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Aveva raggiunto la zona sicura, alla fine aveva ragione: quando si allargava il fiume i neri diminuivano sempre di più fino a scomparire. La papera strillava ancora, ma gli aveva salvato la vitae decise di tenerla, e la chiamò Arepap, era un nome scolpito in un piccolo punto sul fianco destro della piccola imbarcazione in cui era seduto appoggiato ad una parete a guardare il magnifico tramonto con un po di tranquillità, finalmente. Ma torniamo indietro.

Sul lato destro dell'imbarcazione si era formato un grosso buco, quando era saltato per prendere la papera aveva fatto spostare tutta la barca facendola finire contro uno scoglio, non sapeva come chiuderlo. É vero, era a pelo d'acqua ma di acqua ce ne era già molta, non poteva entrarne di più, sarebbe affondato. Le poche creature che entravano uscivano subito vedendo la papera che si dimenava cercando di scappare senza successo. Si fermò un istante a ragionare. Aveva ancora a disposizione 2 vestiti ormai zuppi di acqua, qualche pezzo di straccio anche esso zuppo, una papera e qualche pezzetto di legno.Gli venne in mente un idea geniale.

Prese velocemente la papera cercando di sbilanciare la barca il meno possibile con l'animale che si dimenava ormai tra le sue mani. Prese qualche pezzo di legno e due vestiti; avvolse un vestito intorno alla papera bloccandola mentre essa cercava di fare male a Eizarg con il becco libero dalla stoffa, mise i pezzi di legno sul dorso dell'animale imbalsamato e ricoprì di nuovo tutto con l'altro vestito. Ci andava alla perfezione. Diede un bacio sul becco dell'animale che cercava di liberarsi e con un -buona fortuna amica mia!- la spinse nel buco formatosi nella barca per tapparlo. Con il rapido movimento e l'inserimento forzato nel buco della barca la povera papera sembrava talmente impaurita che gli sprizzarono gli occhi dalle orbite come due biglie e con un forte -quaaaaaak-sembrava che gli fosse uscita tutta l'aria che poteva avere nei piccoli polmoni. Di sicuro l'animale doveva avere un cuore di ferro anche se a Eizarg a volte sembrava di sentirlo battere tra uno starnazzo e l'altro, ma comunque era ancora viva e aveva anche guadagnato un animale domestico!

 Smise di pensare alle sciocchezze e iniziò a svuotare la barca ormai piena quasi per metà di acqua. Le urla dell'animale lo iniziavano a stancare così, non essendo ancora arrivato nella parte del fiume dove sparivano i neri decise di pescarne qualcuno da dare in pasto alla papera per farla tacere e far stare buona. Finì di togliere l'acqua dalla barca fino ad asciugarla quasi del tutto, abbastanza perché le creature non potessero vivere e utilizzando un pezzo di stoffa e due piccoli pezzi di bastoni costruì l'arnese che aveva usato in precedenza per pescare i piccoli esseri mostruosi che ormai non attaccavano più la sua barca per la presenza della papera e iniziò a pescare finché riempì un angolino intero dell'imbarcazione.

Il sole iniziava a calare, il viaggio era durato già un giorno intero e il castello sembrava non molto lontano, forse ci avrebbe messo un'altra mezza giornata in barca, anche se non sapeva cosa aspettarsi ormai, da quello che aveva visto fin'ora non si aspettava certo che il viaggio sarebbe rimasto tranquillo fino alla fine. Quando la papera ricominciava ad urlare gli dava qualche creatura in pasto, ne aveva abbastanza per almeno tre o quattro giorni circa, non sapeva se le poteva mangiare anche lui e si ripropose di provarci. Si fermò un po di tempo a rilassarsi, era esausto, trovò una piccola scritta scolpita su un fianco dell'imbarcazione e decise di chiamare la sua nuova amica così. Era quasi buio così decise di approdare sulla riva più vicina (ormai le coste non erano più frastagliate e ci poteva arrivare senza problemi) e accamparsi lì fino al giorno dopo,doveva anche rimettere a posto come meglio poteva la barca ormai piena di fori. E così fece.

alla ricerca della arepapDove le storie prendono vita. Scoprilo ora