CAPITOLO 8

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Eric sta facendo tutto troppo bene. Prima lo scenario della paura al suo arrivo, il primo giorno, e poi l'addestramento con le armi e quello fisico.
Lui è un Erudito e dovrebbe essere meno allenato per quanto riguarda la parte fisica. Gli Eruditi sono topi di biblioteca, sempre chini sui libri, hanno molta cura per la loro mente ma ignorano quasi totalmente il corpo.
Hanno la conoscenza, ma non la applicano forse per pigrizia o forse perché a loro non importa il detto "mente sana in corpo sano" e così sono un esercito di occhialuti rachitici. Sono davvero in pochi quelli che mettono lo stesso impegno nel prendersi cura del corpo come fanno con la mente.
In ogni caso non hanno la resistenza per correre chilometri o per più di una decina di minuti, Eric sì e la cosa potrebbe sembrare sospetta.
Tutti gli iniziati guardano Eric con sospetto. Arrancano mentre lui sembrava quasi non fare fatica. Si lamentano del dolore alle mani mentre colpiscono il sacco da pugilato, ma lui non si lascia scappare neanche lamento. Le sue mani sono ferite ma non quanto quelle degli altri.
Lui ha già avuto questo tipo di allenamento per una anno. Fisico e mentale; gli Eruditi lo hanno addestrato per tutti e due. È come se avesse fatto un'iniziazione di un anno, prima di fare quella vera.
Eric sa che deve far credere di essere un normale Erudito, magari con la passione per gli Intrepidi e quindi un minimo di allenamento fisico, ma lui sembra non voler recitare bene la sua parte.
A lui piace essere il migliore, vedere la sua perfezione riflessa negli occhi degli altri.
Questo non va bene, è un problema, il suo autocompiacimento ed esibizionismo potrebbero compromettere la missione. Qualcuno potrebbe sospettare qualcosa. Forse non gli iniziati, ma a qualche membro più anziano sembrerà innaturale tutta questa bravura.
Magari esagero, ma Jeanine è stata chiara: non mostrarsi troppo abile e preparato. Fingersi più stanco di quello che è in realtà dopo una corsa, mantenere un ritmo più basso nel colpire il sacco e lasciarsi scappare qualche lamento di dolore e soprattutto fingere di non sapere come usare una pistola o un fucile.
Gli Eruditi non usano armi, non sono contro le armi come gli Abneganti, ma in ogni caso preferiscono non usarle. Loro scelgono di usare la testa per risolvere un problema e non i muscoli.
Eric maneggia le armi quasi come Amar che è il suo istruttore e questo non va bene.
Deve smetterla di pavoneggiarsi in questo modo. Fa tutto questo unicamente per far vedere che è il più bravo, il migliore, come se dovesse fare colpo su tutti, ma non lo deve fare, deve solo mostrare che impara in fretta e non che sa già come fare. Quel ragazzo ha un ego gigantesco.
Oggi è previsto il lancio dei coltelli. Sono sicura che sarà perfetto anche in questo, mi domando quanti lanci all'interno del bersaglio si concederà prima di arrivare a fare tutti centri perfetti.
Devo parlargli prima che inizino gli allenamenti.
Finisco il mio muffin mentre mi incammino verso la palestra.
Guardo dentro. Amar sta sistemando i coltelli su un vecchio tavolo di legno che ha spostato accanto alla fila dei bersagli.
Alle mie spalle sento il chiacchiericcio degli iniziati che stanno per cominciare un'altra pesante giornata di addestramento.
Eric cammina in silenzio nel centro del gruppo. Non ha fatto amicizia con nessuno.
Tutti gli altri, anche se sono qui da pochi giorni, hanno stretto subito amicizie e formato qualche gruppetto. Solo Eric e un altro ragazzo, Tobias "Quattro" Eaton, sembrano gli unici due a non voler legare con nessuno.
Quattro è un Abnegante e da lui mi aspettavo una reazione diversa. Sono pochi i Rigidi che scelgono di diventare Intrepidi e di solito si scrollano di dosso la loro vecchia pelle e, paradossalmente, si fanno degli amici più in fretta di tutti gli altri.
Fisso Eric sperando che capisca che ho bisogno di parlare con lui in privato.
Lui capisce e rallenta il passo in modo da finire in fondo al gruppo, lascia entrare gli iniziati in palestra e si ferma davanti a me.
«Eric, devi smetterla di essere così perfetto» lo rimprovero.
«Perché?» domanda, più strafottente del solito.
«Perché sei un iniziato. Si suppone che quelle cose non le sai fare.»
«Non posso essere semplicemente il più veloce ad imparare?» domanda candidamente.
Peccato che il suo finto candore con me non attacca. So esattamente con chi ho a che fare.
«Sì, se fosse normale imparare una cosa nuova all'istante. Un Erudito non fa molta attività fisica e non spara con pistole o fucili»
«Un Erudito pensa, ha ben chiare le sue attitudini e il suo potenziale, sa cosa comporterebbe la sua scelta e agisce di conseguenza. Esegue ricerche sulla fazione e fa in modo di arrivare alla Cerimonia della Scelta già ben preparato» mi spiega, come se stesse parlando con una stupida.
Quando fa così mi dà sui nervi. Sono Erudita quanto lui e la sua fastidiosa teatralità è mirata a suggerirmi che si ritiene migliore di me.
«Ok. Potresti essere un po' più bravo degli altri iniziati ma non allo stesso livello dei membri effettivi!»
«Vuoi prendertela con me perché sono il migliore?» dice, piegando in basso gli angoli della bocca in un'espressione da bambino imbronciato. Fa qualche passo verso di me e aggiunge: «Migliore anche di te».
«Cielo! Esiste qualcosa di più grande del tuo ego?!» esclamo, scuotendo il capo incredula di tanta boria.
«Sì. Dovresti provarlo» dice, abbassando lo sguardo sui suoi pantaloni.
Battuta vecchia e banale. Se avessi un punto moneta per tutte le volte che me l'hanno fatta, non avrei bisogno di ingraziarmi Max o sopportare Eric, mi sarei già comprata tutti i membri della fazione, anche quelli che devono ancora nascere.
Il suo ego è davvero enorme. Ha bisogno di essere un po' ridimensionato.
«Sicuro? Di solito qualcosa si intravede dai pantaloni, ma lì è tutto piatto.»
Eric si avvicina, mi stringe a sé con un braccio e con una mano porta la mia sulla patta dei suoi pantaloni.
Un brivido mi percorre. Non per quel gesto, ma per trovarmi così vicina a lui.
Non è quel tipo di brivido, quello che conosco bene, quello che sento tutte le volte che mi apparto con un uomo. È diverso, non saprei descriverlo e non riesco ad inquadrarlo come vorrei, l'unica cosa che so è che mi inquieta, mi fa tremare in un modo strano.
«Mi dispiace, vince ancora il tuo ego. Qui è tutto nella norma.»
«Forse non sei abbastanza brava da svegliarlo come si deve» insinua sussurrando.
«Ragazzino, credi davvero che queste cose funzionano con me?» dico massaggiandolo attraverso i pantaloni.
«Funzionerebbe meglio se...»
Non lo lascio finire. Abbasso la zip dei suoi pantaloni e inizio a fare seriamente.
Lo sento ingrossarsi nella mia mano ma è il suo respiro, che diventa più affannoso ad ogni mio movimento, che rischia di farmi perdere completamente la testa.
Non è una cosa che permetto, io non perdo mai la testa. Non sarei così brava a condurre il gioco se mi lasciassi andare completamente ai miei istinti. Anche nel mio periodo oscuro, quando mi facevo chiunque, non perdevo mai del tutto il mio autocontrollo.
Questo ragazzino potrebbe diventare un problema in più di risolvere, non mi piace l'effetto che ha su di me. Da quando l'ho visto nella sala dello scenario, il primo giorno, passo troppo tempo a pensare a lui.
«Non dovremmo andare in...»
«Qui è più eccitante» gli sussurro.
Non crederà davvero che intendo portarlo fino alla meta? Povero illuso.
Continuo a massaggiarlo e lascio che lui accarezzi il mio corpo, ma quando inizio a sentirlo gemere, mi preparo a fargli una brutta sorpresa.
I suoi respiri si fanno più brevi e, quando stringe con forza uno dei miei seni, capisco che è quasi arrivato.
Mi fermo di colpo e allontano la mano da lui.
«Farai tardi al tuo addestramento» gli sussurro.
Lui mi guarda attonito ed io scoppio a ridere.
«Stai scherzando, vero?»
Io scuoto il capo continuando a ridacchiare.
«Non puoi lasciarmi così!» esclama, guardandomi in un modo che per un attimo mi fa quasi impietosire. Mi dispiace, con me non funziona.
«Hai ragione. Mettilo nei pantaloni, potrebbe passare qualcuno.»
«Ridi quanto ti pare. Presto ti piegherai a me» dice mentre cerca di sistemarsi.
Mi afferra per un polso e mi tira sé aggiungendo: «e lo farai implorandomi».
«Il tuo ego è davvero smisurato» dico ridendo «continua a sognare» aggiungo.
Mi libero dalla sua presa ed entro in palestra.
«Lo farai, vedrai» lo sento dire alle mie spalle.
Non accadrà mai, non sarò mai così tanto presa da un uomo da ridurmi in quelle condizioni. Continuo a ripeterlo mentalmente, mentre cerco di cacciare via quei maledetti brividi che non vogliono smetterla di correre lungo tutto il mio corpo, ma la cosa che più mi preoccupa è il non riuscire a far tacere quella fastidiosa voce che mi domanda: Ne sei proprio sicura?

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