Sono stati giorni piuttosto movimentati. Dopo la festa tutti decisero di andare a dormire ovviamente, ma Rommel insistette per cominciare a fortificare il perimetro della stazione, in attesa dei rinforzi e aspettandosi un contrattacco inglese. Tutti noi ovviamente eravamo parecchio svogliati dopo la festa e non avevamo voglia di fare nulla, ma sapendo che se non ci fossimo messi al lavoro i nostri culi sarebbero stati strappati e dati in pasto ai cani, ci mettemmo subito al lavoro. Io e Lars, come sempre, eravamo insieme. Non riesco ancora a credere quanto in fretta diventammo amici in così poco tempo. Non c'era un minuto da perdere, gli inglesi avrebbero potuto attaccare in qualsiasi momento. Non si erano fatti vedere da un po': tutt'intorno a noi c'era il silenzio più assoluto. Lars non aveva minimamente accennato al fratello o alla sua vita. Semplicemente non voleva parlarne in quel preciso momento, e non posso che dargli ragione. Comunque, io e gli altri eravamo riusciti a finire di scavare la trincea a tempo di record, e ci siamo permessi di riposarci un po'. Lars era visibilmente stanco, e aveva delle grosse gocce di sudore che gli gocciolavano dalla fronte. Gli proposi di andare a prendere le borracce in deposito e lui mi rispose che aveva gia la sua con se. La prese e bevve una parte del contenuto. In quel preciso istante sentimmo un colpo secco nell'aria e poi un fischio continuo. Io e Lars ci guardammo negli occhi. Non potevamo credere che l'attacco potesse arrivare così presto. Diamine, avevamo appena finito di scavare quella fottutissima trincea. Dopo pochi secondi il colpo di artiglieria arrivò a terra, per fortuna piuttosto distante da noi, ma non posso dire lo stesso di un'altro gruppo di ragazzi che aveva appena finito di montare un cannone anticarro. Il colpo li centrò in pieno, facendo saltare in aria non solo loro ma anche la postazione con annesse munizioni, creando un botto assordante e improvviso, un misto tra l'esplosione del colpo, quella del cannone, quella delle munizioni e le urla di quei poveri bastardi. Poche volte sentii urla così agghiaccianti Uno di loro volò in alto, insieme ad un cumulo di polvere e pietruzze, cadendo a qualche metro di distanza. Io e ci buttammo in trincea sperando di non essere colpiti. Intanto continuavano a cadere colpi di artiglieria su TUTTA la zona circostante alla stazione. Non riesco ancora a credere che una stazione così piccola potesse essere così importante per un'intera guerra. Durante il bombardamento io e Lars potevamo solo stare fermi li, sperando di non essere colpiti, mentre guardavamo tutte le esplosioni intorno a noi. In tutto quel casino, due ragazzi si buttarono nella trincea, a due passi da noi. Io e Lars ci girammo e guardammo verso di loro. Erano visibilmente scossi e spaventati, Uno di loro aveva gli occhi chiari, i capelli biondi ma un po scuri, piuttosto lunghi, ed era più alto di Lars (non che ci volesse molto ad essere piu alti di lui). L'altro aveva anche lui i capelli biondi, ma li aveva piu chiari del primo, ed erano decisamente più corti, i suoi occhi erano piu scuri, e in più era alto quanto me. Credo che Lars sia piuttosto irritato da questa cosa. Fisicamente erano piuttosto magri. Ci avvicinammo a loro e per provare a tranquillizzarli decidemmo di attaccare bottone. "Bella situazione di merda eh? Come vi chiamate?" esclamai. Quello con gli occhi chiari e i capelli biondo scuro mi guardò con curiosità e sorpresa. "Eh gia, non è il top in effetti. Mi chiamo Albert". L'altro si girò di scatto urlando: "Io Emmerich". Nel frattempo il bombardamento era finito e il silenzio era tornato a dominare il paesaggio. Io e gli altri decidemmo di rimanere nella trincea, prevedendo l'attacco di fanteria che sarebbe arrivato da un momento all'altro. Io e Lars eravamo già con i fucili pronti, ma Albert ed Emmerich erano ancora fermi, probabilmente in uno stato di shock. Lars decise di andare a parlargli, e lo fece. Non so cosa gli disse perché io ero intento a guardare in giro aspettando gli inglesi. Fatto sta che i due si alzarono, resero i fucili e, anche se un po' tremanti, si misero in posizione mentre Lars ritornò vicino a me. Non gli chiesi cosa gli avesse detto, semplicemente pensavo che non fosse il momento adatto. Ma gli inglesi continuavano a non arrivare, quindi, per passarci un po' il tempo e per rompere quel rigidissimo silenzio fra me e i due ragazzi appena arrivati, decisi di chiacchierare con loro. "E' da molto temp che vi conoscete voi due?" chiesi all'improvviso. Albert rispose all'istante, come se si aspettasse quella domanda: "A dir la verità no. Ci siamo conosciuti al campo di addestramento: Eravamo vicini nel dormitorio, quindi chiacchieravamo molto. E poi niente, siamo diventati a mici quasi subito". A questo punto della conversazione si intromise Emmerich, usando un tono parecchio scherzoso: " Eravamo inseparabili a tal punto che in squadra eravamo solo e questo idiota accanto a me". Albert, di tutta risposta, esclamò: "Chiamami un'altra volta idiota e non saremo più amici!" Ci mettemmo tutti quanti a ridere. Lars accennò l'inizio di una frase, ma fu interrotto da uno sparo che rimbalzò sul suo elmetto. Si sentì chiaramente il "dlin" del proiettile che rimbalzò sul caldo metallo dell'elmetto. Lars ovviamente imprecò e si buttò in copertura ad una velocità impressionante. Io e i due nuovi arrivati facemmo lo stesso, e in quel preciso momento, non fummo noi ad andare all'inferno, ma egli stesso pensò di farci visita. Si cominciarono a sentire i colpi incessanti delle mitragliatrici, i fischi dei proiettili, le esplosioni dei cannoni anticarri e dei carri stessi, ma soprattutto le urla. Lars ci mise un po' a riprendersi dallo shock. Diamine, si era visto arrivare la morte in faccia, chiunque sarebbe rimasto shoccato. Nel frattempo io, Albert ed Emmerich lottavamo per la nostra stessa sopravvivenza in quella situazione di merda. Davanti a me avevo il deserto ovviamente, peccato per quella massa praticamente infinita di inglesi che voleva ucciderci tutti. Non ci misi molto a finire le munizioni, e fui costretto ad andare al deposito per prenderne altre anche per tutti gli altri in quella trincea maledetta. Mentre stavo andando al deposito mi guardai intorno. Tutto il perimetro era sotto attacco, con una marea infinita di nemici che si era buttata in un attacco disperato per riconquistare la stazione. Sapevano che se avessero perso quella battaglia, avrebbero perso la guerra. In quel momento mi chiesi: dove diamine erano finiti i rinforzi che sarebbero dovuti arrivare dall'Italia? Sarebbero dovuti arrivare da qualche ora. Era successo qualcosa, era l'unica spiegazione. In quel momento potevo solo rispettare una delle regole fondamentali della sopravvivenza: uccidere o essere uccisi. Presi le munizioni al deposito e cominciai a correre verso la trincea inciampando su molti sassi che ovviamente erano sul mio percorso. Se posso esprimere tuta la battaglia in una sola parola, probabilmente la più adatta è: CASINO. Troppo, troppo casino. Tornai in trincea e vidi che Lars era inginocchiato su un cadavere. Sperai che non fosse ne di Albert ne di Emmerich, e per loro fortuna non era di nessuno dei due. "Porca troia, ne hai messo di tempo. Che ne dici di darmi quelle dannate munizioni prime che te le ficchi in culo un proiettile alla volta?" esclamò Lars in maniera piuttosto...tranquilla e rilassata. "Vorrei vedere te a camminare in quello schifo di terreno con tutto questo inferno, poi ne riparliamo" dissi mentre gli "ponevo" (nel senso di buttarglieli addosso) dei caricatori, poi mi misi a sparare anche io. Andammo avanti per altre due ore prima che gli inglesi si rompessero le scatole e si ritirassero. Però i rinforzi dovevano ancora arrivare. Stranamente non subimmo molte perdite. Stavolta, il fattore "culo" era dalla nostra parte. Ma non so se si ripeterà ancora una volta questa cosa. Tutto questo però solo il primo giorno. Quindi, caro ipotetico lettore, ti salterò 3 giorni in cui non abbiamo fatto altro che sparare e imprecare. Stiamo ancora aspettando i rinforzi che sarebbero dovuti arrivare TRE giorni fa. Rommel comincia ad avere le palle girate di questa storia. Come tutti del resto.
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L'amore ritrovato (CONCLUSO)
Historical FictionPremetto che questo è più un esperimento che un progetto letterario vero e proprio, una specie di esercitazione. Siamo nel 1942. E' un momento chiave della Seconda Guerra Mondiale. Le forze naziste si sono spinte fino in Africa approfittando dei t...