7. I postumi del trauma

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Lei accosta e io le parlo <<Non puoi andartene, tu devi portarmi via da qui>> <<Perché mi hai fatto accostare>>

<<È notte, e questo parcheggio è vuoto e isolato.. Le chiavi>> Mi diede il mazzo e ribatté più confusa che mai <<Ma, non capisco, ora che devo fare?>>

Aveva paura, lo capivo, è disorientata, e sinceramente io l'avevo fatta accostare solo per non farla guidare, si doveva calmare perché il suo atteggiamento era pericoloso.
Pensato da un pazzo come me è strano lo sò, ma sono un assassino dal temperamento sadico, mica un idiota .

Improvvisamente ridacchiai con un leggero crescendo, e continuando a ripetere queste parole ironizzai ridendo sempre più forte <<Mi hai quasi ucciso. Quasi. eh!>> Lei rispose <<Sì>> Io risi ancora più forte.

Avevo anche una serie di sensazioni piacevoli e spiacevoli, la nottata era stata così intensa che non ressi oltre, istintivamente apri la portiera e vomitai, cosa che mi parse di capire che poi fece anche lei.

Risi di gusto schifando anche me stesso per tutto, più o meno per tutto ciò che sono.
Guardai per terra e mi resi conto che mangiare in fretta e furia non favorisce la digestione, "non ti sto proprio simpatico eh ciambellina?" pensai ancora sarcasticamente in preda alla mia risata isterica.

Rientro nell'auto sbattendo la portiera pensando "che serata schifosa". Poi risi ancora un po e guardai la mia vittima con fare lascivo.

Già la vedo piangere a dirotto mentre mi scongiura di lasciarla vivere, mentre segno dopo segno il sangue lascia il suo corpo.
Poi però mi tornò in mente che non ho più il mio coltello, e mi sentì come raggelato, di sicuro non ridevo più, anzi, c'ero rimasto proprio male, macché, malissimo.

Poi mi ricordai pure del patto, ero schifato. Alla luce dei fatti che finalmente ero riuscito a rielaborare completamente, altro che notte schifosa, di questo passo ci manca solo che pesto una merda, mai mi sarei sognato che una stupida ragazza potesse crearmi così tante e gravi sciagure.

Non del tutto convinto che ciò che mi era accaduto fosse la cruda realtà, misi una mano in tasca per assicurarmi se veramente non avevo più il coltello, e sì, non c'era più.
Mi sentì raggelare il sangue, e fissai il vuoto manco fossi caduto in uno stato di shock.

Mi girai lentamente verso di lei e la vidi che aveva di nuovo le mani fisse sul volante intenta a pensare, mentre più o meno lei si trova nello stesso pessimo stato in cui sto io.

Vederla così fece scattate in me la solita risata pazzoide, e la vidi sussultare dallo spavento quando iniziai nuovamente a ridere senza controllo.

I Pensieri di Jeff The KillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora