Capisco che è Ethan ancora prima di aprire la porta. Non si usa bussare da queste parti.
«Pensavo fossi tornato a Southfield.»
«Grace sta male.» dice lui entrando in casa, «Paul dice che i cloni adulti non sopravvivono là fuori. Avevi ragione. Non è la persona che credevo.»
«I cloni devono prendere le medicine tutti i giorni.»
Lui mi guarda spaesato, «Credevo che i medicinali avessero la semplice funzione di combattere l’ansia e la depressione.»
«È quello che ci ha sempre detto Paul, ma si sbagliava... o ci ha mentito.» sono più propensa alla seconda ipotesi, «Quei farmaci sono necessari alla loro sopravvivenza, per questo la maggior parte dei bambini rapiti a Southfield si ammalava.» cerco di spiegargli, «Ogni clone reagisce in modo differente. Noi siamo soppravvissuti e siamo diventati immuni. Per Grace è dverso, ha assunto quei farmaci per troppi anni, non può smettere di prenderli di punto in bianco.»
Ethan si passa le mani tra i capelli poi mi guarda negli occhi, «Tu lo sapevi!» mi urla contro, «Perché non mi hai avvertito?»
«Era una causa persa, io l’avevo capito… e l’aveva capito anche Grace. Se anche vi avessi dato una scorta di medicinali, avreste solo rimandato l’inevitabile. Se Grace tornasse a Willow Bay, i farmaci la terrebbero in vita, ma non l’aiuterebbero più per quanto riguarda la melancholia... Finirebbe in Ospedale, dove le farebbero il lavaggio del cervello. Se te l’avessi detto prima, cosa avresti fatto? L’avresti lasciata qui… abbandonandola al suo destino? Io non credo. Vi ho dato una possibilità, vi ho concesso un po’ di tempo, anche se è stato meno di quanto pensassi.»
Quasi sviene quando vede Maggie. Impiega un paio di secondi a capire che non si tratta della sua Grace.
«Il test di matematica è corretto.» dice lei come se nulla fosse.
Ethan la guarda esterrefatto, quando l’insegnante si allontana, la segue con lo sguardo. È un attimo. Vede i due bambini in giardino, li riconosce.
Poi guarda me, «Cosa stai facendo?»
«Niente che ti riguardi.» gli do le spalle e guardo il mio piccolo clone che corregge l’esercizio del clone di Tommy, «È un esperimento. Sto cercando di dimostrare che, se cresciuti in un certo ambiente, anche i soldati possono diventare scienziati.»
«Non è la vera ragione.» mi prende per un braccio, è una strana sensazione, è passato tanto tempo dall’ultima volta che qualcuno mi ha toccato, «Vuoi dare una seconda possibilità a te e a Tom. Si chiama barare.»
«Non sto barando. Sto introducendo un cambiamento.» mi libero dalla sua presa, «Non sei stato tu a parlarmi di evoluzione?»
«I ricordi più belli di Tommy… riguardano Southfield. Non avresti vissuto niente di tutto ciò qua dentro.» ha ragione, è impossibile pensare a Tommy senza sentire il profumo del bosco, «Se davvero ci tieni a quei bambini, devi portarli il più lontano possibile da qui, prima che sia troppo tardi.»
«Troppo tardi per cosa?»
«Paul distruggerà l’isola.»
Non posso fare a meno di sorridere, «Che novità!»
«Questa volta fa sul serio. È tutto pronto ormai.»
«Sta bluffando.» ribatto io, «Non capisci? Avete bisogno di noi per continuare a esistere. Senza cloni, tra vent’anni non esisterebbero ribelli. Paul vuole mantenere l’equilibrio, esattamente come noi. Senza un controllo della crescita non ci sarebbero risorse sufficienti per tutti. È questo che vuoi? Che ricomincino le guerre? La povertà?» mi avvicino, «Vi ha dato un obiettivo, una speranza, qualcosa in cui credere per tenervi uniti e, allo stesso tempo, rafforzare il suo ruolo di anziano. Ormai avrà più di quarant’anni, non gli resta molto da vivere.»
Ethan evita il mio sguardo, «Questa volta è diverso.»
«Non è mai diverso.» gli accarezzo una guancia e sento la sua speranza che pian piano si affievolisce.