CAPITOLO 10

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Seguire l'addestramento degli iniziati è qualcosa che va oltre la noia, e tedio non è sufficiente per descrivere questa enorme seccatura che si è aggiunta al disgusto di improvvisarmi becchino e al laido spettacolino che sono costretta a fare per Max.
Neanche concentrarmi sulla ricompensa finale riesce a rendere più sopportabile tutto questo. Devo solo avere pazienza e presto l'alleanza sarà formata ed io sarò seduta alla destra di Jeanine e l'impertinente Eric sarà il mio comodo poggiapiedi.
Sono fiera di me, ho superato la mia assurda crisi usando razionalità e autocontrollo.
Ero andata in panico perché avevo sopravvalutato alcune sensazioni causate da un periodo di lieve stress. Mai lasciarsi sopraffare dalle emozioni. Probabilmente, rivedere Eric dopo due anni, mi ha ricordato la mia vita negli Eruditi e questo ha innescato in me un'assurda ed esagerata reazione emotiva.
«Bel vestito. Peccato per le scarpe, stonano. Stivali con un tacco a spillo starebbero meglio. Perché ti sei cambiata?»
Mi volto e vedo Eric con un sorrisetto fastidioso.
Mi domando come fa a sapere sempre tutto. Immagino che Jeanine gli abbia dato una scheda dettagliata su di me e che questa comprenda le mie abitudini sessuali e quello che sono costretta a fare con Max, ma la mia collezione di statuette? Quella non l'ha mai vista nessuno e, in ogni caso, come fa a sapere che questa sera non ero nell'ufficio di Max come semplice assistente ma come intrattenitrice? Di solito tengo gli stivali chiusi in un armadietto nel suo ufficio, mi cambio lì le scarpe, e la lingerie è ben nascosta sotto il mio vestito.
Adal, razionalizza, evita il panico.
Probabilmente ha solo voluto lanciarmi una frecciatina per vendicarsi di tutte le volte che l'ho stuzzicato in questi ultimi giorni.
«Carino il tatuaggio sul collo. Dimmi, quelle linee ti servono per trovare la testa o per indicarti quale delle due è dotata di cervello?»
«La prima. Ma almeno ho scelto un modo più sobrio del tuo. Quel disastro è voluto o ti sei rovesciata in testa tutte le tinte che hai trovato?»
«Oh, vogliamo parlare di capelli? Carino il tuo nuovo taglio, che tipo di colla usi per tenere in piedi quella cresta mal riuscita?»
«Hai finito o devi dire qualcosa di acido anche sui miei piercing?»
«Quelli mi piacciono» ammetto stupidamente.
Nella nostra guerra personale gli ho appena regalato una vittoria e questo non fa parte del mio gioco. Devo essere io a dominare.
Lui è come tutti gli altri, un passatempo, anche se devo dire che è molto più stimolante, ma purtroppo non riesco ancora a comprenderne il motivo. Forse perché è un protetto di Jeanine, il frutto proibito delle cinque fazioni. Sono sicura che mi permetterebbe di assaggiarlo, ma solo se farlo non creerà problemi.
Eric non credo sia il tipo da prendersi una cotta, è molto freddo e distaccato, e soprattutto è sveglio. In più, il fatto che sia un uomo, mette a tacere quel briciolo di coscienza che mi è rimasta; è sicuramente in grado di separare il sesso dai sentimenti. Quando deciderò che sarà il momento, ci divertiremo senza stupide rappresaglie emotive. È perfetto.
«Perché non andiamo in un posto più tranquillo?»
«Qui è tranquillissimo» gli rispondo, indicando il Pozzo pieno di Intrepidi che ci circondando come se fossimo nel centro di un'enorme arena.
«Ok, sei tu quella che avrà problemi» dice avvicinandosi e premendo il suo corpo contro il mio. Le sue mani indugiano un attimo sulle mie spalle mai poi si spostano velocemente sui miei seni.
Mi allontano da lui prima che qualcuno possa notare quello che ha fatto.
Non me ne frega di quello che potrebbe pensare la massa, è di Max che mi preoccupo. Se ci vede insieme potrebbe reagire male e, non solo complicarmi la vita, ma vendicarsi scegliendo un altro al posto di Eric.
Può benissimo farlo, la decisione finale spetta a lui, Jeanine può solo fare pressioni o arrivare a minacciarlo. Conosco Max, quando diventa geloso va completamente fuori di testa e non vorrei che venisse fatto fuori facendomi ricominciare il mio fastidioso lavoro con un altro capofazione.
«Ok. Andiamo giù al fiume» gli dico e poi mi incammino verso una delle uscite laterali.


Il rumore dell'acqua è forte e gli schizzi gelati arrivano fino all'uscita del corridoio.
Mi siedo su una delle rocce vicino alla parete e accendo una sigaretta.
Eric si siede dietro di me e fa scivolare lentamente le sue mani dalle spalle fino ai miei seni. Lascio che li massaggi mentre le sue labbra baciano il mio collo.
Maledizione! È dannatamente piacevole ma dargli subito ciò che vuole non fa parte del mio gioco. Deve arrivare ad implorare, deve perdere completamente la testa.
Adal, torna in te!
«In effetti, mi ci vorrebbe proprio un bel massaggio, ma alle spalle» dico con un tono di voce annoiato.
«Vuoi scherzare?!» esclama contrariato.
Il mio silenzio è sufficientemente eloquente. Abbandona i miei seni e inizia a massaggiarmi le spalle. Dentro di me esulto per un altro punto segnato.
Il suo massaggio inizia a farsi più ampio, scende col le mani fino alla schiena per poi risalire di nuovo sulle spalle.
Sta andando tutto come deve andare, per l'ennesima volta sta facendo tutto quello che voglio. Non è difficile addestrare questo cucciolo.
Purtroppo mi sbaglio di grosso.
Eric, con un movimento deciso mi trascina a sé facendomi sedere sopra di lui e mi tiene aperte le gambe con le sue.
«È il momento di smetterla di giocare» mormora, facendo scivolare una mano tra le mie cosce. «C'è un bel caldo quaggiù.»
Gemo mentre brividi di piacere attraversano tutto il mio corpo.
Che accidenti mi succede? Mi ha solo sfiorata, non è da me andare a fuoco per così poco!
Ricomincia a baciarmi sul collo mentre la sua mano si insinua sotto le mie mutandine. Appoggio la testa sulla sua spalla e mi lascio travolgere dal piacere.
È completamente inesperto, lo capisco da come mi tocca. Di solito con gli incapaci non reagisco in questo modo esagerato. È assurdo, mi sento come in una simulazione, solo che questa non è una delle mie paure.
Mi ritrovo a pensare che non sarebbe male creare un siero che induca questo tipo di scenario. Ne diventerei totalmente dipendente.
Cazzo Adal! È un ragazzino! Sei messa davvero male se uno sbarbatello ti fa questo effetto!
Cerco di tornare in me, ma non è facile. Vorrei strappargli i vestiti di dosso e cavalcarlo fino a crollare sfinita sopra di lui.
«Eric hai finito di tormentarmela?» domando, cercando malamente di usare un tono di voce piatto.
«Piantala di fare la scena. Ti piace» mormora mordicchiandomi il lobo dell'orecchio.
«Per niente.»
Eric scoppia a ridere e sfila la mano da sotto la mia biancheria intima.
«Sicura?» domanda mostrandomi le sue dita bagnate dal mio umore.
Fatico a credere a ciò che vedo, non sono semplicemente bagnate, sono così piene di liquido che lo vedo colare sul palmo della sua mano.
Devo scoparmi un Intrepido, il più presto possibile, non posso essere così affamata da lasciare che un ragazzino inesperto mi riduca in questo stato.
«Assaggiati» sussurra, sfiorandomi le labbra con le dita.
«Conosco bene il mio sapore. Lascio a te questo onore»
«Lo farò, ma non dalle mie dita. Ora tocca a te»
Lascio che infili le dita nella mia bocca e, anche se ho fatto questa cosa decine di volte con uomini veri, questo maledetto ragazzino lo fa sembrare eccitante come se fosse la prima volta.
«Adesso succhia, da brava.»
Come ipnotizzata, faccio quello che mi ordina. Succhio avidamente come se non fossero le sue dita ma una parte del suo corpo molto più stuzzicante.
Sto perdendo il controllo, sto permettendo a un ragazzino di dominarmi.
Come diavolo ho fatto a cadere così in basso? Che accidenti ha di così speciale da farmi bagnare toccandomi nel modo che di solito mi fa crollare la libido?
Non sono state le sue dita, io mi sentivo eccitata già quanto ha iniziato a massaggiarmi le spalle. È lui.
Questa cosa deve finire, non mi piace il potere che ha su di me. Non so cos'è, né da dove viene e questo rende tutto pericoloso, ma non nel modo eccitante che tanto mi piace, in un modo diverso e strano.
Non sto enfatizzando e non è stress, questa sensazione non l'ho mai provata in vita mia, non la conosco e fino a quando non capirò cos'è, sarebbe saggio starne alla larga.
«Basta così» esclamo, cercando di alzarmi in piedi, ma lui non me lo permette.
«No! Sono stanco dei tuoi giochetti, adesso si inizia a fare seriamente.»
«Eric, ho detto basta» dico in tono lapidario.
«Non puoi continuare ad eccitarmi e poi piantarmi in asso, adesso andiamo fino in fondo» ringhia slacciandosi i pantaloni.
«Eric, lasciami!» grido.
Lui si blocca e mi guarda dritto negli occhi. Sembra quasi intimorito ed io non ne capisco il motivo. So benissimo di non avere così tanto potere su di lui da fermarlo. Sin da quando è arrivato qui, mi ha sempre trattato con sufficienza, come se fossi già la sua assistente.
«Ok, va bene» sbuffa seccato.
Stende le gambe e mi lascia scivolare sulla roccia fredda. Io resto lì, tra le sue braccia, incapace di staccarmi da lui. Tori non può avere ragione.


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