Capitolo XVII

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- Dici che ci hanno seguiti fino a qui?
- Sì, credo di sì.
Mi lascio cadere contro lo schienale, sbuffando.
La macchina sfreccia veloce per la strada deserta.
Il tempo sembra passare lentamente, mentre io fluttuo tra i ricordi di quel breve ma intenso pomeriggio.
Mi rendo conto di avere un sorriso ebete stampato in faccia e torno seria in un attimo.
Osservo Styles che sta cercando di prendere il cellulare mentre sta guidando. Gesticola come un orso bruno che balla l'hip-hop, ma non riesce a raggiungere il telefono.
Lo prendo io e faccio per passarglielo, ma lui mi indica con un cenno del mento.
- Chiama Scott. Digli che ci vediamo tra venti minuti al loft di Derek.
Annuisco e sblocco la tastiera. Ho il batticuore, come se stessi per scoprire qualcosa di importante, nascosta nel telefono.
Invece trovo in breve tempo il numero di Scott e faccio tutto ciò che Styles mi ha chiesto.
Quando chiudo la telefonata rimango ad osservare il mio amico. Ha un'espressione troppo seria, non gli appartiene.
- Cosa c'è che non va? – gli chiedo.
Lui sembra risvegliarsi da uno stato di trance.
- Cosa? No, niente. Tutto bene – accenna un sorriso, ma non è nemmeno lontanamente simile ai suoi soliti, dolci, caldi sorrisi.
Mi sistemo meglio sul sedile, così da guardarlo in faccia.
- Styles – dico, seria – puoi dirmelo.
Lui rimane in silenzio, ma noto la sua mascella irrigidirsi, come se stesse stringendo i denti.
All'improvviso colpisce il volante con un pugno, ma senza perdere il controllo.
- È solo che... sono stanco di essere così inutile. Io... cosa ci faccio con quelli come voi? Sono un semplice, debole umano. Nient'altro. Niente super-poteri. Niente trasformazioni – mi guarda con gli occhi pieni di dolore – non sono riuscito a fare niente per te, poco fa. Non ero in grado di aiutarti. Capisci? Io...
Non dice nulla per un po', e io rispetto i suoi tempi.
Mi si è spezzato qualcosa dentro, come se riuscissi a sentire la sua tristezza, ma ancora non gli dico che non ha idea quanto anche solo la sua presenza possa essere d'aiuto.
- Vorrei poter dare davvero un contributo in tutto questo, per una volta essere l'eroe, non quello che viene salvato.
Quando vede che non dico nulla si volta a guardami, perplesso.
Io sto sorridendo, e questo lo stupisce ancora di più.
- Che c'è?
- Niente – rispondo, senza smettere di sorridere – pensavo solo che tu sei alla pari degli altri, anzi. Loro è vero, hanno la forza fisica, ma... non hanno il tuo cervello, non hanno la tua intelligenza. E a te non è stata regalata o donata per sbaglio, come il morso da licantropo. Tu sei un piccolo genio, e lo sei di tuo, solo-per-merito-tuo.
Lui sorride compiaciuto, ma c'è ancora un velo di tristezza nei suoi occhi.
Gli sfioro la mano che stringe la cloche e lui sussulta, ma poi sembra tranquillizzarsi.

Finalmente arriviamo sotto casa di Derek.
Saliamo di corsa per le scale e di nuovo Styles mi distanzia. Appena se ne accorge si ferma e mi aspetta. Poi mi prende la mano e rinizia a correre.
Quando entriamo nel loft sono già tutti lì e ci osservano con curiosità.
Ora che ci faccio caso siamo ancora tutti bagnati, coi vestiti appiccicaticci premuti contro la pelle.
- Ho paura a chiedervi cosa steste facendo – dice Peter.
Mi sento terribilmente in imbarazzo e noto che è così anche per Styles.
Avanziamo verso il tavolo attorno al quale sono tutti riuniti, mentre Liam ci porta un paio di asciugamani.
Mi avvolgo dentro al mio e per sbaglio incrocio gli occhi di Derek.
Mi sento terribilmente brutta, con i capelli bagnati e la faccia senza trucco.
Poi mi costringo a non dare peso a quello che lui possa pensare di me. Non mi importa.
Lancio uno sguardo a Styles, seduto in un angolo, e mi siedo accanto a lui.
- Allora? Ci dite cos'è successo o no? – ci incalza Peter.
Styles racconta ogni cosa, per filo e per segno, ed è quasi come rivivere per la seconda volta quel divertente pomeriggio.
Fino all'arrivo dei Jutovish e allo strano viaggio di ritorno.
Troppi dettagli inutili, io avrei omesso la maggior parte della storia, ma in quel momento non contava quello che io avrei fatto.
- Dunque sanno già che è Sidney. E la stanno cercando – dice Scott pensieroso.
Derek è immobile con le braccia incrociate, col suo sguardo duro e gli occhi di ghiaccio.
Peter ha l'aria distratta, mentre Allison, Isaac e Liam aspettano che Scott dica qualcosa.
- Dobbiamo attaccarli, allora – conclude lui – troviamoli e prendiamoli.
- Prendiamoli? Scott – ridacchia Peter – dobbiamo ucciderli, non li fermeremo mai, altrimenti.
- Peter – ribatte l'altro, calmo – placa i tuoi istinti omicidi. Non uccideremo se non è necessario. Ma non possiamo limitarci a fuggire da loro. Dobbiamo combatterli. 

Moonlighters (Teen Wolf)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora