Il suono della campanella segna la fine delle lezioni.
I bambini si alzano in piedi all’unisono ed escono dalla classe in maniera ordinata.
«Signorina Grace?» la piccola Maggie si avvicina timida alla cattedra, «Tu sei come me... da grande?»
È incredibile come certe cose rimangano sempre uguali, penso mentre sono sul treno.
Ho fatto la stessa domanda alla signorina Casey quand’ero bambina. Non vedevo l’ora di crescere, di diventare come lei.
Guardo il mio riflesso sul vetro e mi riconosco a malapena.
La prima volta che ho preso il treno, mi girava la testa per la velocità. Ora non ci faccio più caso.
Willow Bay, con i suoi appartamenti tutti uguali, diventa sempre più piccola, fino a scomparire nella nebbia.
Siamo in tanti in Sala d’Attesa, tutti con lo stesso camice bianco semi-trasparente. Fingiamo di non essere preoccupati, ma lo siamo. Eccome se lo siamo.
Dalla finestra è possibile vedere, poco distante da qui, l’Ospedale. E nessuno di noi vorrebbe essere ricoverato. Aspetto il mio turno senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle pareti bianche del grande edificio. Non posso fare a meno di guardare e chiedermi se sia quello il mio destino.
«Vieni avanti, Grace.»
Finalmente tocca a me. Lascio cadere il camice a terra. È la prima volta che provo un leggero imbarazzo restando nuda davanti ai miei esaminatori. Non so perché. Ormai dovrei esserci abituata. Ci sottoponiamo alla visita di controllo ogni settimana.
Gli esaminatori sono tre e cambiano a rotazione. Alcuni sono simpatici, fanno di tutto per metterci a nostro agio. Con altri, invece, mi sento come un insetto sotto vetro osservato al microscopio.
Appoggio la provetta con le urine sulla scrivania. Il dottore dai capelli rossi mi preleva un campione di sangue e mi passa frettolosamente un cerotto, mentre il suo collega mi scatta un’istantanea da inserire nel mio fascicolo, insieme alle altre.
«Sei dimagrita.» nota.
«Mangi regolarmente? Prendi le tue medicine?» s’informa la dottoressa bionda.
«Certo.»
Se così non fosse, se ne sarebbero già accorti.
«Fai attività sportiva?» mi chiede il dottore dai capelli neri.
«Corro tutti i giorni. Per un’ora.»
Lui annuisce e scrive qualcosa sulla mia scheda.
La dottoressa bionda continua a fissarmi, «Ti sei tagliata i capelli.»
Non è una domanda.
«Non è vietato.» mi sorprendo a ribattere. È la verità, ma non vorrei essere sembrata sfrontata.
La dottoressa bionda non distoglie lo sguardo, «No, non lo è.» sembra quasi che mi sorrida, «Il nuovo taglio ti dona.»
Mentre aspetto il treno per tornare a Willow Bay, sento chiamare il mio nome.
Mi volto e vedo la dottoressa bionda che mi raggiunge alla banchina.
«Qualcosa non va, dottoressa...?»
«Erin» si presenta.
Loro sanno tutto di noi, ogni più insignificante particolare, mentre noi non conosciamo nemmeno i loro nomi.
«Niente affatto. La visita è andata bene, come sai.» mi allunga un bigliettino scritto a mano, «Se ti dovessi sentire strana, non esitare a contattarmi.»
Annuisco, ma so già che non lo farò.
«Noi siamo dalla vostra parte.» cerca di rassicurarmi, ma nessuna delle due può ignorare come ci sia un abisso tra noi e loro.
Per cena, Mia ha cucinato il suo piatto forte, spezzatino con patate.
Tutti sono allegri, mentre io non posso fare a meno di pensare alla dottoressa Erin alla stazione. Non ero mai stata avvicinata da un’esaminatore prima di oggi.
«Com'è andata la visita, Grace?» mi domanda Debbie.
Continuo a rigirare la mia carne nel piatto, «Dicono che sono dimagrita.»
«Se non mangi...» mi fa notare lei, «A Rob invece l’appetito non manca di sicuro!»
Seduto di fianco a me, Rob sta divorando la cena.
«Com’è andata oggi? Hai visto qualche ribelle?» gli chiede Martin come ogni sera.
«Ho visto qualcosa tra gli alberi.» risponde lui con la bocca piena, «Probabilmente era solo una volpe... o qualche animale selvatico.»
Non ho mai visto un animale selvatico dal vivo.
«Mi piacerebbe vedere com’è, là fuori.» dico a un tratto.
«No, non ti piacerebbe.» risponde Rob senza distogliere lo sguardo dal suo piatto, «Voglio dire... fissiamo degli alberi tutto il giorno, senza che accada mai nulla. È una noia mortale.» aggiunge, ma è troppo tardi.
Ormai so.
Il ragazzo di fronte a me non è Rob.