Capitolo 3

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Pov Giacomo


Perso nei miei pensieri, non mi accorsi della persona che mi si avvicinava quasi di corsa ed inevitabilmente gli volai addosso.

"Lulù! Ma guarda un po'".

"Luigi. Ciao Luigi. Scusami per esserti venuto addosso. Ah! E piantala di chiamarmi Lulù".

Il ragazzo biondo fece un sorrisone.

"Oh, andiamo Lulù, non fare lo scontroso come tuo solito! Non lo farai solo con me, vero?".

Alzai ironico un sopracciglio, poi sbuffai.

"Certo solo tu sei tanto rompicoglioni, Luigi".

Lui assunse un'aria teatralmente offesa e mortificata.

"Oh, e io che invece ti voglio tanto bene! Sei veramente crudele!".

"Quanto sei cretino".

Il biondo mi prese a braccetto e cominciò a strattonarmi.

"Forza grand'uomo! Visto che il fato ha voluto farti volare a me, ce ne andiamo a casa assieme".

Tentai di liberarmi.

"Ma non ci penso nemmeno".

Luigi rise divertito e soddisfatto come non mai e continuò imperterrito il suo cammino, trascinandomi mentre io mi dibattevo furiosamente, non ottenendo altro che incrementare sue risate.

Appena varcata la soglia del portone centrale, il riso del biondo cessò d'improvviso, mettendo in apprensione anche me. Quella specie di montagna umana di Elia si parò dinanzi a noi, attorniato dai suoi fedeli.

"Bene, bene, la nostra signorina oggi è in compagnia! Chi è il tuo ragazzo, questo bellimbusto?".

Iniziai a tremare contro la mia volontà, mentre Luigi si metteva davanti a me in gesto protettivo.

"Vattene Elia. Oggi non è proprio aria". Sentenziò il biondo con aria feroce.

"Oh, sa perfino il mio nome! Non so se sentirmi onorato o schifato". Disse l'altro in risposta, scatenando un lungo risolino nei suoi compagni.

«Oddio qui finisce male.»

"Luigi, per l'amor di Dio, lascia perdere, andiamo via!".

"No. Deve capire una volta per tutte che non può fare come cazzo gli pare solo per suo gusto personale".

Ero teso come una corda di violino. Temevo per Luigi, non aveva certo speranze contro quella mandria di colossi.

"Ti prego andiamo via".

"Ho detto no! Non deve permettersi di metterti le mani addosso solo perché sei gay".

"Ma guarda guarda".

Io e Luigi ci voltammo in sincronia in direzione del portone che avevamo lasciato alle spalle solo un attimo prima.

"Ma bene ! Adesso ci siamo proprio tutti", disse Elia spezzando il silenzio di tomba che si era creato.

Era Niccolò. Fermo con una spalla appoggiata allo stipite di legno massiccio della porta, le gambe incrociate e un sorriso stampato in volto.

«Oddio e... e... se avesse sentito? Potevo seppellirmi da solo, tanto valeva!»

"E così adesso, il nostro capitano del club si mette a fare il ragazzino con due persone che non possono difendersi. Ti facevo un po' meno infimo Elia".

Con quel suo passo di belva si avvicinò a lui, non degnando di uno sguardo me e Luigi, che ce ne stavamo col fiato sospeso ad osservare la scena. Si fermò a fissarlo a non più di un centimetro dal suo naso.

"In effetti mi era sembrato strano tutto quel discorsetto dettagliato che mi hai fatto su Mattei, stamattina, che, oltretutto , mi ha annoiato a morte. E' dunque questo il livello della tua intelligenza?

Niccolo era immobile, come ipnotizzato dalle parole taglienti e gelide che gli venivano rivolte con tanto pacata noncuranza. Si spostò appena indietro per potersi levare con gesto fluido gli occhiali dal volto, fissando poi gli occhi in quelli di Elia. Ancora silenzio.

"Vattene", gli sibilò l'albino, facendolo prima cadere a terra con un mugolio di spavento e poi farlo correre a gambe levate con una faccia decisamente sconvolta.

L'albino si rimise gli occhiali prima di voltarsi. In effetti io non capivo il perché di quella reazione da parte di Elia, il ragazzo dai capelli bianchi era rimasto voltato tutto il tempo della discussione. Vidi Niccolò pararsi di fronte a noi due con la sua solita glaciale freddezza.

"Ragazzino vedi di imparare di mantenere sotto controllo la tua stupidità. Non ho voglia di rifare quel che ho fatto oggi una seconda volta". Disse con voce alta e chiara a Luigi che si irrigidì di scatto.

"Ma come ti permetti! Nessuno ha chiesto il tuo intervento. Potevo benissimo...".

Gli occhi oltre gli occhiali si sgranarono leggermente, ma bastò questo a far zittire le lamentele del biondo.

"Bravo così va meglio".

Poi Niccolò voltò lo sguardo verso me che mi fissavo le scarpe. Non me la sentivo di guardarlo negli occhi. Inconsciamente sapevo che quel che mi avrebbe detto non sarebbe stato piacevole come invece speravo.

"Che ti ho detto stamattina, Mattei?".

M'irrigidii a mia volta a quel tono gelido e, con un sforzo sovrumano mi costrinse ad alzare gli occhi.

"Impara che quel che sei non è un difetto, né tanto meno deve diventare un problema per te. Non ci sarà sempre qualcuno che rischi al posto tuo e l'approfittarti dei sentimenti degli altri per non voler affrontare i propri problemi è quantomeno disgustoso".

Poi, sempre con estreme calma, Niccolò diede le spalle a noi due e si diresse verso il sentierino ghiaiato che dava sulla strada.

"Cresci ragazzino, mi disse prima di svanirmi definitivamente dalla visuale.


Pov Nicccolò

Perché mai avevo reagito? Non sapevo darmi pace per l'essermi esposto in quel modo davanti a dei perfetti estranei, dovendo ricorrere a quella cosa dolorosa solo per evitare qualche ammaccatura a un ragazzo che per me non era altro che oggetto di curiosità.

Togliermi gli occhiali sotto il sole era per me come una persona normale tagliarsi la pelle e lasciarla esposta sanguinante all'acido. E io mi ero permesso di provare dolore per quel ragazzino insulso, che alla fine si era rivelato molto deludente rispetto a come pensavo.

Perché accidenti mi ero permesso una cosa del genere? Con rabbia del tutto fuori posto mi diressi verso una zona della città che nemmeno conoscevo, dato che se fossi rientrato a casa in quelle condizioni avrei litigato di nuovo con mia madre e non ne avevo la benché minima voglia. Cosa diavolo c'era in quel ragazzino che mi torturava a quel modo?

Il mondo è grigio il mondo è bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora