fissare il soffitto scuro, come un cielo notturno senza stelle.
Continuo a ripetermi di essere coraggiosa, di essere all’altezza di quello che sono. O meglio, di quello che sono diventata.
Voglio diventare anche io come Derek, proteggere chi ne ha bisogno. Non essere difesa.
Sono circa le 3.15 quando il mio telefono inizia a vibrare sul comodino.
Mi chiedo chi possa essere a quell’ora e leggo sul display che si tratta di Styles.
- Styles – rispondo, sottovoce.
- Ehy Sidney! – lui invece sta urlando – Co... come stai? Insomma... stai bene?
Inizia a farfugliare una marea di cose, ma la mia mente è in palla e non riesce a seguirle tutte.
- Sto bene – lo fermo ad un certo punto. Sono sicura che altrimenti avrebbe continuato.
Lui riprende fiato.
- Sicura?
Mi lusinga il fatto che sia preoccupato per me.
- Sì, Styles. C’era Derek con me, per fortuna.
- Sì.. beh... già – balbetta – è stata una fortuna che ci fosse lui. Lui e Scott salvano sempre tutti.
Per la prima volta mi trovo a chiedermi come possa sentirsi lui come unico essere umano. In fondo lui può contare sul suo notevole intelletto, ma non credo che sia la stessa cosa di essere un lupo mannaro, un cacciatore o una strega.
- Che ci fai sveglio a quest’ora? – gli chiedo, stropicciandomi gli occhi.
- Io... sono a dormire a casa di Scott perché mio padre lavorerà tutta la notte alla centrale di polizia. E, beh, Derek è entrato dalla finestra e ci ha spiegato tutto. Volevo assicurarmi che stessi bene.
- Grazie per esserti preoccupato per me.
- Non... non c’è di che – risponde.
Intanto sento una voce assonnata, in sottofondo, che lo supplica di chiudere la chiamata.
- Io... scusa devo andare – mi dice – sai com’è, Scott vuole dormire.
Ridacchia e questo mi fa sorridere.
- Allora a domani, buonanotte.
- A domani – mi risponde dolcemente.

La mattina dopo finalmente arriva, al seguito di una notte insonne.
Dopo aver messo chili di trucco e aver bevuto litri e litri di caffè, esco per andare a scuola.
Al solito posto mi riunisco con gli altri ragazzi. Manca solo Styles e mi chiedo dove possa essere, dato che è sempre in anticipo.
Mi sono accorta di aver interrotto un discorso importante, dalle espressioni serie che hanno tutti.
- Che mi sono persa?
Allison lancia uno sguardo a Scott, mentre Liam e Isaac mi osservano in modo strano.
- Abbiamo saputo di ieri – dice Scott.
- Sì, beh... Styles me l’ha accennato attorno alle tre di notte.
- È una faccenda seria – mi ammonisce.
Sospiro.
- Si tratta di un branco di Jutovish. Sono lupi mannari degenerati in creature completamente... bestiali.
- Cosa li ha resi così?
- La brama del potere, gli innumerevoli omicidi di cui sono colpevoli. Ormai hanno perso ogni sentimento umano. Sono spietati e ambiziosi. Probabilmente vogliono il potere di una Makutu per saziare i loro animi e per poter vivere qualche centinaia di anni in più.
- Centinaia di anni!? – dico, sorpresa.
- Sì. La strega ti ha trasmesso un potere enorme, Sidney. E lei è morta proprio a causa delle sue doti.
Se sta cercando di spaventarmi ci sta riuscendo bene.
- Lei stava scappando – interviene Allison – dai Jutovish. Speravamo di trovarla in tempo per aiutarla, ma si era già sacrificata.
- Questo significa che è stata lei stessa a provocare l’incidente? – ero più che sorpresa – si è suicidata?
- Ormai tutti i Jutovish nei pressi di Beacon Hills sapevano che era lei, la Makutu. Le stavano dando la caccia. E se lei non si fosse consegnata a loro, le persone a lei vicine sarebbero state uccise. Così ha trasmesso il potere a qualcun altro, per eliminare la minaccia che gravava sulla sua famiglia e perché ormai pensava di essere spacciata.
- E perciò ha dato i suoi poteri a me – concludo – ma perché? Perché a me?
- Avrà visto qualcosa di particolare – dice Isaac sorridendo – noi non possiamo saperlo. È così e basta.
È così e basta. Certo. Non è lui quello che sta rischiando di essere sacrificato come elisir di lunga vita.
- E ora che si fa? – chiedo.
- Ora li combattiamo – risponde la voce di Styles.
Appare alle mie spalle, tutto affannato. Ha la camicia svolazzate e la cartella tenuta distrattamente su una spalla. Si nota che ha corso.
Mi piace che dica “combattiamo” come se anche lui dovesse farlo. Certamente non sarebbe in grado di fronteggiare un Jutovish corpo a corpo, ma il suo ingegno sarà fondamentale.

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