episodio 8

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Key, ancora turbata e intontita dal "sonno", si alzó dal letto e fece per andarsi a lavare.
Il bagno era in fondo al corridoio al secondo piano, ben visibile.
Le piastrelle, erano bianche e con qualche tocco di azzurro.
Gli asciugamani erano l' unica nota di colore in quella stanza: un bel giallo caldo.
Sopra il lavandino c'era un enorme specchio illuminato da due faretti .
La ragazza si stiracchió, tutta indolenzita.
Un po' d'acqua fredda è quello che ci vuole per schiarirsi le idee.
Si raccolse i capelli e - MA COSA!? -
Era lí, davanti ai suoi occhi.
Una linea bianca, ben definita, proprio sotto l'orecchio destro.
Non è possibile. Giuro che non c'era.
-LEA! VIENI SU!-
Senza nemmeno pensarci, Lea aveva già salito le scale ed era al suo fianco.
- Cosa sta succedendo?!-
- TUO FRATELLO HA CERCATO DI UCCIDERMI! Prima che mi addormentassi questa non c'era! -disse Key indicando la cicatrice.
Lo sguardo dell'amica era fra l'incredulo e l' infuriato.
Si scaraventó giù per le scale arrivò da Abel e lo prese per il bavero inchiodandolo al muro.
- Cosa le hai fatto? - disse a denti stretti
- Cosa ho fatto, a chi? -
- Cosa hai fatto a Lei!-
- Io non Le ho fatto proprio niente. -
- NON MENTIRE A ME, SOLDATO!
- Perché? Cosa ti ha detto? - chiese il ragazzo
- Ha la cicatrice! -
-Allora avevo ragione... ha funzionato ...-
- NON SEI AUTORIZZATO A PRENDERE DECISIONI. NON SENZA UN MIO ORDINE! -
- Io sto eseguendo un ordine, il Suo.-

Key aveva seguito l'amica giù per le scale per vederla scagliarsi contro il fratello e sentirli discutere come due Militari.
- MA COSA DIAMINE STATE FACENDO?! SEMBRA DI ESSERE IN UN FILM!-
-A chi lo dici!?!E non sai ancora tutto!-
Lo sguardo di Lea fulminó Leonard che ridacchiava tra sé e sé appoggiato allo stipite della porta.
- COSA DOVREI SAPERE?- chiese indignata la povera ragazza ancora in pigiama.
Lea lasció Abel e si mise a posto i vestiti. Si girò e accompagnó con un movimento del braccio Key verso le scale. -Vieni andiamo a cambiarci.- e salirono in camera.

Lea chiuse a chiave la porta e vi si appoggió contro a braccia conserte.
-Cos'è che devo sapere e che non mi volete dire? - chiese Key dando le spalle all'amica.
La voce le tremava ed era sul punto di piangere.
- No, non è ancora il momento. Forza, tocca a voi fare il turno. - Key, intanto, si era infilata un paio di pantaloni grigi e una felpa rosa che aveva trovato nell'armadio.
Girandosi verso Lea, una lacrima le solcó la guancia, lasciando una scia fresca, quasi piacevole.
- Non ti credevo cosí... -
L'amica riaprí la porta e Key scese a piano terra.

Abel era seduto vicino a Leonard, davanti al computer.
Lo schermo illuminava i lineamenti fini del suo viso. Gli occhi erano preoccupati, le labbra tese a formare una linea.
- E così Lea te lo ha detto -
- Già - disse il ragazzo dai capelli dorati
- Tutto tutto? -
- Tutto tutto... -
Alla comparsa di Key, i ragazzi si bloccarono, e lei se ne accorse.

- Leonard vai a dormire. - disse autoritaria Key.
Il ragazzo si alzò e, come se nulla fosse,
disse
- Vado -
Key prese il suo posto.
Ad Abel non aveva rivolto nemmeno uno sguardo.
Era tesa e si modicchiava le labbra.

Dopo una un'ora e mezza finalmente decise di rompere il silenzio nel quale ormai tutta la casa era immersa.
- Cosa è successo? -
- Quando? -
- Lo sai quando, non fare il finto tonto. Pretendo una risposta esauriente e la esigo, ora. -
- Non posso. Non posso ancora dirtelo!  -
- COME SAREBBE A DIRE NON POSSO DIRTELO? NON MI INTERESSA COSA TU PUOI O NOI PUOI FARE. IO HO BISOGNO DI UNA RISPOSTA! CHE VI PIACCIA O NO. - disse alzandosi e lasciando scivolare la sedia dietro di sé.
- Key non urlare o sveglierai tutti...-
- CHE SI SVEGLINO TANTO ANCHE LORO MI DEVONO DELLE RISPOSTE!
- Key... -
- Ho, capito... voi non volete aiutarmi. Voi avete un qualche strano piano. È sicuramente opera di Lea. Tutto questo è  una messa in scena perché lei sa quanto io reputi la mia vita monotona. Beh, questa cosa non mi piace quindi finiamola qui e torniamocene a casa!
- KEY ORA BASTA! - Abel si era alzato in piedi e si era avvicinato a lei che si era già allontanata dal tavolo.
La ragazza tremava, ma non per paura. Era rabbia.
I suoi pugni erano serrati.
Si sentirono dei passi al piano di sopra.
- Ecco, complimenti, li hai svegliati.-
- Ah!  Io li avrei svegliati? Abel, ti assicuro che tu non sei stato da meno. -
Lea e Leonard comparvero alle loro spalle e ovviamente la ragazza non esitó a intervenire nella discussione. - SEMBRATE DUE BAMBINI. Non vi si può lasciare soli due minuti che già litigate -
Leo la corresse guardando l'orologio - A dire il vero sono passati un'ora e quaranta minuti... hanno resistito parecchio invece! -
Gli occhi erano tutti puntati verso di lui.
- Okay, Okay sto zitto...-disse sollevando le mani in segno di resa.
- Si può sapere perché tutto questo baccano? -
- VOI DUE, anzi tre, CONTINUATE A NON RISPONDERMI. Io ho bisogno di sapere! Non potete escludermi!
- Nessuno ti sta escludendo -
- Ma allora perché  nessuno mi dice nulla!?-
- Aspettiamo solo il momento adatto!-
- E quando sarebbe questo "momento adatto"!?-
- Calmati Key, ascoltami - Abel avvicinò la mano al suo viso per metterle una ciocca ribelle a posto dietro l'orecchio mentre lei e Lea ancora parlavano, ma, senza neanche accorgersene, si ritrovò faccia a terra. Key gli bloccava la spalla con un piede e il braccio con la mano destra.
-E DA QUANDO CONOSCO LE ARTI MARZIALI?! -
- SMETTETELA DI DIRVI DI TUTTO E VENITE A VEDERE QUI! - era Leonard. Era riuscito a farsi sentire in mezzo a tutto quel marasma. - TUA MADRE HA PRESO LO SCRIGNO! - Era seduto già da un po' davanti al computer e finalmente il loro piano, aveva dato i suoi frutti. Quattro paia di occhi, ora, fissavano il monitor. Erano tutti concentrati...in attesa.
La madre di Key era di schiena, sembrava stesse sussurando qualcosa allo scrigno, come se questo potesse sentirla. Una parola d'ordine forse?
Ancora non si vedeva cosa ci fosse al suo interno, finché la donna non si girò. Lo scrigno si era aperto.
Leonard era allibito - Tutto questo... per una candela?! -
Key indietreggió.
Il suo sguardo si fece cupo. Il viso e le labbra esangui. Si lasció cadere sul divano alle sue spalle - Quella, non è una candela. - ... e suoi occhi si chiusero.

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