Capitolo 2

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Passai ore chiusa in camera a piangermi addosso e a ripercorrere tutti gli ultimi avvertimenti. Mi sentii così ferita, ma vuota allo stesso tempo. Il solo pensiero di poter perdere Davide mi spaventava terribilmente. Non riuscivo a pensare ad altro. Le lacrime non smettevano di solcare il mio viso e di cadere velocemente sulla fodera del cuscino. La canzone che stavo ascoltando con le cuffie era appena finita e all'improvviso era partita in riproduzione Dare to believe dei miei adorati Boyce Avenue. Da lì il mio cervello si offuscò immediatamente, essendo una delle canzoni a cui ero particolarmente legata. Guardai l'orario sul display. 23:45. Non avevo cenato, non avevo fame in realtà poiché mi sentivo così terribilmente in colpa per non avergli detto subito del viaggio, della mia partenza. Lessi sullo schermo molte chiamate da parte di Gaia, ma le ignorai totalmente. Aveva intuito sicuramente l'andamento dei fatti. Chiusi gli occhi e immaginai le forti braccia di Davide avvolgere il mio corpo. Solo lì io mi sentivo piena, felice e sicura da poter fregarmene di tutto il resto. Mi mancava veramente troppo. Mi addormentai ormai esausta e con un profondo senso di vuoto dentro me stessa. Quanto vorrei che tu fossi qui accanto a me.
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Mi svegliai all'improvviso nel bel mezzo della notte. Avevo un terribile mal di testa, dovuto sicuramente ai pianti precedenti. Cercai di focalizzare l'orario dell'orologio sul comodino e le lancette segnavano le 4:17. Ringraziai Dio di aver a disposizione ancora 3 ore di sonno prima di dover affrontare l'inferno. Sospirai pesantemente al sol pensiero di poter incontrare Davide. È bastato un pomeriggio per mandare all'aria tutto. Si sa...non si può cambiare quel che è passato, ma si può rimediare. Mi addormentai di nuovo, nonostante la gran confusione nella mia testa.
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Arrivai a scuola in lieve ritardo, prendendo un piccolo richiamo da parte del mio insegnante di fisica. Mi rifiutai categoricamente di aprire bocca per motivare il mio ritardo e cercai di seguire attentamente la lezione. Gaia mi fissava semplicemente e non aprì bocca fino alla ricreazione. Non appena passarono le tre ore, al suono della campanella, mi alzai e andai verso la macchinetta per prendere la merenda. In corridoio, come sempre, c'era una gran confusione. Cercai di passare tra le persone, ma per sbaglio urtai a qualcuno.
I nostri sguardi si incrociarono per un secondo e il mio cuore smise di battere.
«...Davide» sussurrai.
I suoi occhi si spostarono altrove, evitandomi completamente e proseguendo verso la sua classe. Sentii una forte fitta nel profondo del mio cuore, simile ad una pugnalata al petto.
Mi voltai e notai Gaia dietro di me che aveva assistito alla scena. Corsi dall'altra parte del corridoio ed entrai in uno dei bagni. Cercai di chiudermi a chiave, ma il suo piede bloccò la porta. Entrò e la chiuse dietro di se.
Aprii la piccola finestra per prendere una boccata d'aria. Il silenzio dominava in quella stanza, nessuno voleva aprire bocca. Sospirai pesantemente e mi sentii in quel momento così delusa di me stessa.
«Vedrai che si sistemerà tutto, devi stare tranquilla...devi s-»
«Devo cosa?! Hai visto come mi ha trattata? Mi ha ignorata completamente.» la interruppi bruscamente.
Sospirai nuovamente e le lacrime presero a scendere. Ad un tratto mi abbracciò forte. Sprofondai nelle sue braccia e mi sfogai completamente. Ricevetti in cambio il suo conforto con delle semplici carezze sulla testa.
«Tu non pensi a te stessa, tu pensi a chi ami. Sei sempre gentile. Ma ora... devi solo capirlo. Ti ama con tutto il cuore e si vede che ci tiene. È leggermente scosso.  Non gli hai mai detto nulla fino ad adesso, hai sbagliato. Puoi rimediare, devi parlargli , spiegare tutto in dettaglio... So che è difficile, ma andrà tutto bene».
L'abbracciai stretta e sussurrai un flebile grazie.
Tornammo in classe, giunte ormai al termine dell'intervallo. Passammo le ultime due ore a cercare di seguire la spiegazione di Letteratura italiana. Ogni tanto ci scambiavamo qualche parola, lei cercava in tutti i modi di farmi ridere.
«Dello Iacono, la smettiamo di parlare con la compagna?!» disse l'insegnante con tono severo.
«Mi scusi prof.» imbarazzata abbassai lo sguardo sul quaderno in cui un momento prima cercavo di prendere appunti.
Finalmente la campanella suonò e ringraziai il Signore di questo. Era stata una giornata abbastanza pesante. Una volta fuori l'uscita, ci dirigemmo verso la stazione degli autobus per prendere il nostro. Dopo 15 minuti di viaggio, arrivai sfinita a casa. Mangiai velocemente il pranzo preparato da mio padre ed evitai qualsiasi tipo di discorso con i miei genitori. Risposi semplicemente a monosillabi e, dopo aver consumato il pasto, mi diressi in camera mia chiudendo la porta a chiave. Lo stereo riproduceva uno dei CD del mio cantante preferito, Tiziano Ferro. I miei pensieri erano cullati dalla musica così leggera, rassicurante e mi abbandonai sul letto. Anche questa volta le lacrime non mancarono.

#Spazio Autrice
Eccomi con il secondo capitolo di questa storia. Ho notato le 17 visualizzazioni e quindi spero che il primo capitolo sia stato di vostro gradimento. Sarei felicissima di leggere anche alcuni commenti e di vedere qualche bella stellina. Mi scuso in anticipo per eventuali errori e che dire... Buona lettura!
Baci,
vivodibruno ❤️

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