CAPITOLO 9

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Amar spiega agli iniziati come lanciare un coltello, mostra loro più volte la postura e il movimento del braccio. Gli iniziati imitano i suoi movimenti ed io continuo a guardare Eric, sperando che smetta di fingersi incapace, in modo da poterlo rimproverare.
La cosa inizia davvero a preoccuparmi. Sperare di vederlo fare una cavolata, solo per avere la possibilità di avvicinarlo, è davvero patetico.
È questo il vero motivo, non sono stupida, so benissimo che tutto questo interesse per lui va oltre il mio lavoro. Sgridarlo è solo una scusa per poterlo avvicinare e lasciare che ricominci con i suoi maldestri approcci.
Dovrei farmelo. Sono sicura che quelle strane sensazioni sono scatenate da novità e pericolo. Rischiare di finire in un nuovo casino è seducente anche se non voglio ammetterlo. Eccitazione e paura che si fondono insieme, sarebbe davvero una bella scopata.
Adal, la smetterai mai di cercar rogne? Mormora una voce dentro di me.
Non so di quale rogna parla, è solo sesso, come quando l'ho fatto nell'ufficio di Max con Sam e Dean. È stato un bel gioco, ma una volta finito, tutto è tornato noioso come al solito, non mi sono innamorata di nessuno dei due, abbiamo avuto qualche altro incontro e poi ho ricominciato a cercare carne fresca.
Sono certa che con Eric accadrà la stessa cosa e tra qualche giorno starò già puntando un altro, magari proprio il Rigido.
È un bel ragazzo, alto e con profondi occhi nocciola, ma la cosa più invitante sono le sue labbra, praticamente perfette da sentire su tutto il mio corpo.
Sarebbe una sfida stimolante strappargli di dosso la sua corazza da Rigido e vedere cosa c'è sotto. Sarà candido come sembra oppure nasconde perversioni soffocate da sedici anni tra gli Abneganti? I trasfazione Rigidi nascondono sempre una sorpresa, soprattutto quelli che scelgono di unirsi agli Intrepidi.
«Complimenti Quattro. Te la cavi molto bene con i coltelli» la voce di Amar mi salva da pensieri troppo perversi persino per un tipo come me.
Osservo il bersaglio davanti a Quattro e tutti i suoi coltelli sono sul bordo del cerchio più interno. Amar ha ragione, è davvero molto bravo per essere un Rigido.
Lo guardo e gli sorrido, lui risponde accennando un debole sorriso.
I suoi occhi hanno qualcosa di magnetico e sentirli nei miei mi fa provare una sensazione di calore e sicurezza, è così piacevole che passerei ore a fissarli.
Conosco bene quella sensazione, sono passati tanti anni ma la ricordo come se fossero passati solo pochi minuti.
Lui diventerà un vero Intrepido, proprio come quello che mi ha salvata dall'Escluso quando avevo tredici anni. Non credo che Quattro ne sia cosciente, ma dentro di lui pulsano i veri ideali degli Intrepidi e nessuno riuscirà a distorcerli.
Questo dovrebbe mettermi in allarme, io sono qui per corrompere la virtù delle persone come Quattro, ma io non voglio che lui cambi, perché distruggerei anche l'unica cosa buona che mi è capitata nella vita.
Cielo, sto cercando di cancellare la gente che mi salvò quella sera, se non fosse stato per quei due Intrepidi io sarei morta.
È follia, io ho una missione, non posso gettare alle ortiche il mio futuro per assurdi scrupoli di coscienza. Cosa mi succede? Perché tutti questi dannosi pensieri? Perché proprio adesso?
Devo andarmene da qui. Ho bisogno di parlare con qualcuno di cui mi fido, sento di non poter più contare sul mio equilibrio mentale, qualcosa l'ha danneggiato.

Quando raggiungo lo studio del tatuatore, Tori sta dando gli ultimi ritocchi a un tatuaggio di una rosa avvolta da spine intrise di sangue. Le lancio una delle nostre occhiate "ti devo parlare" e, senza dire una parola, vado nello stanzino sul retro e aspetto.
Dopo pochi minuti, Tori mi raggiunge e mi offre una tazza di caffè.
Si siede accanto a me e, accarezzandomi il viso, mi domanda: «In che guaio ti sei cacciata questa volta?»
Il suo sguardo è preoccupato ma dolce. Lei è sempre stata dura con me quando combinavo qualche casino, la sua dolcezza mi spaventa.
«Adal, cosa ti ha sconvolta in questo modo?»
«Sconvolta? Io non sono sconvolta» rispondo.
Appoggia la tazza, prende il mio viso tra le mani e mi fa voltare verso il piccolo specchio appeso alla parete.
La persona che vedo riflessa mi assomiglia in modo impressionante ma io non riesco a riconoscermi in lei. Ha gli occhi spalancati, come se fosse allucinata e le sue labbra tremano.
«Tori, io non lo so. Mi stanno succedendo cose strane. Io non sono più io!»
«Adesso calmati. Respira profondamente.»
Inspiro, trattengo il fiato e la guardo prima di spingerlo fuori dalla bocca. Lei fa la stessa cosa, come a indicarmi una via da seguire.
Respiriamo insieme per un paio di minuti ma io continuo a sentirmi agitata.
«No, non posso. Scusa, è stato solo un attimo di debolezza. Ora è tutto ok» dico mentre mi alzo.
«Scordatelo» mi afferra per un braccio e mi costringe a sedermi di nuovo. «Adesso mi dici tutto.»
Tutto. Io non posso dirle niente, come faccio a dirle tutto?
Non posso parlarle di quello che ho provato guardando Quattro negli occhi senza dirle perché mi ha sconvolta e la stessa cosa vale per Eric. Cosa mi invento adesso? Compulsione.
«Te l'ho detto, è stato un attimo di debolezza. Temevo una ricaduta.»
«Il trasfazione...»
«Eric? No, ma che dici, è troppo piccolo per me!»
«C'è il trasfazione» dice, indicando con un dito la porta aperta. Eric è nel salone intento a sfogliare un album con i disegni per i tatuaggi.
«Quindi è lui a farti agitare in questo modo?»
«No, assolutamente» rispondo, forse con un po' troppa enfasi.
«Adal, io ho solo detto trasfazione e tu mi hai iniziato a parlare di Eric. Un po' strano, non trovi?»
«No, non mi pare, è lì fuori, l'hai indicato tu.»
«Dopo. Io l'ho indicato dopo» mi prende la tazza dalle mani e aggiunge: «Hai già negato due volte. Devo aspettare la terza oppure sputi il rospo?»
No grazie, preferisco tenerlo dentro e sopportarlo mentre mi saltella nello stomaco.
Dire a Tori, la mia unica amica, che lui mi piace significherebbe ammettere che provo qualcosa di più di un prurito sessuale. Sto combattendo questo sciocco sentimento e sento che potrei sconfiggerlo, ma se dico tutto a Tori sarebbe una resa, diventerebbe reale.
Ma chi voglio prendere in giro? È già reale. Non accettarlo non lo farà svanire, lo renderà solo più pericoloso.
«Tori io non so che mi succede! Volevo farmelo ma il suo modo di fare mi ha spinta a giocarci un po' prima e...non so...mi sento strana...»
Tori scoppia a ridere come se avessi fatto la battuta del secolo. Storco il naso e la guardo in cagnesco, ma questo la fa ridere ancora di più.
«Ti sei presa una cotta per quello?» domanda, senza smettere di ridere.
«Cosa?! No! Sei matta?!»
«Negazione. Anche tu sei una ex Erudita e sai bene cosa vuol dire.»
Lo so fin troppo bene, maledizione! È lei a non sapere che potrebbe essere un casino di proporzioni epiche.
«Perché ridi delle mie disgrazie?»
«Innamorarsi non è una disgrazia. Ok, è un po' giovane e spocchioso ma tu eri peggio e ora guardati, non sei più fredda, ombrosa e... ehm...»
«Puttana?»
«Già» dice, alzando le spalle.
«Non sono innamorata, solo molto attratta da lui, forse perché è una novità. Non sono mai andata con un iniziato» cerco di giustificarmi, più con me stessa che con lei.
«L'importante è crederci» ridacchia mentre raggiunge Eric nel salone.
Io non voglio crederci e se non ci credo... sono un'idiota. Mi sto arrampicando sugli specchi, sono patetica.
Bevo un sorso di caffè, faccio un profondo respiro e cerco di tornata in me.
C'è un problema, quindi va affrontato come tale.
Identificare il problema, analizzarlo, trovare possibili soluzioni, identificare la soluzione più adatta, valutarla bene e metterla in atto.
Eric, mio protetto e futuro capofazione, è il mio problema. Non posso liberarmi di lui, non posso abbandonarmi a questo sentimento perché è la più grande delle debolezze umane e potrebbe generare altri problemi ben più gravi di una cotta. Reprimere o cedere? Reprimere. Cedere porterebbe a un altro problema, quindi la soluzione è reprimere.

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