Capitolo 8

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Pettinai i miei lunghi capelli lisci con la spazzola nera, nonostante fossero ancora un po' bagnati e scelsi tra tutti rossetti MAC, che erano nella pochette, Velvet Teddy. Non amavo truccarmi, ma mi bastava un semplice rossetto per essere la bimba più felice al mondo, soprattutto se si trattava di tonalità nudes. Misi un accenno di mascara, quasi superfluo per le mie lunghissime ciglia, e mi guardai allo specchio per aggiustare il contorno delle labbra con la matita.

Lasciai le varie pochettes lì, sistemandole vicino i miei asciugamani, ed uscii dal bagno.

Mi diressi al piano inferiore, cercando di trovare la cucina, accompagnata dal mio pessimo senso dell'orientamento. Da lontano sentii due voci, presumibilmente maschili, provenire dalla stanza che io ipoteticamente avevo classificato come cucina, dopo aver notato poco prima il grande salotto.

«Non puoi immaginare cosa sia successo oggi. Avresti dovuto vedere la faccia del professor Vlak quando abbiamo consegnato in bianco l'intero test di matematica» sentii due risate riempire tutto l' ambiente.

Mi accorsi di aver lasciato il mio iPhone in camera, così decisi di tornare a prenderlo. Salii le scale velocemente, mi fiondai in camera e, non appena preso ciò, uscii di getto dalla stanza. Decisi di fare una chiamata alla mia famiglia per avvisarli del mio arrivo. Così chiusi la porta e mi girai di scatto, andando a sbattere contro qualcuno. Per quanto io possa evitare di mostrarmi imbranata, in quel momento stetti per cadere a terra.

Chiusi gli occhi e li riaprii successivamente, solo quando notai la stretta di due grandi braccia attorno al mio busto che mi stavano sorreggendo, impedendomi di cadere. Davanti a me si presentò la figura di un ragazzo davvero alto, rispetto a me ovviamente, e muscoloso, da come poterono notare le mie mani serrate agli estremi delle sue larghe spalle e degli imponenti bicipiti.

«Hey, tutto bene?» disse squadrandomi attentamente con sguardo misterioso.

«S-si, scusami. Ero semplicemente distratta e non ti ho visto»

«Non preoccuparti...Comunque piacere di conoscerti, sono Derek Henneken , uno dei migliori amici di Jeff» disse incastrando il suo sguardo con il mio. Il colore ghiaccio dei suoi occhi riuscì a perforarmi l'anima, facendomi entrare in uno stato di trans. In quel momento pensai di non aver mai visto degli occhi così magnetici e pungenti e dannatamente meravigliosi.

Presa dall'imbarazzo, cercai di ricompormi e allungai la mano, stringendo la sua.

«Piacere mio, sono Federica Dello Iacono. La ragazza de-»

«Dello scambio interculturale. Lo avevo immaginato, soprattutto perché hai un volto nuovo...e anche per l'accento. È davvero adorabile» disse interrompendomi, sfoggiando una bellissima dentatura.

«Oh ehm, grazie» incantata ricambiai il sorriso.

«Oh perdonami. Non era mia intenzione metterti in imbarazzo» disse facendomi un occhiolino e  indicando le sue guance, contornate dalla barba corta e molto curata, per farmi notare l'evidente rossore sulle mie gote.

Per la milionesima volta sarei potuta sprofondare per tutti i figurini che stavo collezionando in una sola mezza giornata. Abbassai lo sguardo imbarazzata, concentrandomi sulla bellezza delle mie converse.
Ad un tratto con due dita prese ed alzò il mio mento, impedendomi così di rimanere rilassata.

«Ti stavo cercando, Jeff mi ha chiesto di chiamarti. Sai è impegnato a rifinire il pranzo» si lasciò scappare una fragorosa risata.

«Oh si, allora scendiamo. I miei genitori possono aspettare, li chiamerò dopo » dissi ricambiando la risata leggermente in imbarazzo.

Scendemmo le scale velocemente e Derek mi fece strada, prendendo la mia mano e trascinandomi in cucina.  Arrossii nuovamente a quel contatto, avrei giurato di essere diventata un peperone.  Una volta entrati in cucina, spazio collegato interamente con la sala da pranzo, scorsi la figura di Jeff, impegnata ad aggiustare i vari particolari della tavola. Per ogni posto vi era un piatto con della pasta, nello specifico dei spaghetti al pomodoro; di fianco dei tovaglioli di carta colorati su cui erano adagiate le posate estremamente in argento. Al centro a coronare il tutto un vaso di cristallo contenente dei tulipani di straordinari colori.
Mi avvicinai al tavolo e mi chinai a sentire il profumo di quei fiori, così intenso e allo stesso delicato al mio olfatto. Oltre alle rose, ai girasoli e all' ibiscus, amavo alla follia i tulipani olandesi, capaci di trasmettere serenità solo ad osservarli. Perché si sa, cosa ci può essere di più bello, se non attraversare e osservare un campo colmo di fiori nell'estrema tranquillità.

«Jeff, sono davvero splendidi questi tulipani. Come lo è anche la tavola. Muoio dalla fame» dissi apertamente, mettendo una mano a livello del mio stomaco.

«Spero ti piaccia la pasta che ho preparato. Sai mia nonna era italiana quindi mi ha insegnato qualche trucchetto della cucina italiana» disse Jeff, indicando anche il suo amico.

«Le nostre nonne sono migliori amiche fin dall'infanzia. Sono entrambe italiane, quindi puoi immaginare quanto possano essere apprensive per il cibo» fu Derek a prendere parola.

«Davvero? Questa è una cosa bellissima! Mh... Non si direbbe all'ingrasso, siete messi molto bene» dissi io constatando la loro costituzione. Erano due ragazzi alti, magri, ma anche estremamente muscolosi, da come potei notare dalle loro magliette attillate.
Iacoo a cosa pensi?
No, non ora!
Ma hey, cosa passa per la tua mente malata? Ti sembra questo il modo di parlare? Un po' di contegno 😏.
Taci.
«Anni e anni di allenamento e palestra. Altrimenti!» disse Jeff, vantandosi con una smorfia giocosa dipinta sul volto.

«È un pallone gonfiato, ignoralo» il mio sguardo si voltò verso Derek che, non appena pronunciato quelle parole, stava aspettando una reazione dell'amico. Si stava letteralmente contenendo per evitare di non ridere.
«Pff, ma sentilo. Mr DereksonofigosoloioHenneken» rispose beffardo Jeff.

«Visto, che ti avevo detto?» Derek si rivolse a me, facendomi un occhiolino.

«Hai ragione, si sì » sorrisi leggermente, divertita dalla scena.

«Che fai lo appoggi pure? Iaco ti credevo diversa. Ti dispiace il soprannome Iaco?»

«Oh no, in Italia i miei pochi amici mi chiamavano tutti così, figurati! E comunque credo sia meglio mangiare»
«Giusta osservazione. Amico, la ragazza ha superato il test di ammissione» esultò un Derek particolarmente elettrizzato.

Ed adorabile, aggiungerei.

Ancora tu? Ma non dormi mai?

Vorrei ricordarti che tra i drammi più brutti c'è anche la tua piccola, ma presentissima coscienza.

Anche troppo presente oserei dire.

Sempre e comunque, darling.

«Ti odio» sussurrai, non rendendomi conto di averlo fatto.

«Si, puoi dirlo forte. Sei davvero molto dolce Fede. Ma per niente simpatica. Ehm, hai detto qualcosa?»

«No no, tranquillo. Buon appetito Derek - mi voltai verso Jeff- anche a te mister simpatia» sorrisi soddisfatta.
Ricevetti una linguaccia in segno di risposta da parte del simpaticone.
Iniziammo a mangiare tranquillamente la nostra pasta che, fortunatamente e stranamente, era davvero buona. Non appena finimmo di mangiare, mi proposi per lavare i piatti e non accettai un no come risposta.

#Spazio Autrice
Ragazzi, non so se avete letto il messaggio postato qualche giorno fa. Vorrei scusarmi di nuovo per l'enorme ritardo, ma purtroppo non ho passato un buon periodo e non avevo molta ispirazione. Spero possiate capirmi...
Detto questo, vi lascio il capitolo e sarei contenta di ricevere qualche commento - positivo o negativo che sia, anche in chat privata - per sapere cosa pensate della storia. Mi aspetto qualche stellina.
Baci,
vivodiBruno ❤️

P.s. Il ragazzo della foto ad inizio capitolo è Derek.

Ma so proteggertiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora