10 Luglio 1942

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Ovviamente. Non poteva andare in modo diverso. Eravamo sul nostro bellissimo e adorato Panzer, nel deserto più totale, quando improvvisamente sentimmo dei rumori in sottofondo. Sembravano dei motori, ma non erano carri. Erano aerei. Aerei della RAF. Ora tu, lettore ipotetico, starai pensando: "E quindi? potevate cercarvi un riparo no?". Beh, NO. Che riparo vuoi avere nel deserto in una zona pianeggiante? Semplice: NESSUNO. Potevamo solo correre sperando che uno di quei piloti sbagliasse o prendesse qualcun'altro. E sono accadute entrambe le cose. Alcuni uomini accanto al nostro gruppo furono colpiti da una bomba, altri invece furono falciati da alcune raffiche di mitragliatrici. Tutti non abbiamo fatto altro che correre ininterrottamente per tutto il tempo. Non potevamo neanche fermarci. Solo correre. Nient'altro. Dopo circa dieci minuti di corsa e incessanti bombardamenti finalmente potevamo fermarci. Gli inglese dovevano essere davvero disperati in questo momento, non volevano assolutamente che arrivassimo al porto di Alessandria. Sarebbe stata una disgrazia, e non avrebbero potuto neanche rifornire le loro forze in Egitto. Ci siamo sistemati, abbiamo fatto il conto di morti e feriti, e ci siamo rimessi in marcia. Non potevamo fare altro. Nel frattempo, io e gli altri, per ammazzare il tempo abbiamo deciso di parlare di vari argomenti. Di nostre esperienze, positive e negative. Per esempio Albert ci ha raccontato di una sua uscita con la sua ragazza, in cui è scivolato sul marciapiede ed è caduto sull'unica pozzanghera nel raggio di almeno 1 kilometro. Questo per far capire quanto egli sia fortunato. Cadendo si è sporcato la giacca nuova (di colore ovviamente chiaro, non ha specificato il colore) e mentre la sua fidanzata rideva lui già immaginava i rimproveri di sua madre sul fatto che non sappia tenere pulita una singola giacca. E in effetti accadde proprio questo. Emmerich ci ha raccontato, rimanendo sempre in tema sentimentale, di quando si era preso una cotta forte per un ragazza del suo istituto. Ci raccontò di come avesse paura anche solo a parlarle, o a guardarla semplicemente. Era solo un ragazzino, è normale. Ma se ci pensiamo, non è una reazione che pure noi adulti abbiamo alcune volte? Quando ci interessiamo particolarmente ad una persona, non proviamo a nasconderlo? Certo, facendo così otteniamo solo l'effetto opposto, ma se ci pensiamo è davvero così, sempre e ad ogni età. Tornando ad Emmerich, ci ha detto che alla fine ha lasciato perdere ben sapendo che si sarebbe arruolato volente o nolente, e pensava che questo potesse ferirla (ammesso che fosse riuscito nel suo intento). Lars ci raccontò come conobbe sua moglie. Non mi ricordo altro sinceramente. E so anche il perché: questo non è proprio un ambito di cui mi piace particolarmente parlare. Diversi anni fa, quando avevo 16 anni e vivevo ancora con la mia famiglia adottiva, eravamo in contatto con altre famiglie o persone di altre città, con cui una volta l'anno ci riunivamo in un bosco (non ricordo assolutamente quale, ho voluto eliminare dalla mia testa alcuni ricordi), in una specie di campo, dove vivevamo in comunità per una settimana. Io ovviamente ero nuovo, non conoscevo nessuno, ma ero comunque curioso. L'avere a che fare con persone sempre diverse mi aiutava particolarmente, e in più era sempre un piacere per me fare nuove conoscenze. Comunque, quando arrivammo la erano già arrivate molte persone, se non quasi tutte, ma la mia attenzione venne attirata soprattutto da una ragazza, chiara di carnagione, capelli rossi, occhi chiari di un verde molto intenso, poco più alta di me (non che ci voglia molto ad esserlo eh). Comunque dopo non ci feci più molto caso, anche perché sapevo già di non avere molte speranze. Durante le presentazioni scoprii che aveva 17 anni. Io il mese dopo ne avrei compiuti 17 pure io, quindi il mio interesse cominciò a salire, ma sempre rassegnato. La sera dopo accadde che io ero visibilmente turbato da qualcosa nella mia mente: ricordi, sensazioni, emozioni. Non molto...felici. Questa ragazza (si chiamava Valerie) vide che avevo qualcosa che non andava, quindi mi obbligò ad alzarmi dalla sedia della sala da pranzo, mi portò fuori e mi ordinò di dirle perché ero visibilmente triste e scosso. Le raccontai tutto. Ogni cosa. Ogni mio singolo pensiero negativo che mi affliggeva in quel momento. Lei rimase incredula, immobile. Poi si mosse di scatto verso di me e mi abbracciò. Uno degli abbracci più belli che io abbia mai ricevuto. E rimasi piuttosto segnato da questa cosa, come lei rimase anche segnata dal mio coraggio, dalla mia volontà di andare avanti ad ogni costo. Comunque da quel momento io e lei diventammo inseparabili, e c'erano diversi atteggiamenti che cercavamo di nascondere, mentre altri erano palesemente visibili. Una sera eravamo fuori dal dormitorio comune ad osservare le stelle, per la seconda volta. Era la sera prima della partenza. Eravamo su una panchina, l'uno sulla spalla destra dell'altra. Ci stavamo accarezzando, e nel frattempo parlavamo. Del più e del meno. Poi però rimanemmo zitti per un po' dandoci bacetti, carezze. Ma dopo scattò il bacio. Il mio primo bacio. Ed è stato meraviglioso. Era sincero. E basta. Poi però tutto fu fine a se stesso. Nonostante continuammo a scriverci, sia per la lontananza (e quindi la difficoltà nel vederci) sia per altri motivi di cui non mi va di parlare, almeno per ora, smettemmo di comunicare. Ci stetti molto male per quello. E sono passati 6 anni da quella cosa. Certo, ora a 22 anni non dovrebbe importarmi più. Ma...per via del mio carattere, e per certi miei aspetti che non tocca a me giudicare, sono rimasto solo. E solo lei aveva rotto, almeno per un po', questo strano meccanismo psicologico. Ed ecco perché non avevo voglia di parlarne. Troppi ricordi che, per quanto belli, continuano a tormentarmi, a farmi rendere conto di quanto io sia solo. Troppi ricordi che continuano a tormentarmi, per quanto io cerchi di sopprimerli. E non sempre alcuni li rivelo ad altre persone. Molti sono nascosti, segreti. Perché non mi va di dirli a delle persone che magari potrebbero non capire, o che possano usarli contro me stesso. Ma comunque, queste sono comunque mie vecchie vicende. Ora l'importante è fare attenzione sia alla mia persona che ai miei amici. VERSO ALESSANDRIA!

L'amore ritrovato (CONCLUSO) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora