Capitolo 1

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Come tutte le mattine fui svegliata dalla voce della mia vicina di casa che puntualmente, dieci minuti prima delle sette, iniziava ad ascoltare il rosario. Voi penserete, ma cosa..? Si, proprio il rosario. Di malavoglia mi alzai, chiusi la finestra e mi diressi verso il bagno con i vestiti in mano. Un'altra giornata stava per iniziare e io, come al solito, non ero pronta psicologicamente. Dopo essermi sistemata, presi il mio telefono e scesi giù in cucina. Mia madre mi diede il buongiorno ed io, assonnata più di prima, le feci solamente un cenno con il capo. Mi sedetti sulla sedia, iniziando a mangiare ciò che mamma aveva preparato poco prima. Lessi l'orario sul mio cellulare e quasi non mi strozzai. 7:20. A breve sarebbe passata la corriera per andare a scuola ed io ero ancora lì. Corsi in bagno a finire di prepararmi e, una volta preso lo zaino, salutai mia madre. Mi diressi verso la fermata a pochi metri da casa mia e li incontrai alcuni miei vecchi compagni. Dopo nemmeno due minuti arrivò l'autobus, presi posto e infilai le cuffiette. Feci partire Find me dei Boyce Avenue e mi abbandonai completamente alla melodia. Arrivai alla stazione quindici minuti dopo e li aspettai la mia migliore amica. Questa sarebbe stata l'ultima settimana qui in Abruzzo perché eravamo riuscite a convincere le nostre famiglie a farci frequentare l'ultimo anno del Liceo Scientifico all'estero. Più precisamente ad Amsterdam, la nostra città. Sono sempre stata innamorata di quel posto e sognavo di andarci ormai da anni. I miei pensieri furono interrotti da una voce che chiamava il mio nome.
«Feeee!» Mi girai e notai la mia migliore amica.
«Hey buongiorno! Sono troppo agitata..»
«A chi lo dici, non sto più nella pelle».
Ad un tratto sentii due braccia stringersi attorno ai miei fianchi e un bacio sulla spalla. Mi girai e trovai Davide. «Buongiorno piccola» mi sussurrò all'orecchio. «Ma come siamo dolci di prima mattina!» sorrisi e gli diedi un bacio sulle labbra. «Di che parlavate? Ciao Gaia!»
«Ciao Da! Stavamo parlando del nostro via...» la interruppi bruscamente e dissi:« viale, si il viale in cui ci diamo appuntamento. Si sì, alle 16 no?» la fulminai con lo sguardo, facendole cenno di tacere.
Confusa più che mai,annuì. «ehm...okay, saliamo?». Guardai l'orologio che segnava le otto e cinque e feci un cenno col capo. Mi prese la mano e, seguiti da Gaia, ci dirigemmo verso il Liceo. Una volta arrivati davanti la mia classe, salutai Davide con un bacio a stampo ed mi diressi verso il banco con la mia migliore amica. Prima ora: scienze. La voce stridula della professoressa risuonava nella stanza. Non potevo farcela di prima mattina. Fortunatamente decise di spiegare e cercai di prendere più appunti possibili nonostante avesse preso le sembianze di Eminem durante la spiegazione. Dopo tre ore arrivò finalmente la ricreazione. Stavo per andare fuori la classe in cerca di Davide, ma Gaia mi bloccò dal polso. «Hey, non hai ancora detto nulla del viaggio a Davide?» mi disse. «No, ancora no...e non dirmi che poi sarà peggio perché già lo so!» la anticipai. Mi guardò pensierosa e questo non portava bene. «Federica, d..»
«okay ho capito, ho capito! Gli parlerò oggi pomeriggio» dissi velocemente. Uscii dalla mia classe e trovai Davide appoggiato al muro che mi aspettava.
«amore!» mi avvicinai.
«piccola...ti va di venire a pranzo da me? Passiamo il pomeriggio insieme, solo noi» disse dolcemente.
«va bene amore» risposi mettendogli le braccia al collo e avvicinandomi a lui. Di risposta mi diede un bacio sulle labbra e, dopo essersi staccato, mi sorrise. Suonò la fine dell'intervallo e fui costretta dalla professoressa di italiano a rientrare in classe. Le ultime due ore passarono velocemente e alle tredici e venti uscimmo dalle classi. Fuori l'edificio cercai Davide e, una volta trovato, ci dirigemmo verso la sua macchina. Dopo una ventina di minuti arrivammo a casa sua. Decidemmo cosa preparare per pranzo e successivamente iniziammo a cucinare. Ci sedemmo a tavola, cominciammo a mangiare mentre parlavamo animatamente. Presi una forchettata di spaghetti e mi fermai a fissare la figura di Davide. I suoi occhi marroni mi avevano fatto follemente innamorare di lui. Mi mancherà tutto, la sua dolcezza, i suoi abbracci, le sue attenzioni e il suo carattere così timido, ma aperto con me. Così presa dall'osservarlo, non mi resi conto della sua voce: «amore?! Hey, tutto okay? ».
«ehm...sì...» esitai.
Aiutai a sparecchiare il tavolo e a lavare i piatti. Successivamente salimmo su in camera sua dove ci sdraiammo sul letto. Misi la testa sul suo petto e gli circondai un fianco con il braccio. Lui fece lo stesso, stringendomi a lui con le sue forti braccia. «amore sicura che va tutto bene? Ti vedo..»
«come?»lo interruppi.
«strana...qualcosa non va?» disse preoccupato.
Ed ora che gli dici?
Ecco la vocetta odiosa della coscienza che nei momenti meno opportuni compare sempre.
Shhh per il momento niente.
Gli accarezzai il petto con la mano.
Brava! Ora nascondiamo anche le cose, complimenti.
Okay, okay. Prendi un bel respiro. «devo parlarti» dissi all'improvviso. «dimmi tutto» disse tranquillamente.
«ti ricordi di quando ti parlavo del mio sogno di vivere ad Amsterdam? Si?! Beh, è proprio questo il punto. Quest'anno i miei genitori finalmente mi hanno appoggiato nelle mie scelte. Sono riuscita a convincerli di farmi frequentare l'ultimo anno del liceo ad Amsterdam e con me ci sarà anche Gaia.»
Davide si irrigidì di colpo. Per un attimo mi domandò perplesso: «quando parti?»
«la prossima settimana...» dissi con voce bassa. Lo vidi alzarsi di scatto.
«quando avevi intenzioni di dirmelo?» disse in modo pacato, ma allo stesso tempo freddo.
«io avevo..» venni interrotta dalla sua voce «tu niente! Perché non mi hai detto nulla? Questa potrebbe essere l'ultima settimana che passiamo insieme e tu hai preferito tacere su questo?».
Mi sedetti sul letto e sospirai pesantemente cercando di non piangere.
«Ascoltami, non sapevo come dirtelo e soprattutto come l'avresti presa. È difficile per me, io non voglio lasciarti. Io ti amo» dissi con voce tremante.
La sua figura si muoveva frustrata da una parte all'altra della stanza.
Mi sentii terribilmente in colpa e impotente davanti a tutto questo.
«come pretendi che io accetti tutto questo? Sai cosa significa non vedersi per un anno? Io non ce la faccio a tenere una relazione così. Io non riesco a stare lontano da te. Capisci?!» disse velocemente e nel suo discorso era evidente un filo di rabbia. Le lacrime presero il sopravvento e iniziarono a scendere lungo le mie gote. Invano cercai di asciugarle e di tranquillizzarmi. Non lo avevo mai sentito parlare in questo modo. Era sempre stato pacato nei suoi discorsi, ma in fondo aveva ragione. Non riuscii ad aprire bocca, rimasi seduta, immobile sul quel letto.
«non hai niente da dire?» disse nervoso.
Feci un no con la testa, asciugandomi le lacrime.
«bene! Sei libera di fare ciò che vuoi, puoi andare» disse facendomi cenno della porta.
Guardai il pavimento e dissi: «è finita, Davide?».
Non rispose, mi ignorò semplicemente guardando fuori la finestra. Il mio cuore perse non so quanti battiti. Mi alzai dal letto, più ferita che mai e mi diressi al piano di sotto, raggiungendo la porta. Corsi fuori dall'abitazione e mi diressi a passo svelto verso casa. Una volta arrivata, aprii la porta e salii velocemente in camera mia, ignorando la voce di mia madre che mi chiedeva cosa fosse successo. Mi rinchiusi nella mia camera e mi buttai di peso sul letto. Piansi come non mai, abbracciata al cuscino.

#Spazio Autrice
Allora, questa è la mia prima storia e spero con tutto il cuore che le mie idee vi piacciano. Il pensiero di poter scrivere i piccoli film mentali che mi passano per la testa ogni nano secondo mi "tormentava" ormai da tempo. Ed è lì che ho pensato:«allora perché non scrivere una storia?».
Vi lascio il primo capitolo e scusate eventuali errori. Sarei felicissima di sapere cosa ne pensate, anche con una stellina o con un commentino.
Baci,
vivodibruno ❤️

Ma so proteggertiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora