Capitolo 2

213 25 18
                                    

Sheik

Guardai il ragazzo, con aria minacciosa. Sembrava tranquillissimo, anzi, mi sorrideva anche, in modo pacifico.

Restammo a fissarci per un paio di secondi, lui si aspettava che io tentassi di colpirlo, eppure era assolutamente tranquillo.

Che gli passava per la testa?

Non ci pensai, e cercai di coglierlo di sorpresa. Feci una finta, mancando apposta un colpo e passandogli di fianco, trovandomi così dietro di lui.

Tentai subito di colpirlo con un calcio, ma sentii una mano afferrarmi per la gamba, bloccandomi.

Il guerriero oscuro mi sorrise, calmissimo. Dopodiché mi colpì alla gamba ancora a terra con un calcio, facendomi cadere pesantemente di schiena.

A questo punto mi rialzai in piedi prima che lui potesse attaccarmi e tornammo a combattere. Era dannatamente bravo, e compensava il fatto che io fossi più veloce con la sua spada, che più volte mi respinse e mi procurò diverse ferite, anche se superficiali.

Il nostro era un combattimento veloce, non facevamo altro che balzare da una parte all'altra cercando di colpirci a vicenda, ma non riuscivamo ad andare troppo a fondo. La nostra era una serie infinita di salti e schivate, io non avevo nemmeno il tempo di recuperare la mia lira. E questo era senza dubbio un problema.

Nessuno riusciva a prevalere sull'altro, e per quelli che mi sembrarono secoli la nostra battaglia non fu interrotta.

Zelda non poteva andare dagli altri a dire di aiutarmi, o avrebbe svelato il nostro segreto.

Poi, nel silenzio spezzato solo dal nostro respiro, ormai affannoso, e dai rumori abbastanza lontani della battaglia, risuonò il suono di un corno, e io potevo essere più che sicura che non si trattasse di quello di Hyrule.

Balzai all'indietro, sorridendo sotto le bende che mi coprivano la bocca, mentre il ragazzo sollevava leggermente un orecchio per ascoltare meglio il suono del tronco.

- L'armata di Cia si sta ritirando - dissi - Ma io non posso lasciarti fuggire. Sai troppo.

Ed era vero. La dea mi aveva detto chiaramente che non avrei mai dovuto svelare il segreto, altrimenti, nelle generazioni future, la mia reincarnazione non avrebbe mai potuto mantenere segreta la sua identità, gli altri avrebbero potuto sapere già tutto in anticipo. Invece, adesso, avevo fatto in modo che avessero il beneficio del dubbio.

Il guerriero in tutta risposta continuò a sorridermi, con aria perfida ma comunque tranquilla.

Mi lanciai contro di lui, tentando di colpirlo, ma finii in un attimo a terra, con le mani del guerriero che mi tenevano per le spalle, facendo sentire la roccia fredda sulla schiena.

Tentai di divincolarmi, ma lui mi aveva del tutto immobilizzata. Nonostante questo continuai a cercare di compiere un qualsiasi movimento, qualsiasi cosa che mi permettesse di divincolarmi, ma ero semplicemente un pesce dentro una rete, che tentava con tutte le sue forze di trovare un'uscita inesistente.

- Cia vuole che io torni - disse il ragazzo, fissandomi negli occhi.

Erano strani, simili ai miei. Rossi, ma forse i suoi erano in qualche modo più luminosi.

Era la prima volta che lo sentivo parlare, aveva una voce fredda, limpida.

Sorrise, prendendomi per le braccia e facendomi alzare. Quando però provai a dargli un calcio là dove non batte il sole lui mi diede una forte ginocchiata.

Dannazione a me e al momento in cui mi ero fatta atterrare come una principiante.

- Non ti ucciderò - disse lui, legandomi i polsi dietro la schiena - Sarà Cia a decidere cosa fare di te.

Strinse fin troppo la corda, finendo per graffiarmi i polsi, e facendoli bruciare terribilmente.

Lui non si scusò, si limitò a darmi una leggera spinta in avanti, ordinandomi di camminare.

Non ero mai stata sconfitta in un combattimento. Era talmente umiliante!

Ma adesso, più che altro, dovevo trovare il modo per fuggire. Avevo i polsi legati, il guerriero mi puntava la spada alla schiena e non avevo alleati con me.

Il ragazzo mi fece uscire dal roseto per una via secondaria, strappando prima una rosa e tenendosela per sé.

Osservai quel gesto leggermente stranita, per poi continuare a camminare.

Visto che l'armata di Cia si era ritirata prima di noi era già parecchio lontana, quindi non l'avremmo raggiunta se non entro mezz'ora.

Contando che il guerriero sembrava prendersela comoda, poi, ci avremmo messo quasi il doppio.

E questo era un bene, perché mi stava dando il tempo di pensare.

In qualche modo, se fosse stato possibile, trovandomi così vicina a Cia, avrei anche potuto provare ad ucciderla.

Camminammo in silenzio, in quel paesaggio che mano a mano si faceva sempre più desertico e contorto, ci stavamo avvicinando alla valle delle maghe, la base di Cia. Stava arrivando l'alba, si vedeva forse un lievissimo bagliore all'orizzonte, ma era difficile da dire perché spesso nuvole grigie stavano iniziando a coprire il cielo.

- Come mai sei così simile a Link? - chiesi ad un certo punto, nel bel mezzo del silenzio che si era formato tra noi due. Un silenzio ricco di attesa, io che attendevo che lui si distraesse un attimo, lui che attendeva il momento in cui mi sarei liberata.

Sapevo che quasi di sicuro non mi avrebbe risposto, e che poteva sembrare una domanda stupida, ma sentivo il bisogno di fargliela ugualmente, visto che da quando l'avevo visto non facevo altro che chiedermelo.

- Perché io sono parte di lui - rispose, con semplicità.

Dopodiché, il silenzio calò ancora. Una parte di lui? Che cosa avrebbe dovuto voler dire?

Non passarono neanche cinque minuti da quando avevo fatto quella domanda che vidi l'esercito di Cia davanti a noi. Marciavano rumorosamente, e nonostante avessero appena perso quella che ormai era la battaglia subito prima della fine, non sembravano afflitti o abbattuti.

Il corvino mi fece rapidamente accelerare, fino a quando non ci trovammo nelle retrovie. Qui iniziammo ad avanzare tra i soldati, che si scostavano vedendomi.

Del resto anche io, se fossi stata in loro, credo mi sarei fatta due domande.

- Cia! Cia! - esclamò il ragazzo, quando fummo arrivati al centro dell'armata, dove quattro soldati possenti trasportavano un gigantesco trono di cui potevo vedere solo lo schienale, ma su cui molto probabilmente stava seduta Cia.

Vidi il volto abbronzato della donna affacciarsi verso di noi, è un paio di occhi violacei passare dal ragazzo a me.

Strinsi i pugni, sforzandomi di non saltare addosso a quella donna. Inutile dirlo, lei non mi era mai piaciuta, anzi, avrei tanto desiderato prenderla a pugni.

- Dark, chi mi hai portato? - chiese lei, mentre un sorrisetto perfido le appariva sulle labbra.

Behind The Darkness | DarkSheikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora