Parte 1

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Pov Niccolò

Quella mattina iniziava il primo semestre e io, logicamente, ero in ritardo. La notte era stata un vero inferno e come se non bastasse, avevo di nuovo litigato con mia madre.

Il sole picchiava con tanta intensità che il solo muovermi mi procurava uno sfrigolio sopra la pelle. Gli occhiali dalle lenti blu scuro mi servivano a ben poco.

Avevo assoluto bisogno di ripararmi, altrimenti mi sarei ricoperto di fastidiosissimi, anche se lievi, ustioni.

Pov Giacomo.

Me ne stavo tranquillamente seduto al mio banco con lo sguardo perso nell'osservare i forti colori autunnali che costituivano, l'unico, monotono, paesaggio oltre il vetro della finestra. Il mio pensiero correva spesso ai miei due grandi amici Stefano e soprattutto Roberto il capitano dei Cavalieri, che ormai avevo lasciato da un po' di tempo. Purtroppo da quando mia madre mi aveva buttato fuori casa, sono stato costretti a trasferirmi. Come li invidiavo, troppo innamorati, e come avrei desiderato trovare un compagno come loro.

Come al solito me ne stavo in disparte e in silenzio. E chi avrebbe mai voluto avvicinarsi a un errore della natura come me.

Così almeno mi definivano tutti... Perché ero gay. S'intende! Sbuffai osservandomi un lungo boccoloso ricciolo castano che mi cadeva scompostamente sulla guancia.

"Ehilà signorina, come mai quello sguardo imbronciato su quel faccino così carino?".

Vi voltai fissando gli occhi grigi in quelli taglienti dell'altro. Elia , come al solito, sempre lui.

"Quale buon vento stamattina, Elia?". Risposi fingendo noncuranza.

L'altro poggiò il palmo della mano destra sulla superficie liscia del mio banco e sporse il viso verso di me, osservandomi sornione.

Era davvero un armadio quel ragazzo, sarà pesato suppergiù un centinaio di chili. Il resto tutto muscoli. Era la punta di diamante della squadra di Rugby dell'istituto.

"Oh, niente! Studi sugli errori genetici per la ricerca di biologia, sai...", che battutina infelice.

"Lasciami in pace, stamattina non sono in vena di ascoltare i tuoi soliti discorsi idioti".

La mascella dell'altro si contrasse paurosamente, facendo emergere un tic molto poco piacevole.

"Attenta signorina. Anche se siamo in aula non ci staremo tutto il giorno".

La mia schiena fu percorsa da un brivido, mentre arrossivo con violenza. Ecco il mio stupido orgoglio si faceva vivo e mi metteva nei guai.

Anche se sapevo difendermi, Elia era davvero troppo. La campana della torre che si innalzava dall'imponente complesso scolastico suonò i suoi rintocchi placidi, segnando l'inizio delle lezioni mattutine.

Con un sorriso maligno il giocatore di Rugby tornò al suo posto, accompagnato dalle risatine degli altri miei compagni di classe. Alle volte non ne potevo più di quell'inferno.

La porta si aprì cigolando sui cardini, mentre il professore di letteratura entrava, con un passo un po' zoppicante, augurando il buon giorno. Ma non si sedette.

"Bene ragazzi, permettetimi di presentarvi un vostro compagno di classe".

Tutti gli sguardi erano catalizzati verso la porta, mentre la nuova matricola faceva il suo ingresso nella classe. Ciò che si presentò davanti agli occhi di tutti era la visione più straordinaria che si potesse pensare.

Il mondo è grigio il mondo è bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora