Capitolo 13 {lasciami andare}

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Eren non riusciva a credere alle parole che aveva appena sentito.
Quello era suo padre, come aveva fatto a trovarlo e soprattutto se l'aveva abbandonato da piccolo perché era ritornato?
L'uomo rimase a guardarlo poi decise di entrare in casa, scansando Eren e senza neanche chiedergli il permesso di entrare.
Il ragazzino che desiderava di andarsene con Levi ora si ritrovava anche questo impiccio.
Grisha si mise a guardare la casa, fissando ogni punto e alla fine riprese a guardare il giovane.

《Allora? Non hai sentito le mie parole? Prepara i bagagli, non abiterai più qui.》

《Io...io non voglio andarmene via da qui, sto bene...》

《Non dire sciocchezze Eren. Datti una mossa prima che mi arrabbi sul serio.》

La voce dell'uomo irritava parecchio il ragazzino.
Purtoppo non poteva fare nulla perché non sarebbe riuscito a difendersi da un uomo più grande di lui.
Salì le scale andando al piano superiore e prese i bagagli che aveva già preparato.
Un senso di paura iniziò a diffondersi nel suo corpo, dove lo avrebbe portato suo padre?
E poi chissà come viveva quell'uomo, se era sposato con un'altra donna oppure se viveva da solo.
Per il momento sapeva che aveva una paura immensa di andarsene via con lui.
Eren scese le scale e appena Grisha lo vide, si alzò dalla sedia per andare verso la porta d'entrata.

《Bene...coraggio andiamo.》

L'uomo e il ragazzino uscirono dalla casa e il giovane guardò per un'ultima volta l'edificio dove aveva passato la sua infanzia.
Davanti la casa c'era un carretto trainato da un cavallo e Grisha prese le borse di Eren mettendole sul retro.
Poi fece salire il ragazzino e subito dopo fece partire il cavallo che iniziò a camminare verso una strada che portava fuori dal paesino.
Il giovane voltò lo sguardo verso di esso e man mano il paesino si faceva sempre più piccolo appena si allontanavano da esso.

《Appena arriveremo a casa ti presenterò mia moglie e vedremo di cambiare il tuo abbigliamento.》

《Ah?...c-cosa? Il mio abbigliamento? Perché?》

Grisha diede un'occhiata gelida al ragazzino e quest'ultimo sentì i brividi passare lungo la sua schiena.

《Eren sei un maschio e un maschio non indossa vestiti da femmina!》

《...mamma mi ha cresciuto in questo modo ed io sono felice di essere così!...》

Il ragazzino fece un sospiro e poi commentò ancora dicendo a bassa voce.

《...se tu fossi rimasto con noi...mi avresti cresciuto come desideravi tu.》

Grisha sentì il commento di Eren e fermò il carretto per poi girarsi verso il ragazzino.

《Quando arriveremo a casa...ti darò una sistemata ragazzino.》

Eren voltò lo sguardo da un'altra parte perché lo sguardo di quell'uomo gli metteva molta paura.
Non voleva cambiare, a lui piaceva vestirsi da femmina anche se sapeva benissimo di essere un maschio.
Sua madre l'aveva cresciuto così ed era sempre andato tutto per il verso giusto.
Dopo qualche ora arrivarono nella cittadina di Grisha e a differenza del paesino dove viveva Eren, questa era una città rumorosa, non piaceva per niente al giovane.
L'uomo scese dal carretto e poi fece scendere anche il ragazzino da esso.
I due si trovavano davanti ad una casa a due piani dove al piano terreno era compreso anche un inventario.
Eren guardò per qualche minuto la casa e poi Grisha gli fece segno di entrare in essa.
La casa era graziosa, tenuta bene, si vedeva che c'era l'influenza di una donna all'interno di essa.
Quando i due entrarono, dalla cucina uscì una donna ovvero la moglie di Grisha.

《Grisha sei tornato! È lui Eren?》

La donna lo guardò per qualche minuto, con uno sguardo sorpreso.
Sicuramente non si aspettava di vedere un ragazzo vestito come una bambola dalla testa fino ai piedi.

《Si...Eren lei è mia moglie Ann.》

La donna sorrise dolcemente e il ragazzino non poté far altro che ricambiare quel sorriso.

《Ti ho preparato la camera al piano di sopra e sul letto teoverai dei vestiti che ho comprato per te giusto per questa occasione.》

《Grazie mille...non doveva disturbarsi per me...》

Per quanto quella donna fosse brava ad Eren non piaceva per niente.
Sembrava falsa e in più tutti e due erano fissati di fargli indossare abiti maschili.

《Io torno in negozio...ci vediamo all'ora di cena.》

Grisha uscì di casa e Ann decise di far vedere la camera da letto ad Eren.
Salirono le scale e poi entrarono in una stanza.
Non era molto grande ma aveva tutto il necessario: un letto affiancato ad un comodino in legno, una scrivania e una finestra molto grande che dava sulla strada principale della cittadina.

《È di tuo gradimento la stanza Eren?》

《Oh si grazie, è molto graziosa.》

《Ne sono felice. Ora vado a preparare cena, vengo a chiamarti non appena sarà pronto!》

Eren annuì e poi la donna uscì dalla stanza lasciando il ragazzino da solo.
Il giovane si sedette sul morbido letto e notó i vestiti maschili posati su di esso.
Non gli piacevano affatto.

"...non indosserò mai questi abiti. Sono brutti! Non mi piacciono per niente..."


Eren sospirò e poi si mise a guardare fuori dalla finestra.
In cielo volavano gli uccellini e anche lui voleva essere libero come loro.













Era notte fonda.
Dopo cena Eren era subito andato a dormire perché non voleva rimanere con Grisha e Ann in cucina a parlare.
Purtoppo però il ragazzino non riusciva a chiudere occhio.
Stare lì per lui era come stare in prigione, non aveva più la libertà che aveva prima.
Eren portò una mano sul suo collo quando sentì la catenina del ciondolo che gli aveva regalato Levi.
Il giovane sgranò gli occhi e si tirò su col busto dal letto facendo un grande sorriso.

"Levi! Perché non c'ho pensato prima? Devo andarmene via da qui."

Il ragazzino si alzò da letto e uscì dalla sua stanza cercando di fare il minimo rumore.
Tutto taceva in casa fortunatamente così Eren iniziò a scendere le scale dirigendosi verso la porta d'ingresso.
Non aveva portato nulla con sé, non gli interessava tanto sapeva che Levi gli avrebbe procurato tutte le cose di cui aveva bisogno.
Eren stava per aprire la porta quando qualcuno lo prese per la spalla girandolo verso di sé.
Grisha era dietro di lui e il suo sguardo era pura cattiveria.

《Dove credi di andare ragazzino?!》

《L-lasciami andare! Io non voglio rimanere qui!》

L'uomo strinse di più la presa facendo parecchio male al ragazzino e quest'ultimo cercava in tutti i modi di liberarsi.

《Tu non vai da nessuna parte! Sei uguale identico a tua madre! Insopportabile e con la testa dura!》

A quelle parole, Eren si arrabbiò tantissimo e preso dalla follia tirò un forte calcio nella pancia dell'uomo che cadde a terra in ginocchio.

《LASCIAMI STARE! MAMMA AVEVA RAGIONE A DIRE CHE ERI UN VERME SCHIFOSO! TI ODIO!》

Eren aprì la porta e uscì di casa, iniziando a correre velocemente verso la città anche se non sapeva minimamente dove andare.
Sentiva qualcuno correre dietro di lui ma il giovane cercava di non girarsi altrimenti avrebbe perso il ritmo della sua corsa, anche se sapeva benissimo che si trattava del padre che lo voleva riportare a casa.
Arrivò presso un vicolo cieco e quando si girò vide ancora quell'uomo che si teneva la pancia e respirava affannosamente.

《Avrei dovuto sbarazzarmi di te da tempo Eren...meriti di fare la stessa fine di tua madre.》

Il ragazzino, spaventato, strinse tra le sue mani il ciondolo con la pietra nera e in lacrime disse a bassa voce la parola fatale.

《L-Levi.》

Prima che Grisha potesse attaccarlo, un fascio di luce circondò il ragazzino che venne subito trascinato nel sottosuolo scatenando stupore nell'uomo dai capelli marroni.
Tutto si fece buio ed Eren perse i sensi per lo spavento.





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The Demon   The Angel  {Ereri}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora