28° - Al parco

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Fummo di nuovo in macchina, e non spiccammo parola.
Forse per disagio, per imbarazzo. Sta di fatto, che non avevo il coraggio di parlare di altro, facendo finta che nulla fosse accaduto.
E, a quanto pare, neanche lui.
Quando fummo a casa, prima che mi diressi in camera per cambiarmi, lui mi disse: "Fatti una doccia, che ti porto a fare un giro" e mi sorpresi un po', perché, a quanto ebbi notato, lì in torno non c'era molto da vedere. Era un quartiere abbastanza isolato.

"Okay" risposi, e subito andai in bagno per farmi la doccia.
In poco finì, lasciandomi i capelli bagnati, permettendo, così, al sole di asciugarli.
In estate non usavo mai il phon.
Finito, mi sedetti sul divano, aspettando che anche Dylan finisse di prepararsi e chiamando, nel frattempo, la mia migliore amica, che mi aveva teso una bella trappola.
Tre squilli, ma non rispose, finché poi non scattò la segreteria.
Ci riprovai. Nulla.
Ancora una volta, ma quella stronza sembrò non volermi proprio rispondere.
Così, accesi la tv e vidi cosa trasmisero di bello.
Quando scese le scale, con un jeans nero ed una canotta bianca, puntai il mio sguardo su di lui. Era davvero affascinante, e forse avrebbe potuto anche piacermi, se non fosse stato per quel suo atteggiamento odioso.
Disse che avremmo dovuto andare, e così spensi la tv ed insieme uscimmo dalla casa.

Avevo messo un pantaloncino bianco a vita alta ed un crop-top nero. Volevo star fresca in quelle giornate così calde.


Ci mettemmo in macchina e Dylan partì. Il tragitto non fu affatto lungo, dopo pochi minuti arrivammo di fronte un parco, un parco che conoscevo benissimo.
Estremamente grande e sempre pieno.

Davvero fantastico.
La numerosa erba che cresce sul terreno, da a quel parco un aspetto accogliente, ed i fiori lo rendono ancora più bello. Alcuni alberi sono alti, e se ci si siede appoggiandosi ad essi, si viene completamente coperti dall'ombra, altri sono più bassi.
Scendemmo dalla macchina e ci dirigemmo insieme all'entrata.
Quando ero piccola, ricordo che io, mio fratello e mio padre andavamo sempre lì, facendoci dei giri con la bici per tutto il contorno e prendendoci, alla fine, sempre un gelato.
C'erano persone che facevano footing, cani che correvano, gruppi di ragazzi della nostra stessa età che giocavano a calcio. Un movimento bellissimo.
"Vieni con me" disse poi, facendomi cenno di seguirlo. Feci come mi disse.
Chissà quale altra strana idea si era fatto venire in mente, pensai subito.
Ma quando mi si mostrò davanti gli occhi quella bella immagine, io nonpotei che rimanere senza fiato.    

Nè amici, nè fidanzati. Semplicemente innamoratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora