1

13 2 0
                                    

"Basta, io me ne vado da questa casa e vi lascio a mangiare merda!"
"Vattene fammi vedere!"
"Uomo di merda, cornuto figlio di puttana finiscila!"

Queste urla mi fecero svegliare di soprassalto, ogni santa mattina, ogni volta che pranzavamo, ogni volta che cenavamo la mia famiglia litigava. Prima la situazione era migliore, ma adesso, da quando mia mamma ha chiesto il divorzio da mio padre, tutto è degenerato. Odiavo mia madre da quando ha iniziato a comportarsi da adolescente come se non avesse 41 anni e tre figli. Lei si era trasferita con mio padre a Jocotenango poco dopo sposati e 9 mesi dopo ebbero me. I maggiori motivi di litigio erano incentrati sul fatto che mio padre lavorava ma non guadagnava poi così tanto. Lei lo ha sempre trattato male ma è un buon padre.

Ero stanca di tutta quella situazione. Decisi di cambiarmi e andare prima a lavoro, quelli erano i miei ultimi giorni da cameriera. In fattoria andavo per dare una mano a mia cugina.

"Hey Principessa! Che dici? Stasera ci vediamo?" Dylan mi guardo con occhi a fessura e mi poggió una mano dietro la schiena. "Caro che dici? Duncan potrebbe spaccarti il culo?" Feci una faccia schifata e tolsi la sua mano. Ero uno strano ragazzo. Apparteneva ad una gang di spacciatori e i suoi abiti puzzavano costantemente di erba, i proprietari non dicevano niente perché era un buon cameriere. Era snervante dover lavorare tenendo testa alle sue avance, devo ammettere che avevo paura di lui.

La mattinata andò bene, non lavorammo tanto, ma come al solito tutto quello che fai è polvere al vento.

Al ritorno avevo voglia di scaricare la tensione e andai alla fattoria. Manuel si stava riposando vicino le stalle e quando mi vide mi rivolse il suo solito sorriso "C'è Jose?"  Mi fissava torvo e poi rispose "Ci sono solo io!". Sospirai e mi sedetti anche io li. C'era un gran silenzio e una gran pace anche se mi sentivo in imbarazzo a stare li da sola con lui. "Josefina mi ha detto che stai per trasferirti a New York" lui interruppe il silenzio. "Si, tra 10 giorni parto. Manca cosi poco alla mia partenza che mi stanno venendo tutti i dubbi del mondo." Non so perché glielo avessi detto ma mi sentivo stranamente eloquente in quel momento. "Ho paura di tante cose." Non mi guardava è questo lo presi come un invito a fermarmi. "Dovresti pesare i tuoi dubbi e i motivi che ti spingono ad andare, vedi cos'è più importante" ancora non mi guardava ma decisi comunque di aprirmi, d'altronde che male poteva mai fare. "Io amo Duncan, davvero lo amo ma quando mi ha chiesto di andare a vivere con lui ho paura di aver risposto di più per me stessa che per la nostra coppia. Io ho paura di avere un tale desiderio di scappare da questo posto che avrei fatto di tutto. Ho paura che se me ne vado da qui adesso mia sorella Yasmine potrebbe odiarmi per il resto della mia vita, lei è molto fragile, ho paura di non essere in grado di vivere in un paese in cui io non conosco nessuno e nessuno mi conosce, ho paura di stare da sola, si va bene lui mi ama e li non sarò sola ma avrò lui , ma è proprio questo il punto, io non voglio appoggiarmi a lui come se fosse il mio muro portante, io voglio amarlo come un fidanzato, come una vera coppia, ma a volte ho l impressione che per me lui sia solo un rifugio dai problemi, la mia boccata d'aria fresca, ho paura di stare usando lui come scappatoia, mio padre accusa di questo mia madre e io non voglio essere come loro!" Mi sfogai per la prima volta di tutto ciò che avevo dentro e mi sembrava gia di stare meglio. Sentí un rumore e mi girai di scatto, Manuel si era avvicinato a me. Con una mano mi sposto i capelli dietro l orecchio e avvicinò il suo viso al mio, era tanto vicino che sentivo il suo respiro sulla mia guancia. "Sei stressata, io ho un ottimo rimedio per rilassarsi" io rimasi pietrificata. "Se non ricordo male una volta mi hai chiesto del mio cavallo". Sentí esplodere il mio cervello e farsi poltiglia nel mio cranio "Manuel ma cosa dici? Sei pazzo?" Quando mi allontanai da lui lo guardai bene in faccia così che mi accorsi che aveva le pupille dilatate e gli occhi rossi, mi resi conto che puzzava di erba "Hai fumato una canna?" Lui scoppiò a ridere "Insomma accetti o no?" Mi alzai indignata e iniziai ad andare via, mi afferrò per un braccio e mi attirò a se lo sguardo malizioso di prima era svanito "Non aver paura, io non potrei farti del male, sono solo su di giri per via di quello che ho fumato!" Si scusò con me in un modo che consideravo dolce, lui ha sempre avuto un aria positiva, devo ammettere che l unica volta che lo vidi triste fu al funerale di suo padre, gli fu portato via da una brutta e lunga malattia circa 2 anni fa. Il vederlo con quell'aria da cucciolo bastonato mi sciolse e stavolta in poltiglia ci finì il mio stomaco. Per me fu automatico baciarlo, le sue labbra sapevano di erba e sudore, mi colpì il fatto che non si allontanò da me. Ero fisicamente attratta da lui fin da quando lo vidi alla fattoria zappare senza maglia quando io avevo solo 15 anni. Il bacio sembrava passionale quando sentimmo il rumore del cancello all'entrata che si apriva, lui mi spinse via e io caddi rovinosamente. Il suo volto era quello di un ragazzino che viene sorpreso dalla mamma a rubare dalla sua borsetta. E semplicemente va via lasciandomi li sotto shock.

Avrei davvero voluto raccontare la cosa a qualcuno ma il mio unico confidente era Duncan, è dirglielo avrebbe causato gravi conseguenze.

_______________________________________

*2 anni fa*

"Ariel tutto pronto per andare in città a fare shopping?" Segui un sospiro, quando lei apri la bocca "Tesoro ho litigato con Ethan e so che è andato in spiaggia con alcuni amici, te lo metti il costume che andiamo anche noi? Voglio farci pace!" Aveva un aria cosi triste che mi fu impossibile rifiutare. Quando arrivammo a destinazione erano pieno di gente e baccano e io mi stavo gia iniziando ad innervosire. "Vieni India, è lì!.... ed ha un amico" mi bloccai di botto "cosa?" Urlai sconcertata, cosi forte che mezza spiaggia si giro a guardarmi. "Ciao ragazze, lui è il mio amico Duncan, lavora a New York ed è qui in vacanza, amico lei è India" mi si presentava davanti una figura della mia stessa altezza, un sorriso enorme, due occhi smeraldo e tanti tatuaggi. La cosa che meno mi piacque e che beveva birra gia di mattina presto. "India scusami tesoro, Ethan mi ha detto che tutti i posti sono finiti, ti toccherà dividere il lettino con Duncan, ti prego non ammazzarmi" per fortuna quella giornata sembró scorrere veloce. Verso il tramonto Duncan mi si avvicinò, aveva bevuto 15 birre durante tutta la giornata senza rivolgermi parola. "Vuoi farlo?" Mi disse guardando oltre la mia spalla e mi accorsi che c erano un gruppo di ragazzini che si tuffava da una alta scogliera, mi fece sorridere "Si!" E iniziammo ad arrampicarci. Arrivata li su, a guardare in basso mi vennero le vertigini "Duncan forse prima di buttarci ti dovrei dire una cosa, io non so nuotare, quindi se mi lancio tu ti devi lanciare subito dopo di me, promesso?" Lui mi guardò negli occhi e annuì. Lanciarmi da lì è stato liberatorio e bellissimo.

India MayaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora