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Harry guardò il sangue colare lentamente dal coltello, con il fascino a cui si era abituato col tempo. Il corpo di fronte a lui era mutilato, a malapena identificabile come un essere umano. Non era normale, lo sapeva, essere orgoglioso di se stesso per quello che aveva fatto. Lo rendeva pazzo, lo rendeva crudele, lo rendeva un criminale. Ma non era neanche colpa sua; qualcosa nel suo cervello gli faceva amare l'odore della morte e il rumore delle urla strappate da una gola spezzata. E onestamente, chi potrebbe mai avere il potere di negare la propria natura, negare la persona che è in realtà, nel tentativo di salvare qualcun altro?

Sicuramente non lui. Sicuramente a nessun altro veniva data la sua etichetta, il suo stereotipo. Sicuramente non agli altri assassini del passato, presente e futuro. Perché loro lo sapevano. Capivano che qualcosa li aveva fatti diventare così, gli aveva fatto desiderare di uccidere quelle persone di minore importanza, con le loro vite perfette, le loro menti normali e le loro famiglie felici. Qualcosa gli aveva fatto realizzare che sopravviveva solo il più forte, e questo l'aveva reso il più forte di tutti. Colui che era capace di eliminare esattamente diciassette persone in un anno senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio.

Non doveva neanche sforzarsi più di tanto. Copriti la testa, le mani, i piedi. Dopo datti una ripulita. Non allontanarti dalla zona. Sii educato. Comportati come i tuoi coetanei. Non ti cattureranno mai.

Non trovava neppure difficile scegliere una vittima. Tutto quello che doveva fare era scegliere qualcuno che avesse un interesse particolare per le notizie, qualcuno che sospettava qualcosa o aveva scoperto qualcosa di troppo. La polizia non era un problema; avevano altri casi più importanti da seguire. Ma quelli intelligenti, quelli che guardavano il notiziario con uno sguardo calcolatore quando gli veniva detto che c'era un violento assassino in giro per la città? Quelli erano coloro che dovevano preoccuparsi.

La loro età non aveva importanza. Il loro sesso non aveva importanza. Colore degli occhi, ceto sociale, situazione economica, lavoro o passatempi. Nulla di questo aveva importanza . Aveva ucciso uno o due senzatetto nella sua vita, seguiti da un ricco imprenditore e la sua adorabile moglie.

La moglie era stata il vero premio, però. Aveva assaporato ogni singolo urlo che aveva emesso, ammirato il modo in cui il suo sangue aveva macchiato i suoi capelli e colorato la sua candida pelle. Harry aveva apprezzato il modo in cui l'aveva supplicato e l'aveva risparmiata, dichiarando che avrebbe solamente preso il denaro e se ne sarebbe andato. E quando aveva dato una ripulita, si era assicurato di farla apparire carina per le telecamere che sarebbero arrivate la mattina dopo. Sempre che potesse essere carina coperta dal suo sangue e da quello del suo partner.

Perché il momento in cui l'aveva supplicato di risparmiarla era stato il suo preferito, davvero. Vederla offrigli tutto quello a cui tenevano, rivelando la loro vera natura. Arrivando addirittura ad offrire i loro figli al posto loro, in caso non avesse funzionato nient'altro. Era veramente magnifico come volubile e inaffidabile era diventata la razza umana nel corso del tempo.

Harry pensò a ciò mentre puliva, controllando che non fosse presente sangue sotto le sue scarpe e asciugandosi la faccia con un fazzoletto. Rifletté su cosa avrebbe offerto lui, se fosse stato al posto delle sue vittime. Ma non ci mise molto a realizzare che lui non aveva niente da offrire - ma non aveva importanza. Nessuno avrebbe mai ottenuto il meglio di lui, nessuno sarebbe mai stato in grado di indurlo a supplicare qualcuno. Non l'avrebbe mai permesso.

E fu così che lasciò il luogo, fiducioso delle sue capacità. Fu così che si diresse verso il tetto, salendo le scale antincendio e aspettando di arrivare in cima per rivelare anche la minima parte del suo aspetto. Harry era sveglio. Harry era intelligente. Sapeva come fuggire dopo un delitto, sapeva bene quanto veloce e quanto lontano doveva correre per ottenere il giusto slancio per saltare sull'edificio successivo. Harry era furbo.

Era abbastanza lontano quando si fermò, decidendo finalmente di eliminare il resto delle prove. Esposto alla fredda aria notturna, si mise velocemente dei vestiti più adatti a uno della sua età – jeans, una maglietta con una frase spiritosa o con il nome di una band plastificato nella parte davanti, un anonimo cappotto nero. Liberò i suoi riccioli dal loro nascondiglio, togliendo il passamontagna nero dalla sua bocca sorridente e dai suoi vivaci occhi verdi. I guanti si unirono al resto. Aprì la fiaschetta, rovesciando l'alcool sui suoi vecchi vestiti e sulla corda con cui aveva legato la donna. Accese un fiammifero, e il mucchio prese fuoco con un ruggito.

Harry aspettò finchè il fuoco morì, fino ad essere certo che la puzza di alcool e fumo avesse coperto ogni traccia di sangue o morte presente sulla sua pelle. Poteva apparire come un qualsiasi altro ragazzo di diciotto anni che si era messo nei casini e si muoveva furtivo per la città. La sua età era il suo segreto, in realtà;  nessuno avrebbe mai sospettato che qualcuno così giovane come lui fosse in realtà così pericoloso, così senza cuore.

E questo era tutto quello che era rimasto, in realtà. Il coltello era l'ultima cosa di cui si sarebbe dovuto sbarazzare. Era questa la fregatura, lo sapeva. Trovare un posto dove nascondere l'arma che la polizia avrebbe iniziato a cercare appena si fosse accorta che quest'ultima mancava. Era stata un'abile mossa usare qualcosa proveniente dalla cucina della vittima; non avevano alcun modo di connettere l'omicidio al proprietario dell'arma, perché il proprietario era morto a terra.

Harry scese le scale antincendio, dirigendosi verso la strada. C'era un piccolo bar all'angolo in cui non era mai stato, in cui non sarebbe stato facile riconoscerlo. Sapeva che era il punto di ritrovo in cui altri studenti che frequentavano la sua stessa scuola passavano il tempo attorno a quell'ora, quando il solito ritardatario era finalmente riuscito a scrivere quel tema e aveva deciso che aveva bisogno di caffeina per riprendersi. Un volto in più in quella massa non avrebbe sicuramente fatto la differenza.

Scivolò dentro il bar, salutando alcune persone che riconobbe e ignorando quelle che non riconobbe. Si infilò in uno dei tanti bagni, buttando il coltello nel water e tirando l'acqua, guardando mentre l'acqua si tingeva di rosa a causa delle piccole gocce di sangue che Harry non si era preoccupato di rimuovere. Guardò mentre l'arma, più piccola della sua mano, veniva spazzata via e lasciava questo mondo per sempre. Uscì poi dal bagno e ordinò un tè.

Uno sconosciuto stava guardando il telegiornale locale. Era stato trovato un altro corpo - il quarto, questa settimana. Le fonti dicevano che la polizia era sul luogo del delitto - era stata chiamata dalla moglie quando era arrivata a casa e aveva trovato suo marito fatto a pezzi, che giaceva in una pozza di sangue sul pavimento del loro appartamento.

Il ragazzo sembrava essere molto interessato mentre guardava il notiziario, sporgendosi in avanti sulla sedia e posando il bicchiere. La frangia gli ricadde sul viso ma lui la buttò indietro quasi immediatamente, non volendo perdersi neanche un dettaglio del caso irrisolto. Era seduto al tavolo con altri tre ragazzi, tutti con il proprio computer davanti ed un documento aperto. Ma quel ragazzo non sembrava essere neanche minimamente interessato ai compiti, al momento; c'era una nuova storia, un nuovo mistero da risolvere.

Harry sorrise. Aveva trovato un bersaglio.

Damaged Goods - Larry Stylinson // ITALIAN TRANSLATIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora