Questa era la sensazione che provai uscendo dall'aeroporto. Mi sentii un po' spaesata inizialmente, ma non vedevo l'ora di scoprire quella città che da sempre mi aveva affascinata. Seguita dalle valigie e trasportata dal vento sottile che tirava, avanzai verso una panchina per sedermi. Il mio stato di confusione si intrecciò a quello di estrema ansia. Ero un po' preoccupata per questa nuova esperienza e agitata allo stesso tempo. Il pensiero di conoscere la famiglia in cui sarei andata a vivere e a trascorrere gran parte del mio tempo mi stava letteralmente torturando. Più precisamente mi sentii salire un groppo in gola quando mi ricordai che la persona con cui avrei passato l'intero anno scolastico, e non solo, era un ragazzo. Tutto ad un tratto divenni paranoica, avevo il timore di non poter piacere a questa nuova famiglia, di non sentirmi a mio agio con tutte le varie novità.
Immersa nei miei pensieri, non mi resi conto che stava iniziando a piovere.
Naturalmente fu impossibile prendere un ombrello dato che era nella valigia chiusa con il lucchetto. Mi maledii mentalmente per non averlo messo nello zaino. Cercai un riparo dalle gocce d'acqua che aumentavano man mano, evitando così di far bagnare il borsone contenente la tastiera. In quel momento mi stavo chiedendo cosa stesse facendo la mia nuova famiglia, invece di essere venuta a prendermi. Inutile dire che mi bagnai completamente in poco tempo. Passarono almeno 15 minuti, quando ormai mi arresi ad aspettare. Sentii il clacson di una macchina poco lontana dietro di me, ma non gli diedi molto peso. Poco dopo percepii una voce maschile molto dolce e profonda, mista ad un tono di incertezza.
«Federica?»
Mi voltai e a stento riuscii a focalizzare la sua immagine. Solo dopo alcuni secondi mi resi conto di trovarmi di fronte al mio corrispondente olandese.
«Si...Jeff?!»
«Benvenuta ad Amsterdam, piacere di conoscerti. Perdona il mio ritardo, ma in centro c'era molto traffico. Ho cercato di uscirne, ma non ce l'ho fatta.» strinsi la sua mano, cercando di non farlo sentire a disagio.
«Sono sempre in ritardo, non ce la farò mai ad essere puntuale» disse mostrando con un sorriso la sua perfetta dentatura.
«Davvero non devi preoccuparti, non ce n'è bisogno.» lo rassicurai e sul suo volto si ampliò il suo splendido sorriso.
Rimasi incantata non solo dalla bellezza, ma dalla vitalità che esprimeva il suo volto.
«Lascia che prenda io le tue valigie. Dovrai essere molto stanca, sbaglio?» prese la mia roba e la sistemò nella sua Mustang rossa. Entrammo in macchina, Jeff mise in moto per poi sfrecciare verso casa Martin.
«Non sbagli, sono esausta. I viaggi mi sconvolgono parecchio, anche se mi aspettavo di peggio» mi rivolse un sorriso. Arrossii immediatamente: il suo comportamento mi destabilizzava molto. Davvero troppo carino per essere un ragazzo.
Mi concentrai sul finestrino alla mia destra, o meglio, sul bellissimo paesaggio che si prospettava davanti alle mie iridi marroni. Inizialmente stentai a credere in quello che avevo di fronte. Finalmente ero nel mio posto e sentivo che questa sarebbe stata una delle mie più grandi esperienze. Niente e nessuno avrebbero potuto cambiarla.
Dopo alcune canzoni sentite alla radio e qualche parola scambiata, arrivammo finalmente a destinazione.
Appena posteggiò la macchina nel vialetto, notai subito due figure fisse davanti al portone. Attraversammo la breve stradina che ci condusse proprio lì, su quel portico costellato di fiori, in particolare tulipani, dove i suoi familiari ci stavano attendendo.
«Mamma, papà, lei è Federica, la nostra ospite. Federica loro sono Noel e Ryan, i miei vecchi» si fece scappare una risata.
«È un piacere essere qui» dissi stringendo le loro mani.
«È un piacere averti qui da noi» disse Ryan.
«Benvenuta cara» continuò sua madre.
Rimasi spiazzata quando ricevetti un abbraccio da entrambi. Fin da subito provai una certa simpatia per la sua famiglia che a prima vista ispirava una grande affinità e serenità.
Riuscii così a capire la spontaneità e l'immensa educazione di cui era dotato il mio nuovo compagno. I miei occhi lo scrutarono per bene e lo associarono all'istante ad una persona molto solare.
Entrammo all'interno dell'edificio che aveva un profumo davvero ammaliante.
«Spero tu possa perdonarci...» disse amorevolmente sua madre mentre infornava il vassoio con su del pollo e delle patate.
«Il lavoro sin dalla mattina ci tiene sempre molto occupati, riusciamo ad avere una tregua solo nelle pause, come il pranzo o la cena» continuò Noel, ma fu subito interrotta da suo marito:
«Mia moglie ha ragione, ci dispiace molto per non essere stati puntuali,ma riusciamo a trovare sempre del tempo per la nostra famiglia. Questo te lo posso garantire. Siamo molto legati tra di noi e vogliamo solo il bene per nostro figlio e per chi ne fa parte». Queste furono le parole pronunciate da Ryan.
«Sono molto entusiasta di questa nuova avventura e non vedo l'ora di conoscerti, anche perché mi sembri una persona in regola e molto timida. Non sentirti a disagio, anzi, esterna tutto quello che pensi in qualsiasi momento» disse Jeff con un sorriso rassicurante. Sul mio viso non tardò a spuntare un piccolo sorriso. «Sento davvero di poter credere a casa, di essere parte di questa meravigliosa famiglia. Vi ringrazio davvero per questa possibilità e disponibilità. Spero di poter essere all'altezza di tutto ciò ».
«Sto preparando il pranzo cara, tu ora va a rilassarti un po' in camera. Il viaggio è stato duro e stancante. Jeff ti aiuterà a portare tutte le tue valigie nella tua stanza e a mostrarti il bagno per cambiarti. Ti sei bagnata per bene sotto la pioggia, sono molto mortificata» disse Noel con premura.
«Davvero non si deve preoccupare» riso rassicurante.
«Mamma, non trattarci come due bambini. So quello che devo fare» borbottò Jeff, alzando gli occhi al cielo.
«Non mi sembra che tu stia muovendo le tue gambine per aiutarla a sistemarsi» lo ammonì suo padre scherzosamente. Risi di sottecchi e seguii il mio compagno al piano di sopra, cercando invano di prendere almeno una valigia. Dopo aver attraversato gran parte del grande corridoio, giunsi alla mia camera che si trovava precisamente in fondo e di fronte a quella di Jeff. Non appena aprii la porta e misi piede all'interno, un profumo alla vaniglia perforò le mie narici. Lo inspirai a pieno e sorrisi come un ebete.
Davvero molto accogliente, pensai.
La stanza era davvero spaziosa: sulla sinistra vicino alla finestra vi era un grande letto matrimoniale, le cui coperte erano dello stesso colore delle pareti, azzurro. Lo spazio alla sinistra che divideva il letto e l'immensa finestra era occupato da un comò di media grandezza color carta da zucchero. Sulla destra notai la grande cabina armadio vuota, in attesa di essere riempita, e poco prima una scrivania di legno correlata insieme ai vari accessori di cancelleria (che io adoro). Sul muro alla mia destra vi erano inoltre delle mensole vuote e al di sotto di esse, di fronte al letto, una grande televisione posta su un mobile bianco, dotato di alcuni cassetti.#SpazioAutrice
Buonasera a tutti (o forse dovrei dire buonanotte (?) ...?), finalmente sono riuscita a pubblicare questo nuovo capitolo. Ammetto di aver ritardato parecchio nella stesura, ma davvero credo sia stato un parto. Ho avuto un periodo un po' particolare, non sono stata in forze e tanto altro...
Spero comunque che sia di vostro gradimento e che questa storia maturi sempre di più con il tempo. Vi ringrazio per le visualizzazioni, i voti e vorrei sapere davvero cosa ne pensate!
Baci,
vivodiBruno❤️P.s. : nella gif c'è Jeff, raffigurato nel primo incontro vicino l'aeroporto.
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Ma so proteggerti
Fanfiction«Ciò che ora divide ci riunirà in futuro. Non ho ali, ma so proteggerti» Dicono che non si può rinascere. Eppure ho sempre pensato che fosse facile dirlo per chi non ha incontrato la sua pelle. Ritrovarsi in un suo abbraccio e stringersi così forte...