capitolo 9

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Pov Niccolò


Rimasi a cullarlo tra le braccia come un bambino piccolo per mezz'ora buona, e, quando finalmente sentii che il suo respiro era tornato normale e i rivoli umidi avevano smesso di colargli lungo il collo. Lo scostai molto delicatamente da me, rimettendomi a sedere.

«Sei ancora qui, Giacomo?» Gli chiesi, notando il suo sguardo ancora spento e dolorante.

«Non dire più certe cose.»

Sospirai. «Perché ti sei così arrabbiato?»

Una risposta chiara, in contrasto col suo sussurrare, risposta che sembrò rimbombare nella stanza.

«Non voglio più che parli in quel modo della morte, né di te in quei termini! Odio certi discorsi.»

«Perché? Io ho detto solo la verità.»

«Insisti ancora.»

Era quasi urlata, un'esclamazione piena di dolore. Poi continuò, vedendo che io non accennavo a parlare.

«Non voglio poù perdere nessuno a cui voglio bene... mai più... Non sopporto di non essere in grado di aiutarti... sono così inutile!»

«Giacomo, guardami negli occhi.»

Sollevò il capo, incontrando, stavolta, il rosso intenso delle mie pupille sanguigne, senza più protezione delle lenti blu. Quello sguardo di rubino lo incatenò, la bocca leggermente socchiusa dallo stupore.

«Ma i tuoi occhi...!»

«Non posso esporli al sole, ma adesso che è sera ed è scuro abbastanza, mi è concesso.»

«Come sono belli.»

Un commento uscito involontariamente, che fece arrossire Giacomo non appena si rese conto di aver espresso ad alta voce un semplice pensiero.

«Sei il primo che lo dice.»

Fu la lieve e pacata mia risposta.

«Tornando al discorso di prima, non ti venga in mente di considerarti inutile! Per me hai fatto e stai facendo tanto e, devo proprio dirlo, è una cosa strana per me, ma è piacevole.»

E sorrise appena.

«Purtroppo, vedo, ci sono cose che nessuno può cambiare, nemmeno mettendoci tutta la forza che si possiede. Ma grazie comunque, Giacomo, per aver pianto per me.»

Quella frase fu detta da me con tale dolcezza che Giacomo sentì il cuore tremare violentemente, percorso da una caldissima corrente elettrica. Le mie labbra si posarono sulla sua fronte in un piccolo bacio, come un ringraziamento. Giacomo chiuse gli occhi e si godette quell'attimo come fosse l'ultimo della sua vita.

«Oh, Dio... Quanto ti amo. Mio bellissimo Albino che porta nel cuore la morte.»

Come in risposta ad un impulso incontrollato, il moretto sollevò il viso in modo che la fronte su cui le mie labbra si erano posate, si sostituisse all'incontro con le mie. Giacomo mosse le labbra su quelle mie in piccoli e lievi tocchi, poi le socchiuse leggermente mentre anche quelle mie iniziavano la sua stessa danza, prima in un susseguirsi di tocchi lievi di lingue, poi via via essa sempre di più, finché il bacio si approfondì in qualcosa di vorace e frenetico, incontrollabile passione e caldo.

Il mondo è grigio il mondo è bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora